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martedì 21 ottobre 2014

Un nuovo maggiordomo digitale


Domotica e sintesi vocale evoluta hanno creato UBI, un dispositivo che permette di comandare una serie di oggetti casalinghi in rete, quali termostati, lampade, elettrodomestici e tapparelle. Per far funzionare l’Apriti Sesamo anche a casa nostra non ci sarà più bisogno di Alì Babà. 

I primi sistemi di riconoscimento vocale sono nati negli anni ’50 ma la loro diffusione si è avuta tra fine XX e inizio XXI secolo. Sono passati dal solo riconoscimento degli orari per i treni, nelle ricerche su call center automatici, ai raffinati (anche se ancora imprecisi) sistemi presenti negli smartphone. Ora questo nuovo dispositivo estende la tecnologia al controllo della casa, pilotando l’accensione delle luci, l’avvio della climatizzazione e l’impostazione della temperatura, l’apertura delle tende, giusto per fare alcuni esempi. In realtà molte di queste cose si possono già fare via Internet, ma hanno bisogno di una app o di un servizio dedicati, oltre che di digitare codici e di premere interruttori virtuali. 

Si tratta di un dispositivo somigliante ad un rilevatore di fumi (quegli aggeggi appesi al soffitto di tutte le stanze di hotel): è dotato di sensori di temperatura, umidità ed intensità luminosa per misurare i parametri base all’interno delle quattro mura ed avvisarci se abbiamo impostato un avviso al riguardo. Realizzato su tecnologia Android, è sempre collegato ad una rete WiFi e basta attivarlo con le parole “Ok, UBI”. A quel punto obbedirà ai nostri comandi come un cane fedele, sempre che le parole siano sufficientemente intelligibili per il software di Google che deve interpretarle.

La comunicazione tra l’uomo e dispositivi come UBI è però ancora da migliorare. A qualcuno di voi sarà capitato di ripetere almeno una volta un comando vocale sul vostro smartphone perché il primo tentativo è andato a vuoto. Questo nonostante i dispositivi mobili siano i migliori, tra i mezzi di largo consumo, a interpretare il nostro parlato, semplicemente perché si trovano in prossimità della bocca. Ma l’intento di UBI è quello di capire chiaramente cosa stiamo dicendo se siamo in un’altra stanza, magari con il rumore di fondo, al quale una casa con almeno due persone è soggetta. 

Il progetto è stato condotto da una società di Toronto chiamata Unified Computer Intelligence Corporation (UCIC), che è riuscita a terminare la produzione e a venderne i primi 2500 pezzi, al costo di 299$, grazie al sito di crowdfunding Kickstarter. La UCIC sta già pensando di far evolvere il prodotto fino a fargli comprendere il significato della domanda che gli si pone in funzione delle sfumature nell’espressione.  Chissà perché mi torna in mente il film “Io e Caterina” con l’Albertone nazionale: alla fine il protagonista diventa succube del robot femminile che lo accudisce. Succederà lo stesso con quest’ultimo ritrovato tecnologico, anche se dall’aspetto per niente sensuale ?


 


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