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martedì 9 settembre 2014

Il rapporto tra commercio e sicurezza alimentare





Uno studio condotto dall’Università della Virginia e pubblicato sulla rivista americana Geophysical Union prende in esame la sicurezza alimentare mondiale e i flussi di scambio del cibo. Grazie a dati su materie prime agricole raccolti dalla FAO (Food and Agriculture Organization), lo studio ricostruisce la rete commerciale in termini di calorie alimentari spostate tra i paesi. Tra il 1986 e il 2009 la quantità di cibo scambiata è più che raddoppiata e la rete alimentare ha aumentato del 50% le sue interconnessioni, portando al 23% l’export della produzione alimentare mondiale.

Lo studio fornisce un'analisi dettagliata del ruolo del commercio alimentare in diverse regioni del mondo, dimostrando che la maggior parte dell'Africa e del Medio Oriente non sono autosufficienti, anche se è migliorato l'accesso al cibo in Medio Oriente e nella regione semi-arida del Sahel, che si estende in tutta la parte centrale del continente africano. I ricercatori hanno poi riscontrato delle difficoltà alimentari non risolte nell'Africa sub-sahariana e in Asia centrale. Poiché la popolazione mondiale continua a salire di circa 1 miliardo di persone ogni 12-14 anni dal 1960, l'approvvigionamento alimentare globale non può soddisfarne la crescente domanda: in più, i paesi poveri possono diventare più vulnerabili nei periodi di scarsità di cibo, come è accaduto nel corso delle crisi del 2008 e del 2011, quando i governi di alcuni paesi produttori hanno limitato le esportazioni.


A peggiorare le cose ci sono gli inevitabili aumenti di richiesta della carne. Per esempio la Cina è uno dei paesi che più ne sta aumentando il consumo: questo comporta un variazione dell’uso del territorio, dato che la produzione di carne richiede molta più superficie rispetto ai raccolti. Com’è naturale, i grassi e le proteine crescono proporzionalmente allo sviluppo economico dei paesi emergenti, rafforzando con tempi troppo rapidi la pressione antropica sui campi coltivati ​​e sui pascoli.

"Il mondo è sempre più interconnesso e l'approvvigionamento alimentare mondiale dipende strettamente da tali connessioni" ha detto Paolo D’Odorico, professore di Scienze Ambientali all’Università di Virginia e principale autore dello studio. "La sicurezza alimentare delle popolazioni in rapida crescita è sempre più legata al commercio, ma l'affidabilità di quest'ultimo può ridursi a causa delle incertezze nella resa delle colture e della volatilità dei prezzi derivanti dal cambiamento climatico”. Perciò, viste le variabili aleatorie in gioco, sarà fondamentale regolare adeguatamente i meccanismi di distribuzione del cibo, dal punto di vista economico e politico, per tentare di equilibrare la sfrontata opulenza di poche aree del mondo con le tante affamate. Senza dimenticarsi che il commercio può ridistribuire meglio ciò che mangiamo, ma non riesce ad aumentarne la disponibilità.





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