E'
noto che l'obesità porta a diversi problemi di
salute, dal diabete alle malattie
cardiache, al cancro. Anche per questo nel 2013 l'American Medical Association l’ha classificata
come una vera e propria malattia.
Per la maggior parte dei medici le persone obese sane, cioè con normali livelli di zucchero nel sangue e di pressione sanguigna, sono in una fase transitoria che
molto probabilmente li porterà ad ammalarsi, mostrando delle sindrome
metaboliche in cui i livelli di glucosio, colesterolo e lipidi saliranno in modo pericoloso.
Per
capire quando si verifica il passaggio da un'obesità tollerata dall’organismo a quella critica, alcuni
ricercatori all’Università di Vienna, facoltà di Medicina,
hanno osservato come si comporta una proteina chiamata
Heme-Ossigenasi-1 (HO-1), inizialmente
pensata per bloccare i processi infiammatori che portano
dall’obesità alle malattie metaboliche.
Quando le isole
pancreatiche, piccole masse di
cellule del pancreas che
producono l'insulina, sono esposti ad elevati livelli di sostanze nutritive, come succede a chi mangia tanto e male, esse si
infiammano e possono funzionare male o in parte morire, facendo diminuire la secrezione di insulina e causando il diabete di tipo 2.
I
ricercatori hanno esaminato
sangue, grasso e tessuto
epatico da un gruppo di 44
persone obese apparentemente sane: di queste, 27 hanno mostrato i primi segni di resistenza all'insulina, un comportamento precursore
del diabete. Analizzando il loro livello della proteina HO-1 si è visto che era il doppio di quello
dei restanti: dunque, sembrava corretta l’ipotesi che l’alta quantità di
HO-1 stava causando quella resistenza. Gli esami sono stati estesi anche sui topi, prima rimuovendo l’HO-1 e
verificando la corretta sensibilità all’insulina, poi aggiungendone più del
normale: questo faceva crescere la resistenza all’insulina degli animali. Tutti
gli esperimenti fatti hanno confermato che la proteina HO-1
è un marcatore molto precoce delle malattie metaboliche causate dall’obesità.
Per
avere un quadro ancora più completo, gli scienziati austriaci hanno rilevato
differenze significative di tale proteina già tra le persone non obese e quelle
obese sane, a sostegno della teoria secondo cui queste ultime si trovano in una
situazione minimamente compromessa. Conoscere ciò che provoca la sindrome
metabolica può rendere più facile
la diagnosi ed il trattamento della stessa. Resta valido il concetto che alimentazione corretta e sano stile di vita sono
la migliore prevenzione; però, se queste semplici regole continueranno a non essere
rispettate, vi sarà uno strumento scientifico in più per fermare in tempo le
complicazioni cliniche dell’obesità.
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