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lunedì 22 settembre 2014

I colleghi robot nelle fabbriche di domani



Gli scenari dei vecchi film, dove si immaginava il futuro, in alcuni casi si sono avverati. Al di là della nevrotica diffusione della tecnologia nella vita quotidiana, sta prendendo piede, nelle industrie più moderne, un’automazione spinta dove i robot iniziano a collaborare con gli uomini, quasi allo stesso livello, offrendo una maggiore efficienza e flessibilità. È quello che succede da circa un anno nello stabilimento produttivo della BMW, a Spartanburg, South Carolina, negli Stati Uniti. 

La robotica negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante, senz’altro grazie al massiccio uso dell’elettronica, vera benzina dell’automazione, ma anche per le necessità di ottimizzare i tempi di fabbricazione, specie nei casi in cui si sfornano “oggetti” a ritmi impressionanti. Si pensi ai telefonini, migliaia e migliaia di pezzi al giorno, dove quindi la velocità di produzione è determinante per aumentare le quantità, prodotte e vendute, e quindi i ricavi. Ma fino ad oggi i grandi robot industriali, ad esempio i bracci meccanici che verniciano parti di auto, non potevano facilmente essere inseriti in una linea di produzione umana, per i rischi a cui si va stando a stretto contatto e per la complessità dei settaggi.

I robot che usa la BMW, realizzati dalla società danese Universal Robots, sono invece relativamente lenti e leggeri, il che li rende più sicuri per lavorare. Sulla linea di produzione delle automobili tedesche essi depositano una pellicola protettiva sulla parte elettronica presente internamente alle portiere, un compito che potrebbe causare ai lavoratori lesioni da sforzo ripetitivo quando fatto a mano, senza dire della precisione che con la stanchezza viene meno. Questi robot sono già diventati sicuri e dotati di una intelligenza sufficiente per lavorare al fianco di persone su alcune linee di assemblaggio, lasciando agli uomini la libertà (e il tempo) di fare attività che richiedono abilità manuale ed ingegno, piuttosto che estrema precisione e resistenza alla fatica

Naturalmente l’aumento dell’automazione porta preoccupazioni (e non da oggi) per la presunta diminuzione di posti di lavoro. A sentire Richard Morris, vice responsabile capo dello stabilimento di Spartanburg "Le idee vengono dalle persone e un robot attualmente non è ancora in grado di pensare e quindi di formularle". Dunque, non si può prevedere quando i robot sostituiranno del tutto gli esseri umani all’interno delle fabbriche. Certo, sembra un giorno lontano, tant’è vero che il loro costo di creazione e i tempi notevoli di programmazione ne fanno un vero ausilio solo per grandi lotti produttivi. Ma, nell’ottica della possibile collaborazione con gli operatori umani, questi moderni “schiavi” potranno fornire una vincente combinazione tra i vantaggi dell’automazione e le imprescindibili manualità ed ingegno tipici dell’uomo. Imprescindibili almeno oggi, aggiungiamo.
 
Al MIT di Boston il professor Shah ha addirittura dimostrato che le squadre fatte di uomini e macchine collaborano in modo efficiente e più produttivo di team composti solo dai primi o solo dalle seconde. E’ un concetto che, se funzionasse, stravolgerebbe completamente tutte le teorie di gestione delle fabbriche, a favore di una probabile semplificazione. Ad ogni modo una buona notizia per gli amministratori delegati dei prossimi anni, che almeno dai robot non si aspetteranno lamentele o richieste d’aumento: nel caso accadesse, basterà staccar loro la spina.




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