All’inizio
del secolo scorso l’ingegnere svizzero Jean-Léon Reutter progettò un orologio
meccanico, denominato Atmos, che non aveva bisogno di ricarica per diversi
anni, basato su una camera sigillata contenente gas di mercurio, le cui
contrazioni ed espansioni faceva ruotare la molla a spirale per caricare
autonomamente l’orologio. E quando un’idea non trova il successo commerciale
nella sua epoca, i corsi e i ricorsi storici possono ritirarla fuori. Infatti,
con lo stesso principio, molto di recente all’università di Washington hanno
progettato una fonte di energia, utile per i posti dove l’energia elettrica non
c’è.
Il sistema funziona così: un soffietto
metallico delle dimensioni circa di un melone è riempito
con un gas sensibile alla
temperatura. Quando il gas
si riscalda e si raffredda in risposta alla temperatura dell'aria esterna,
si espande e si contrae, portando il soffietto a fare
lo stesso. Delle lamelle coprono il soffietto per tutta il suo diametro e spostandosi
convertono questa energia cinetica in energia elettrica:
pertanto si possono alimentare i sensori
posizionati sul sistema stesso, così che i dati raccolti vengano inviati in modalità wireless ad un ricevitore. La
sensibilità è tale che una variazione di
temperatura di soli 0,25 °C
genera energia sufficiente sia
per autoalimentarsi che per trasmettere
i dati. In altre parole, un micro-generatore di energia, totalmente rinnovabile, che utilizza come sorgente le fluttuazioni naturali di temperatura e pressione di qualsiasi ambiente in cui si trova.
Esistono
già alcune tecnologie prive di batterie ed alimentate dalle
onde a radio frequenza del sole,
ma i ricercatori dicono che quest’ultima invenzione
sarebbe utilizzabile in luoghi dove il sole e le onde
radio non arrivano, come ad esempio pareti interne di edifici, strutture di ponti,
oppure sotto terra dove però
siano garantite piccole variazioni di
temperatura. Ad esempio, il dispositivo potrebbe essere collocato
in una soffitta o
all'interno di una parete per
controllare eventuali perdite d'acqua; oppure rilevare
all'interno di un ponte eventuali crepe che si formano nel
tempo o carenze strutturali. Queste
tecniche di misurazione sono già esistenti, ma hanno bisogno di un
alimentazione esterna: il nuovo dispositivo americano invece è indipendente da
questo punto di vista e può essere piazzato anche in posti remoti.
In
un ottica open source, all’università
di Washington hanno pensato di fornire il prodotto in kit, con delle parti
stampate in 3D ed altri componenti di commercio, cioè non progettati apposta
per il loro micro-generatore; in più il software può essere scaricato dal loro
sito e modificato a piacere, affinchè ognuno possa realizzarsi il sistema che
serve, magari migliorando l’idea di base. Il team però continua con lo
sviluppo, sia per aumentarne la miniaturizzazione che per provare gas attivati
da intervalli di temperatura differenti,
al fine di farlo funzionare nei climi più disparati.
(fonte http://www.eurekalert.org/pub_releases/2014-09/uow-ctp090314.php
, la foto è gentilmente concessa dall’Università di Washington)
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