Nella vita abbiamo familiari ed amici effettivi, reali, con cui ci vediamo, ci vogliamo bene (quasi sempre), con i quali abbiamo contatti a pelle, ascoltiamo la loro voce e parliamo loro direttamente, ci guardiamo negli occhi. Poi ci sono quelli lontani, ma non perché noi ce ne siamo andati o l’hanno fatto loro, semplicemente perché appartengono a mondi diversi dal nostro. Ad alcuni forse capita di vederli, farsi fare un autografo, meglio, scattare un selfie insieme, ma non si può dire che il contatto sia comparabile ai primi. Eppure gli vogliamo bene lo stesso. Sto parlando di certi artisti che, a loro modo, lasciano un segno nella nostra vita oppure in quella di tanti altri. Uno di questi per me è Giorgio Faletti (parlerò al presente, lasciatemelo fare).
Lo seguo dai
tempi del DriveIn, fin là lo si poteva considerare un comico come altri di
quella combriccola di svitati, anzi forse in quel contesto alcuni l’avranno
giudicata persona di basso livello. Diversi di quei personaggi si sono sparsi in
attività magari non degne di nota: Giorgio no, ha mostrato in tutti questi anni
la sua poliedricità ad angolo giro, in molti settori. Ha scritto canzoni per
nomi altisonanti (Mina, per fare un esempio), ne ha cantate alcune anche
premiate dalla critica: ma i detrattori, si sa, quando prendono di mira non
lasciano scampo, così hanno avuto da ridire pure in quelle occasioni. Per non
parlare del cinema, con cui si è fatto conoscere dal grande pubblico negli anni
‘80, dopo aver iniziato da cabarettista al Derby a Milano, qualche tempo prima. Poi, dopo un
periodo di silenzio, rieccolo agli onori delle cronache nel 2002 con il suo primo
libro. Faletti scrittore ? chi l’avrebbe mai detto che Vito Catozzo, Carlino,
Suor Daliso, accomunati dallo stesso cuore e la stessa mente, sarebbero passati
dalla comicità (presunta) stupida a scrivere un romanzo? Di più, a vendere
milioni di copie in tutto il mondo ?
Non aggiungo
nient’altro, i suoi successi editoriali sono alle luce del sole. Io ho letto
tutti i libri (mi direte: solo sei, facile) e li ho apprezzati e goduti tutti,
dalla prima all’ultima pagina; per me sono uno più bello dell’altro, mi sono
lasciato avvincere ogni volta immedesimandomi nei suoi personaggi, fatti di
umanità reale e di fantasia congegnata a puntino, creati da un uomo a volte
schivo ma sicuramente plasmato intorno ad un’anima nobile. Leggere i suoi
scritti, lasciarsi emozionare da quelle pagine e pensare spesso “chissà quando
esce il suo prossimo libro” mentre ne finisco uno, lo fa entrare nella schiera
di quegli amici lontani di cui dicevo all’inizio. Ai quali si vuole bene, un
bene poco tangibile e naturalmente non corrisposto, un bene che è tanta stima,
stima per chi si rimette in gioco e raggiunge risultati ancora migliori delle
sfide già vinte in cui si è cimentato. Perché a volte l’amicizia può venire anche
dalla condivisione di certe vibrazioni, che lui prova quando scrive ed io sento
quando leggo.
Ma il
presente oggi è improvvisamente divenuto passato. Ciao Giorgio.
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