Powered By Blogger

venerdì 3 agosto 2018

Il fattore oscuro della cattiveria



Nella letteratura socio-psicologica esistono moltissimi test sui vari aspetti della personalità umana. Uno dei più famosi è quello che misura l’intelligenza, o meglio il quoziente intellettivo (QI). In un intervallo umano medio tra 85 e 115, Stephen Hawking, ad esempio, ce l’aveva pari a 160. Ed altri scienziati sono arrivati ancora più in alto. Sarebbe interessante calcolare un punteggio sulla cattiveria degli uomini, vero? Starete pensando che persone di vostra conoscenza avrebbero un valore molto alto, ne sono sicuro. Anche senza dare numeri, alcuni studiosi sono riusciti a definire un “fattore D” al riguardo.

Più di 1 secolo fa, Charles Spearman, psicologo e statistico britannico, scoprì che esiste un fattore generale di intelligenza, il fattore g: le persone che ottengono un punteggio elevato in un test di intelligenza tendono ad ottenere punteggi elevati anche su altri test simili. Egli definì inoltre il principio della "indifferenza dell'indicatore": a prescindere dal test, se esso è cognitivamente complesso e si basa su un numero sufficiente di elementi, la misura sarà sempre affidabile. Ora, una ricerca condotta da un gruppo di scienziati tedeschi e danesi suggerisce che considerazioni simili possono applicarsi anche alla malvagità umana. A tal proposito il team ha individuato un fattore D (Dark, oscuro) che fa una sorta di scala del livello della cattiveria umana.

Anche se gli psicologi hanno studiato vari tratti oscuri nell’uomo, nel tempo è diventato sempre più evidente che essi sono legati l'uno con l'altro. Ci si è posti quindi la domanda: esiste una linea sottile che unisce queste peculiarità negative? I professori Moshagen, Hilbig e Zettler, ricercatori rispettivamente alle università di Ulm, Landau e Copenaghen, hanno proposto l’esistenza del fattore D, ossia la tendenza fondamentale a massimizzare la propria utilità a spese degli altri, accompagnata da credenze che servono come giustificazioni per i comportamenti malvagi. Nella loro definizione, l'utilità si riferisce al raggiungimento degli obiettivi. Coloro che si trovano in  alto in tale scala cercano la massimizzazione dell'utilità nonostante sia in contrasto con gli interessi degli altri, oppure lo fanno per produrre risultati negativi sugli altri.

I ricercatori riconoscono che il fattore D può manifestarsi in un gran numero di atteggiamenti e comportamenti eticamente, moralmente e socialmente discutibili. Tuttavia, propongono che ogni singolo tratto oscuro si riduca ad almeno una delle caratteristiche che definiscono D, che hanno individuato in nove singole “capacità”: egoismo, machiavellismo (nel senso di manipolazione), disimpegno morale, narcisismo (inteso come rafforzamento dell’io), diritto psicologico (millantare un diritto senza alcun riscontro reale), insensibilità, sadismo, interesse personale, malignità (o perfidia).

Per calcolare un ragionevole fattore D, hanno assegnato a diversi partecipanti nove diversi test che misuravano un particolare tratto oscuro, come ben definito e caratterizzato nella letteratura psicologica. Gli scienziati hanno così scoperto che tutti i tratti oscuri sono positivamente correlati l'uno all'altro, sebbene alcuni siano più fortemente correlati rispetto ad altri. Le correlazioni più forti sono state trovate tra: egoismo, manipolazione, disimpegno morale, insensibilità, sadismo e perfidia. In secondo luogo, le risposte dei test si sono avvicinate molto al modello teorico che si erano creati, basato sulla massimizzazione dell'utilità (persone in grado di dire qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che vogliono), sull’infliggere un danno agli altri (coloro che vogliono punire qualcuno, anche rischiando di farsi male in prima persona), sulla giustificazione di credenze sbagliate (chi crede di essere più meritevole di altri e si comporta di conseguenza perché ciò accada).

Ma non basta. Gli esaminati che avevano ottenuto punteggi elevati sul fattore D erano quelli più propensi a tenere del danaro per se stessi quando gli veniva data l'opportunità, oppure mostravano facilmente comportamenti non etici, tipo imbrogliare il prossimo per aumentare il proprio guadagno. Ed infine, i più cattivi sono stati associati con tratti poco edificanti, quali egocentrismo, dominio, impulsività, potere, aggressività, e molto meno con comportamenti auspicabili, tipo buona identità morale, prospettive future, equità umana, modestia. Ma questo era risultato già riconosciuto dal senso comune.

Insomma, un bel ritrattino di quella fetta di umanità con cui a volte ci troviamo fianco o fianco o, nel peggiore dei casi, ne siamo avviluppati e succubi. E voi, qual è il vostro fattore D? Se vi affacciate su questo link, ad oggi avrete solo qualche dettaglio in più. Il test non è ancora disponibile. Peccato. O meglio così ?


(fonte https://blogs.scientificamerican.com/beautiful-minds/the-dark-core-of-personality/; si ringrazia il sito http://mentalfloss.com per la gentile concessione della foto)


PS Buone vacanze, a risentirci a settembre!