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lunedì 27 aprile 2015

Il moderno tam-tam del tempo reale


Nel mondo dell’informazione, nel senso più ampio del termine, Internet ha portato una vera rivoluzione, tecnologica e culturale, quella derivante dal tempo reale. Ogni fatto, notizia, evento, battito d’ali di farfalla in un punto qualsiasi del globo, con la grande rete si diffonde un istante dopo l’avvenimento, rendendo tutte le distanze virtualmente nulle. In questo senso avere il polso su ciò che sta succedendo, con le misure sia quantitative che geografiche, è una possibilità fantastica ma forse anche inquietante. Ecco allora due casi in ambiti diversi, uno recentissimo, l’altro meno, entrambi però molto significativi sul tempo reale ed il suo tam-tam.

Molte statistiche dicono che la maggior parte degli attacchi informatici proviene da gruppi ben organizzati, la cui efficacia deriva dalla loro disponibilità a condividere le informazioni. All’IBM hanno pensato che tale strategia di attacco condivisa vada sfruttata anche per la difesa e la sicurezza. Così hanno lanciato di recente X-Force Exchange, un particolare social media dove vengono condivise le minacce informatiche che si verificano a livello globale. Lo scambio si basa su dati raccolti da miliardi di istanze di sicurezza potenzialmente dannose. Accedendo al sito di questo originale sito, come guest se non ci si vuole registrare, si vedono scorrere dati con gli indirizzi IP dei pc criminali, ma soprattutto una mappa mondiale con nazioni lampeggianti di colore rosso o arancio, a seconda della pericolosità. Sono i luoghi in cui è appena avvenuto un attacco  hacker o è stata segnalata una minaccia virale informatica. Per un attimo mi sembra di essere nel film War Games, versione XXI secolo.

Tempo fa sono “atterrato” su un sito che contiene un sacco di contatori, un mondo di misuratori che allo stesso tempo sono misuratori del mondo, della Terra. Presenta moltissime informazioni numeriche su ciò che sta accadendo, in questo momento, sul nostro pianeta, sia totalizzandone le quantità che mostrandone i valori nel quotidiano. Popolazione mondiale, numeri sull’ambiente, soldi spesi per la salute, per alimentazione, quelli buttati per vari motivi (gli stupefacenti, ad esempio), e così via. La cosa che colpisce è la velocità di variazione di alcuni di questi contatori e, per contro, la staticità di taluni altri. Fa impressione vedere come aumenta in modo vertiginoso la spesa pubblica mondiale, oppure le tonnellate di CO2 emesse. In effetti si tratta perlopiù di indicatori negativi, difficile trovarne qualcuno che porti speranza. Tra gli altri, noto i giorni mancanti alla fine del petrolio, 14101 in questo momento, circa 39 anni. Ignoro come venga fatto il calcolo, ma non mi tranquillizza affatto, specie per i nostri figli. Il sito si chiama Worldometers, in fondo alla sua home page vi è anche un link alla versione italiana, che vi lascio scoprire senza commentarlo.

La percezione del tempo reale fa accorciare le distanze e tende a coinvolgerci maggiormente dal punto di vista emozionale. Sia nel caso di X-Force Exchange che di Worldometers è incredibile sapere che, ad esempio, in questo momento dal Kazakistan è partita una minaccia di Spam, ed è purtroppo frustante guardare che il numero totale dei morti per fame, nella sola giornata di oggi (in cui scrivo) ha appena superato gli 11.000. Naturalmente per i contatori si tratta di statistiche e come tali sono da prendere con le molle, ma credo siano piuttosto attendibili, almeno per quel che riguarda i tassi di crescita (e non per i valori assoluti), ossia il vero contenuto informativo del portale.

Avere, come si diceva una volta, “in diretta” e via web i cambiamenti che attraversano la Terra e capirne le tendenze future, oppure vedere semplicemente attraverso il nostro monitor come le menti criminali cibernetiche mettono a dura prova il nostro substrato tecnologico, rappresenta una importante e realistica finestra globale. Alla quale, un giorno, ci piacerebbe affacciarci vedendo rallentare i misuratori più preoccupanti e magari chiuderla con il sorriso di terrestri più sereni.


Il sito di Worldometers è http://www.worldometers.info/it/

venerdì 17 aprile 2015

L’arte di seminare la tecnologia


La tecnologia come interazione concreta tra uomo e macchina, volta ad accrescere, formare, migliorare, rendere più abili e fluide le nostre vite, averne un impatto costruttivo. E’ questo il fil rouge dell’intervista realizzata di recente dal vice direttore di MIT Tech Review (e-magazine del prestigioso istituto tecnologico di Boston) al professor Kentaro Toyama, docente di Computer Science all’università del Michigan e profondo conoscitore delle connotazioni sociali derivanti dalla tecnologia.

Toyama ha scritto un libro, di prossima uscita, dal titolo Geek Heresy: Rescuing Social Change from the Cult of Technology (qui la presentazione). Al di là della prima parte ad effetto, il titolo contiene un’importante sinossi del suo pensiero, ossia di come il mondo si stia lasciando travolgere, nel senso negativo del termine, dal culto tecnologico, per il quale spesso si sacrificano i rapporti umani e sociali, i veri gangli vitali della nostra specie. Parte del testo deriva dalla sua esperienza di alcuni anni in India, dove il professore si era illuso di introdurre facilmente gli strumenti informatici allo scopo di migliorare l'istruzione e ridurre la povertà. Ma in quegli anni ha capito che se il terreno non è ben predisposto, preparato, “fertilizzato” a dovere, il seme della tecnologia e soprattutto i conseguenti benefici non possono attecchire. Si è fatto l’idea che certi tecnologi possano addirittura contrastare il progresso sociale, promuovendo delle soluzioni che predominano nel breve termine ma che a lungo andare contrastano i cambiamenti più significativi e necessari.

Nel paese del sacro Gange Toyama e il suo team di ricercatori della Microsoft hanno sviluppato moltissimi progetti pilota, ma difficilmente qualcuno di essi ha avuto un seguito nella vita quotidiana. Qualche passo avanti è stato fatto in ambito sanitario, come ad esempio in piccole cliniche rurali l’accesso ad Internet ha permesso di usare la telemedicina e poter visitare a distanza persone ammalate. Un cambiamento però superficiale che, in tema di salute, non può sostituire conquiste sociali più importanti, come la cultura della prevenzione.

L’altro tema a cui si sono dedicati è l’agricoltura, sulla quale la parte più povera dell’India basa la sua economia. All’inizio sembrava semplice portare pc e videoproiettori per illustrare e mostrare come si possono migliorare certe tecniche e provare ad insegnarle. Ma col tempo si sono accorti che era fondamentale provocare discussioni, stimolare idee: i contadini avevano bisogno di conferme ma anche di smentite tra loro, sentirsi dire che quello che la tecnologia gli spiegava era vero perché uno come loro ci stava già provando. In tal modo si è riusciti a diffondere pratiche agricole più evolute, non solo tramite presentazioni spettacolari e monodirezionali, ma con uno scambio interattivo tra i lavoratori stessi.

Per quanto riguarda l’istruzione, invece, Toyama afferma che i progetti lanciati a pioggia, tipo quelli di invadere le scuole con pc, internet, senza un mirato coinvolgimento dei piccoli, sono serviti a poco. Molti studi dicono che la sola presenza di queste moderne infrastrutture didattiche non aumentano il rendimento degli scolari. I bambini vedono questi oggetti tecnologici come dei nuovi giocattoli, all’inizio l’entusiasmo è a mille, ma col tempo senza una guida che li stimoli a provare, imparare, che li conduce verso i reali benefici che si possono ottenere, si rischia di creare inutili dipendenze. Questo concetto, dice il professore, può essere esteso a tutta la civiltà del XXI secolo. Si tende a pensare quasi sempre al contenuto e al mezzo più all’avanguardia per veicolarlo, quando invece è più fondamentale dare agli studenti, piccoli e grandi, la motivazione ad imparare qualcosa di nuovo, magari facendolo con le proprie mani su un computer, anche  non nuovissimo. Importante il riscontro e lo scoperta di come lo sviluppo mentale di chi programma sommato alle peculiari caratteristiche della propaggine elettronica possa condurre a risultati eccellenti. Ma i ragazzi vanno stimolati, incuriositi, e ciò può avvenire solo con il supporto di adulti preparati (e magari motivati anche loro stessi, ma questo forse è un altro discorso).

Quella tecnologia che ci rende la vita più semplice, che ci sembra regalare più tempo libero, può fare l’effetto contrario. I risultati che Toyama dice di aver raggiunto sono merito del gruppo di persone, sia in laboratorio che sul campo, grazie ad un intreccio di volontà e ad un saper istruire, saper donare una qualità della vita superiore che difficilmente un’intelligenza artificiale possiede. Dunque, una tecnologia che diventa qualificante solo se è uno strumento in mano a persone sapienti, diventa un beneficio a lungo termine solo con progetti a portata d’uomo, tagliati su misura per un certo territorio, una data popolazione, un settore che la recepisca entro limiti non invasivi. E forse la tecnologia è davvero abilitante se ogni nuovo dispositivo viene progettato per soddisfare un vero bisogno, non per crearne uno nuovo.




venerdì 10 aprile 2015

#WIRE15, un workshop su ricerca e innovazione


L’intreccio vitale tra impresa, ricerca ed economia passa attraverso fattivi momenti di scambio, in cui le diverse esigenze devono convergere verso sforzi e sinergie comuni. E’ per questo che Frascati Scienza organizza quest’anno #WIRE15 (Workshop Impresa Ricerca Economia), un workshop su questi temi, che si svolgerà giovedi 21 maggio, a partire dalle 9, presso le scuderie Aldobrandini di Frascati. All’evento partecipano imprese, ricercatori e finanziatori, ognuno con la propria idea, per lanciare le migliori innovazioni nel mare magnum della ricerca, al fine di svilupparle economicamente e farle diventare realtà. L’ingresso è gratuito previa prenotazione.

Ogni proposta può essere presentata in anticipo, entro il 27 aprile, illustrandone in breve il suo contenuto e il curriculum degli ideatori. Ma ancora più breve sarà il tempo dedicato durante la giornata del 21 maggio per esporla: ai selezionati verranno concessi esclusivamente 5 minuti. Anche per questo gli organizzatori di Frascati Scienza hanno creato lo slogan “5 minuti per la tua idea”, battendo sul tempo i 15 minuti di notorietà di Andy Warhol. Non si tratta infatti di un noioso simposio, ma di una giornata formativa ricca di idee e scambi: è fondamentale la capacità di sintesi e di chiarezza richiesta a chi presenta, la sua abilità di penetrare e colpire favorevolmente cuore e cervello degli ascoltatori, come deve fare chi comunica la Scienza. 

Le proposte verranno selezionate da un comitato scientifico, all’interno del quale spiccano nomi altisonanti come Umberto Dosselli, direttore dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, Olga Rickards, direttore del Centro di Antropologia Molecolare per lo Studio del DNA a Roma Tor Vergata, Giovanni Mazzitelli, presidente di Frascati Scienza, Eugenio Coccia, direttore del Gran Sasso Science Institute. Il comitato si occuperà di valutare innanzitutto l’originalità e la validità tecnica delle presentazioni, ma anche il carattere comunicativo delle stesse. Frascati Scienza è da diversi anni un faro luminoso sulla comunicazione scientifica italiana, per far conoscere la Scienza al grande pubblico e quindi divulgarla in modo efficace. Notissimo l’evento organizzato da Frascati Scienza, la Notte Europea dei Ricercatori, che quest’anno si fregia della stella dei 10 anni, traguardo importante e meritato, promosso della Commissione Europea. L’iniziativa del 21 maggio tra l’altro fa parte degli eventi di lancio della Notte dei Ricercatori.

#WIRE15 è voluto e sponsorizzato anche da importanti enti locali e nazionali. Oltre al Comune di Frascati e alla Banca di Credito Cooperativo di Frascati, si svolge sotto il patrocinio del CNR Tor Vergata, ENEA Frascati, ESA-ESRIN, INAF, INFN Laboratori Nazionali di Frascati, INGV. A testimonianza di come le principali istituzioni di ricerca italiane spingano per facilitare l’incontro tra ricerca ed economia, tra il crowdsourcing delle idee vincenti e gli imprenditori che vogliono investire sulle nuove frontiere scientifiche.

Maggiori informazioni sul sito http://wire15.frascatiscienza.it/


martedì 7 aprile 2015

Lo stato di salute è scritto sul viso


Durante l'invecchiamento sui volti umani si verificano diversi cambiamenti. Con queste variazioni fisiologiche si può capire se siamo in buona salute o meno, a seconda di quanto esse stiano procedendo velocemente. E’ ciò che emerge da uno studio condotto alla Chinese Academy of Sciences e pubblicato su Nature, effettuato mediante un’analisi tridimensionale delle immagini facciali, associata allo stato reale di salute delle persone esaminate.

Alcune persone sono in grado, tramite la loro esperienza e un po’ di fortuna, di indicare in modo abbastanza accurato, con uno scarto minimo, l’età di una persona in base al loro volto. Naturalmente si tratta di un metodo meno che empirico ma, cosa più interessante, quelle volte che sbagliano potrebbe essere perché i segni di invecchiamento su quel viso o, al contrario, di conservazione giovanile, sono superiori alla media. Ebbene, lo studio cinese afferma che tali segni non sono dovuti al caso, ma sono sinonimi di una salute non buona. Gli scienziati dell’accademia cinese hanno pensato che individuando delle caratteristiche pregnanti sui lineamenti del volto è possibile risalire all’età effettiva della persona, ossia non l’età anagrafica ma quella che dimostra come il tempo stia avendo effetto sulle cellule del nostro organismo. Pertanto, confrontando questa età fisiologica con quella effettiva, uno scostamento importante può diventare un parametro di attenzione sul comportamento del corpo umano.

Così hanno usato delle tecniche avanzate 3D di imaging facciale sull’uomo per capire se la tecnologia è in grado di generare dei marcatori di invecchiamento affidabili. Dopo aver acquisito 300 immagini tridimensionali di visi cinesi tra i 17 e 77 anni, insieme ai loro profili ematici, hanno generato una sorta di mappa della invecchiamento del viso umano. A partire da misure antropometriche, tipo rughe sugli occhi, superficie della pelle cadente, palpebre cascanti, bocche e nasi più ampi, una maggiore distanza tra bocca e naso, hanno realizzato un modello matematico e poi il relativo software per predire l’età. Come risultato si è ottenuto uno scostamento massimo di più o meno 6 anni di età giudicata dal solo viso, tra soggetti che invece avevano la stessa età anagrafica.

Confrontando le persone con i maggiori scostamenti è venuto fuori che l’invecchiamento o il virtuale ringiovanimento calcolato dal software coincideva con profili ematici sintomatici della salute. Questo è vero a maggior ragione se si considera la differenza tra uomo e donna, visto che le correlazioni tra indicatori del sangue e l'età sono diversi a seconda del sesso. Ciò indica che i cambiamenti facciali legati all'invecchiamento sono marcatori più generali e stabili per determinare come le caratteristiche del sangue stanno cambiando col tempo e, soprattutto, se lo stanno facendo troppo rapidamente. Ecco perché può essere utile per valutare i rischi di malattie associate all'invecchiamento e progettare trattamenti personalizzati.

Lo studio ha dato un’evidenza scientifica applicato alla fisionomia cinese. Non è dato di sapere se è possibile riscontrare tendenze simili in altri gruppi etnici. Questo è ancora più vero in quelle parti del mondo dove la “civiltà” ha lasciato libero sfogo a chi ha desiderato cancellare i segni del tempo dal proprio viso. In quei casi il software non riuscirà a riscontrare la firma dell’invecchiamento su un volto manipolato e ristrutturato. A meno che i programmatori non introducano nell’analisi facciale anche un fattore di intelligenza, riconoscendo come stupidi i possessori dei volti di plastica.


(fonte http://www.nature.com/cr/journal/vaop/ncurrent/full/cr201536a.html ; si ringrazia il sito http://news.sciencemag.org per la gentile concessione dell’immagine)