Gli scenari dei vecchi film, dove si immaginava il futuro, in alcuni casi si sono avverati. Al di là della nevrotica diffusione della tecnologia nella vita quotidiana, sta prendendo piede, nelle industrie più moderne, un’automazione spinta dove i robot iniziano a collaborare con gli uomini, quasi allo stesso livello, offrendo una maggiore efficienza e flessibilità. È quello che succede da circa un anno nello stabilimento produttivo della BMW, a Spartanburg, South Carolina, negli Stati Uniti.
La robotica negli ultimi 20 anni ha fatto passi da
gigante, senz’altro grazie al massiccio uso dell’elettronica, vera benzina
dell’automazione, ma anche per le necessità di ottimizzare i tempi di
fabbricazione, specie nei casi in cui si sfornano “oggetti” a ritmi
impressionanti. Si pensi ai telefonini, migliaia e migliaia di pezzi al giorno,
dove quindi la velocità di produzione è determinante per aumentare le quantità,
prodotte e vendute, e quindi i ricavi. Ma fino ad oggi i grandi robot industriali, ad esempio i bracci meccanici che verniciano parti
di auto, non potevano facilmente
essere inseriti in una linea di produzione umana, per i rischi a cui si va stando a stretto
contatto e per la complessità dei settaggi.
I robot che usa la BMW,
realizzati dalla società danese Universal Robots, sono invece relativamente
lenti e leggeri, il che li rende
più sicuri per lavorare. Sulla linea di produzione delle automobili tedesche essi depositano una pellicola protettiva sulla
parte elettronica presente internamente
alle portiere, un compito che potrebbe
causare ai lavoratori lesioni da
sforzo ripetitivo quando fatto a
mano, senza dire della precisione che con la stanchezza viene meno. Questi
robot sono già diventati sicuri e
dotati di una intelligenza sufficiente per lavorare al fianco di persone su alcune linee di assemblaggio, lasciando agli
uomini la libertà (e il tempo) di fare attività che richiedono abilità manuale ed
ingegno, piuttosto che estrema precisione e resistenza
alla fatica.
Naturalmente l’aumento dell’automazione
porta preoccupazioni (e non da oggi) per la presunta
diminuzione di posti di lavoro. A sentire Richard Morris, vice responsabile capo dello stabilimento di Spartanburg "Le idee vengono dalle persone e un robot
attualmente non è ancora in grado di pensare e quindi di
formularle". Dunque, non si può prevedere quando
i robot sostituiranno del tutto gli esseri umani all’interno delle fabbriche.
Certo, sembra un giorno lontano, tant’è vero che il loro costo
di creazione e i tempi notevoli di programmazione ne fanno un vero ausilio solo per grandi lotti
produttivi. Ma, nell’ottica della possibile collaborazione con gli operatori umani, questi moderni
“schiavi” potranno fornire una vincente
combinazione tra i vantaggi dell’automazione e le imprescindibili manualità ed
ingegno tipici dell’uomo. Imprescindibili almeno oggi, aggiungiamo.
Al MIT di Boston il professor Shah ha addirittura
dimostrato che le squadre fatte di
uomini e macchine collaborano in modo
efficiente e più produttivo di team composti solo
dai primi o solo dalle seconde. E’ un concetto che, se funzionasse,
stravolgerebbe completamente tutte le teorie di gestione delle fabbriche, a
favore di una probabile semplificazione. Ad ogni modo una buona notizia per gli
amministratori delegati dei prossimi anni, che almeno dai robot non si
aspetteranno lamentele o richieste d’aumento: nel caso accadesse, basterà
staccar loro la spina.
(fonte http://www.technologyreview.com/news/530696/how-human-robot-teamwork-will-upend-manufacturing ; si ringrazia il sito www.mexicanlawblog.com per la gentile concessione della foto)
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