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lunedì 6 novembre 2017

La crisi delle acque irrigue


La notizia è davvero preoccupante: stiamo diventando un paese con poca, pochissima acqua. Il clima "impazzito" va assetando le terre d'Italia. E' questo il risultato che emerge da un'analisi condotta dall'ANBI, Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, nel mese di Settembre, considerando tutti gli invasi che tale associazione gestisce. Un dato su tutti: nel 2010 erano presenti in totale 2317 milioni di metri cubi d'acqua, mentre l'ultima rilevazione di quest'anno parla di soli 1066 milioni, ossia il 54% in meno.

I conteggi sono stati fatti a Settembre, ma stante la continua mancanza di piogge significative, la situazione può essere anche peggiorata. Molto negative le cifre degli invasi al nord, che sono già intrinsecamente più basse di quelle al centro-sud: per i soli bacini artificiali lo stato attuale è di 2,5 milioni di metri cubi contro gli 11 di 7 anni fa. Situazione analoga per tutti i principali laghi: il Garda si trova al 27% della sua capienza, ed è quello messo meglio, mentre il lago di Como è addirittura all'11%. Al Sud, si registrano invece difficoltà importanti per le produzioni agricole tardive, bisognose di irrigazione, soprattutto in Calabria e in Sardegna. L'ANBI spinge per una rapida apertura dei lavori sul Piano Irriguo Nazionale, ma anche per attivare investimenti quali il Piano Nazionale degli Invasi e per incrementare il contributo delle acque reflue a fini agricoli.

Eppure il belpaese non dovrebbe avere di questi problemi, visto che potenzialmente la nostra ricchezza idrica, basandosi sul volume medio delle piogge, risulta superiore alla media europea. Cosa accade però? Da un lato la conformazione morfologica ed idrogeologica dello Stivale che, presentando una natura molto irregolare dei deflussi, non permette la piena raccolta; dall'altra le note carenze del sistema infrastrutturale esistente, sia a livello di costruzioni originarie che, soprattutto, di manutenzione. Tali due fattori determinano una sensibile discrepanza tra la capacità teorica e quella pratica di approvvigionamento idrico. E se la situazione è allarmante per le acque irrigue, nemmeno sull'acqua potabile possiamo stare tranquilli. Secondo  Legambiente  andrebbero ristrutturati circa 50.000 chilometri di rete idrica, ormai fatiscenti e inefficienti, ma molto possiamo fare anche noi, evitando sprechi e adottando comportamenti virtuosi.

Dunque, terreni e campagne sempre più soggetti a siccità e scarsità di risorse per l'irrigazione. Per fortuna c'è qualche caso in cui politiche attente e gestioni oculate hanno comportato risultati dignitosi. Un esempio è quello dell'Emilia Romagna, presentata come eccellenza al progetto europeo W.I.R.E. (Water & Irrigated agriculture Resilient Europee): è stato infatti sviluppato Acqua Campus, centro progettuale per le tecnologie innovative nella distribuzione delle acque agricole che, con il suo software Irriframe, arriva a calcolare il bilancio idrico distrettuale, con previsioni fino a 15 giorni. Un altra pratica virtuosa viene dal meridione, la Puglia per la precisione, dove il Consorzio di bonifica di Capitanata è stato premiato per la gestione dell'invaso di Marana Capacciotti, in occasione dell'8a edizione de “La Fabbrica nel Paesaggio“ a Foligno, grazie ai caratteri di sostenibilità e durabilità creati dalla diga, e alla conseguente valorizzazione paesaggistica. 

L'ANBI si prefigge lo scopo di coordinare i vari consorzi di bonifica, tramite i quali interventi pubblici e privati provvedono alla difesa del suolo, alla regolazione delle acque e alla salvaguardia ambientale. Molteplici gli accordi tra ANBI e Dipartimento della Protezione Civile, Unione Province d'Italia, WWF e LIPU. E' comunque inevitabile sottolineare che senza concrete politiche  mondiali, a medio e lungo termine, sforzi degni di nota come questi potrebbero non essere sufficienti a contrastare gli effetti deleteri della estrema variabilità climatica nell'era dell'antropocene. Oggi ha inizio la Climate Change Conference a Bonn. Incrociamo le dita.


(fonte http://www.ambientidiacqua.it/public/anbinforma/ANBI20171027_anno-xix-n-40.html; si ringrazia il sito http://wtnh.com per la gentile concessione della foto)



2 commenti:

  1. I problemi infrastrutturali sono consistenti, ma affrontare la situazione solo sul piano degli investimenti e delle tecnologie non risolverebbe. Abbiamo una serie di problemi strettamente correlati che comprendono il cambiamento del clima a livello globale, ma anche il deficit cronico del bilancio idrico a livello locale (consumi superiori alle entrate), la declinante salute delle foreste, la pessima situazione dei suoli agricoli la cui capacità di campo è spesso residuale.

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  2. Ti ringrazio per il tuo commento. Hai pienamente ragione, non si tratta solo di investire in tecnologie ma, come ho specificato a fine pezzo, di favorire politiche globali e locali, da parte di tutti gli attori coinvolti, comprese associazioni di settore e singoli cittadini (tipo evitare gli sprechi e non deturpare l'ambiente, incrementando la sensibilità e il rispetto).

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