Un recente studio americano sui veicoli elettrici con celle a combustibile (FCEV, Fuel Cell Electric Vehicle) dimostra come si può favorire la crescita dell'energia pulita negli USA. Si tratta semplicemente di generare in autonomia l’idrogeno che serve per questi veicoli, superando l’irrisolta questione della sua distribuzione capillare.
L'utilizzo di fuel cell ad idrogeno nelle automobili o in altri veicoli per trasporto persone ha una efficienza energetica di gran lunga superiore rispetto ai motori a combustione interna, che fanno muovere la quasi totalità dei mezzi in circolazione. Per non parlare del loro impatto ambientale veramente minimo, dato che producono solo vapore acqueo, nessun gas di scarico nocivo. Ma il vero problema è come e dove produrre questo nuovo carburante, l’idrogeno. Le infrastrutture per portarlo alla stazione di rifornimento sono veramente complesse, viste soprattutto le grandi pressioni in gioco (circa 700 atmosfere): quindi la vera innovazione per questa tecnologia dovrebbe consistere nel realizzare impianti di distribuzione dell’idrogeno efficaci e a basso costo, al fine di diffonderla su larga scala.
Gli ingegneri del dipartimento di energia dell’Idaho National Laboratory (INL), in team con il National Renewable Energy Laboratory (NREL), hanno messo a punto un nuovo modo per realizzare, senza investimenti spropositati, delle stazioni di rifornimento per FCEV a Honolulu, nelle Hawaii, estendibile facilmente a tutta la nazione. L’idea è quella di posizionare su un’ampia superficie, tipo copertura per parcheggi, tanti pannelli fotovoltaici i quali, secondo l’analisi di fattibilità tecnica ed economica, potrebbe generare circa 700 kW di potenza al giorno: l’energia elettrica conseguente farebbe funzionare l’elettrolisi per produrre idrogeno dall'acqua. Dai calcoli fatti, la superficie totale equivarrebbe a 175 posti auto coperti, all’incirca 2000 mq.
Secondo lo
studio la stazione proposta consentirebbe introiti supplementari con la vendita
di energia solare in eccesso alla rete elettrica ed affittando all’amministrazione
locale i parcheggi coperti. Si è voluto inoltre dimostrare che l’impatto della
tecnologia ad idrogeno porterebbe molti vantaggi e praticamente nessun deturpamento
della città, visto che il progetto della stazione multiuso si incastona in un posto
ben visibile nel centro di Honolulu. L’idrogeno potrebbe essere dunque il
carburante del futuro? al di là dei discorsi non certo fantasiosi riguardanti
le lobby delle fossili, gli ingegneri energetici dei due laboratori INL ed NREL
hanno semplicemente messo insieme due tecnologie, il fotovoltaico (molto maturo)
e le fuel cell (un po’ meno), provando che un impianto pilota come quello
hawaiano può funzionare correttamente e fare da volano per la maggior
diffusione di questi veicoli ad emissioni praticamente nulle.
In Italia si
vedono sempre più in giro grosse coperture metalliche con pannelli solari sui
parcheggi, tipo nelle stazioni di servizio autostradali: potrebbero essere i
punti di partenza per logiche simili a quelle dello studio statunitense. Se ne
vedono anche in zone non lontane dai centri, che suscitano le immediate
proteste di alcuni cittadini, pronti ad osteggiarle. Non sono strutture belle
da vedersi, questo è chiaro, ma continuando a privilegiare l’estetica alla
qualità dell’aria e alla vivibilità futura del pianeta, la comodità personale ai
vantaggi comunitari, non comprenderemo mai a fondo le emergenze ambientali.
Figuriamoci poi a risolverle…
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