Anno 2065,
pianeta Terra. Manca praticamente un mese a Natale. Per quanto la
festa abbia
perso il suo significato religioso, in molte case degli umani ci si
appresta a vivere qualche giorno di spensieratezza. Qualcuno ha
deciso di accendere l’albero di Natale. Sì, solo accendere, perché
è davvero da tantissimo che l’albero non si monta più. Chi la
fortuna di averne uno, in casa, nel giardino (o nella residenza
virtuale del suo avatar), deve solo attendere data e ora ai quali
l’albero è stato programmato e, come d’incanto, le migliaia di
led incastonati nelle foglie, aghiformi o cuoriformi che siano, si
illumineranno alimentati semplicemente attraverso le fibre sensoriali
della pianta.
Tranquilli,
non è un film di fantascienza né un cinepanettone del futuro. Ho
solo voluto proiettare di 50 anni i risultati di una recente ricerca
dell’Università di Linköping
in Svezia, dove per la prima volta hanno creato circuiti elettronici
all'interno di alcune piante vive. Il team, condotto dal professor
Berggren
Magnus,
ha utilizzato il sistema vascolare delle rose per costruire
componenti base dei circuiti elettronici. Si apre così la
possibilità di sviluppare nuove applicazioni per l'elettronica
organica e nuovi strumenti nel campo della botanica.
Piante e
circuiti hanno in comune il trasporto di informazione attraverso
segnali, anche se di natura non proprio simile, chimici ed
elettrochimici le prime, elettronici i secondi. Inoltre i due sistemi
lavorano a velocità molto diverse tra loro. Creare piante con
funzionalità elettronica permetterebbe di combinare segnali
elettrici con certi processi chimici tipici del regno vegetale,
aprendo
la strada a
sensori
ed
attuatori per
modulare
le funzioni
interne delle piante. In passato erano già stati fatti esperimenti
per misurare il dosaggio di varie molecole in piante vive. Il salto
di qualità attuale consiste nel poter influenzare la concentrazione
delle differenti sostanze nella pianta che regolano la crescita e lo
sviluppo.
Grazie ai
fondi provenienti dalla Knut
and Alice Wallenberg Foundation
nel 2012, il professor Berggren ha riavviato il progetto di
bioelettronica, iniziato timidamente una ventina d’anni fa. Sono
stati effettuati molti tentativi per introdurre dei polimeri
conduttori attraverso il gambo della rosa. Uno solo ha avuto
successo, permettendo sia il trasporto della corrente elettrica come
filo conduttore che il trasporto di acqua e sostanze nutritive. Tali
fili hanno raggiunto la lunghezza di 10 cm e, combinati con
l'elettrolita naturale contenuto all’interno della pianta, hanno
permesso di realizzare la funzione di un transistor, il componente
base di tutti i circuiti elettronici, arrivando infine ad una porta
logica digitale, un mattoncino degli 0/1 contenuti in tutti i
dispositivi informatici.
Questi
risultati sono i primi passi per unire settori così agli antipodi
come l’elettronica e
la botanica. L'obiettivo è di sviluppare applicazioni per l'energia,
la sostenibilità ambientale, più una nuova ambiziosa modalità di
interazione con le piante. Il professor Berggren
prevede la possibilità di un campo di ricerca davvero innovativo:
"Si può davvero parlare di ibridazione tra biologia ed
elettronica, introducendo sensori nelle piante e utilizzando
l'energia prodotta a livello di fotosintesi clorofilliana, producendo
antenne verdi e nuovi materiali.” Si tratta quindi di sistemi molto
avanzati, con l’intervento dell’uomo su una base genetica con
molti millenni di sviluppo alle spalle.
A
tal proposito, chissà cosa pensa madre natura di queste nostre
intrusioni. Forse dovremmo porre molta, molta attenzione. Anche
perché, in caso di rigetto, i primi a subire danni saremmo noi. Noi
uomini, figli di questa grande madre.
(fonte
http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-11/lu-epd111315.php
; si ringrazia il sito http://cmp.mines-stetienne.fr/
per la gentile
concessione della foto)