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lunedì 6 ottobre 2014

L'inaffidabilità della testimonianza oculare



Quanto è attendibile una testimonianza oculare? Nei processi tipo quelli americani, come fanno i giurati a non fidarsi di un evidente e convinto testimone oculare ? Un nuovo report della US National Research Council (NRC) afferma che l'uso di queste prove ha bisogno di controlli più rigidi e di un vero e proprio approccio scientifico

Per molti anni i ricercatori hanno cercato di scoprire come le testimonianze oculari influenzano un giudizio e quanta fiducia si deve porre in esse. Dopo un anno alla ricerca di eventuali evidenze scientifiche, un comitato di psicologi e criminologi coordinato dalla NRC ha sollevato qualche dubbio. Nel loro recentissimo rapporto, intitolato Individuare il colpevole: valutare l’identificazione mediante testimone oculare  si propone di cambiare il modo in cui i casi criminali sono perseguiti e risolti. 

La procedura di un'indagine penale può distorcere le informazioni fornite da un testimone oculare. L'esempio classico è il confronto all’americana. Al testimone viene chiesto di individuare l'autore del reato in mezzo ad un gruppo di persone di aspetto simile. Ma gli investigatori della polizia che organizzano il confronto di solito sono gli stessi che hanno identificato il primo sospettato e non possono fare a meno di dare piccoli suggerimenti su di lui; così facendo i testimoni si convincono di aver ragione a prescindere. Si tratta di un fenomeno pericoloso, perché se il testimone si crea tale accaduto nella memoria, poi diventa difficile dimostrare il contrario. Purtroppo l’occhio non è una macchina fotografica, quello che ha visto dipende in gran parte dalle condizioni con cui il cervello ha elaborato e memorizzato le informazioni.

Secondo il report della NRC, sia il testimone sia chi presiede al riconoscimento non dovrebbero sapere in anticipo chi è l'indagato tra quelli probabili, per ridurre al minimo la manipolazione, pur involontaria, dei risultati, ossia facendogli scoprire giusto quello che vogliono scoprire. In altre parole si dovrebbe usare un metodo più scientifico, senza condizionare i comportamenti di chi deve decidere. Anche perché le statistiche degli Stati Uniti parlano di un numero elevato di persone condannate a causa di testimonianze oculari, che sono state in seguito scagionate grazie alla prova del DNA. Circa il 75% degli errori giudiziari per stupro e omicidio, tra i quali vi erano persone in attesa della pena capitale, si basava su queste testimonianze. E in un paese dove si perpetrano ancora certe barbarie, è assurdo mandare alla forca per simili leggerezze. 

Un maggior uso di tecnologie può essere una soluzione. Sempre parlando del confronto, un computer potrebbe eseguire la scelta di persone simili al presunto colpevole, pescando da un grande archivio fotografico: la mancanza di “umanità” del calcolatore porterebbe più obiettività nei risultati. Oppure, come già detto, dove possibile le tecniche scientifiche evolute come quelle basate sul DNA sarebbero auspicabili. In Italia ne sappiamo qualcosa con il caso Gambirasio. Certo, i costi sono maggiori ma, considerando il danno alla vita di chi è effettivamente innocente, più l’eventuale esborso per ripagare chi ha subìto un torto senza aver sbagliato, crediamo sia la strada più percorribile.




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