Domotica e sintesi vocale evoluta hanno creato UBI,
un dispositivo che permette di comandare una serie di oggetti casalinghi in
rete, quali termostati, lampade,
elettrodomestici e tapparelle. Per far funzionare l’Apriti Sesamo anche a casa
nostra non ci sarà più bisogno di Alì Babà.
I primi sistemi di riconoscimento
vocale sono nati negli anni ’50 ma la loro diffusione si è avuta tra fine XX e
inizio XXI secolo. Sono passati dal solo riconoscimento degli orari per i treni,
nelle ricerche su call center automatici, ai raffinati (anche se ancora
imprecisi) sistemi presenti negli smartphone. Ora questo nuovo dispositivo
estende la tecnologia al controllo della casa, pilotando l’accensione delle
luci, l’avvio della climatizzazione e l’impostazione della temperatura,
l’apertura delle tende, giusto per fare alcuni esempi. In realtà molte di
queste cose si possono già fare via Internet, ma hanno bisogno di una app o di
un servizio dedicati, oltre che di digitare codici e di premere interruttori
virtuali.
Si tratta di un dispositivo
somigliante ad un rilevatore di fumi (quegli aggeggi appesi al soffitto di
tutte le stanze di hotel): è dotato di sensori
di temperatura, umidità ed intensità
luminosa per misurare i parametri base all’interno delle quattro mura ed
avvisarci se abbiamo impostato un avviso al riguardo. Realizzato su tecnologia
Android, è sempre collegato ad una rete WiFi e basta attivarlo con le parole “Ok, UBI”.
A quel punto obbedirà ai nostri comandi come un cane fedele, sempre che le
parole siano sufficientemente intelligibili per il software di Google che deve interpretarle.
La comunicazione tra l’uomo e
dispositivi come UBI è però ancora da migliorare. A qualcuno di voi sarà
capitato di ripetere almeno una volta un comando vocale sul vostro smartphone
perché il primo tentativo è andato a vuoto. Questo nonostante i dispositivi
mobili siano i migliori, tra i mezzi di largo consumo, a interpretare il nostro
parlato, semplicemente perché si trovano in
prossimità della bocca. Ma l’intento
di UBI è quello di capire chiaramente
cosa stiamo dicendo se siamo in un’altra stanza, magari con il rumore di fondo, al quale
una casa con almeno due persone è soggetta.
Il progetto è stato condotto da una
società di Toronto chiamata Unified Computer Intelligence Corporation (UCIC), che è riuscita a
terminare la produzione e a venderne i primi 2500 pezzi, al costo di 299$, grazie
al sito di crowdfunding Kickstarter. La UCIC sta già
pensando di far evolvere il prodotto fino a fargli comprendere il significato
della domanda che gli si pone in funzione delle sfumature nell’espressione. Chissà perché mi torna in
mente il film “Io e Caterina” con l’Albertone nazionale: alla fine il
protagonista diventa succube del robot femminile che lo accudisce. Succederà lo
stesso con quest’ultimo ritrovato tecnologico, anche se dall’aspetto per niente
sensuale ?
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