Powered By Blogger

lunedì 23 febbraio 2015

Smart meter per Enel nel progetto Flexiciency


Gli esperti informatici hanno capito da tempo come i Big Data possano avere un valore soprattutto se usati in tempo reale (qui ne avevamo già parlato). Questo vale anche per i dati energetici, al fine di offrire nuovi servizi ed opportunità per i clienti finali (senza dimenticare il profitto del gestore, mi pare chiaro).  Tutto ciò sta diventando sempre più possibile grazie ai contatori intelligenti (smart meter) che, se da un lato devono fornire informazioni semplici agli utenti, dall’altro devono convergere in un sistema abbastanza potente per raccogliere e condividere le informazioni.

E’ anche per questo motivo che la Commissione Europea, all’interno del programma di ricerca Horizon2020, ha finanziato 2/3 del progetto Flexiciency, guidata dal gestore italiano Enel, per ottimizzare e rendere fruibili i dati dei contatori smart presenti in molte case europee, guardando anche a quelle case che in futuro saranno dotate di questi dispositivi elettronici per la rilevazione dei consumi. Il progetto, lanciato nei giorni scorsi a Roma, prende il nome dall’unione dei due termini Flexibility ed Efficiency (flessibilità ed efficienza), parole chiavi sia per chi eroga questi servizi sia per coloro che ne usufruiscono. Infatti gli  utilizzatori finali sperano non solo in un taglio dei costi ma anche in offerte più mirate, in funzione delle varie esigenze, specie se utilizzatori di energie rinnovabili.

Si tratta di uno sforzo congiunto di 18 partner provenienti da dieci paesi europei, tra i quali si segnalano, oltre ad Enel, la società francese ERDEF, la spagnola Endesa Distribución e la svedese Vattenfall. L'obiettivo è quello di contribuire al raggiungimento delle mission fissate per il 2020 (+20% di efficienza energetica, -20% di emissioni di CO2, 20% di rinnovabili sul totale), attraverso la modernizzazione delle reti di trasmissione e l'attuazione di nuove politiche di mercato per promuovere la creazione di reti intelligenti. Incrementando l’uso delle fonti rinnovabili, la micro-cogenerazione e le quote di produzione di piccole di reti locali si otterranno minori costi ed una ricaduta di benefici più facilmente condivisibili.

Il progetto dimostrativo italiano coinvolgerà nella zona di Milano circa 5000 clienti, che saranno dotati di servizi di monitoraggio avanzati, grazie al dispositivo Smart Info di Enel. Grazie a Smart Info all’interno delle abitazioni si potranno verificare i consumi e decidere come ottimizzarli mediante la comunicazione tra contatore elettronico e dispositivi di uso quotidiano, come TV o smartphone. In Spagna la fase di sperimentazione sarà gestito da Endesa Distribución, con lo sviluppo di servizi simili per gli utenti finali della città di Malaga.

Nel grosso scacchiere della green economy si possono fare importanti passi se a muovere le pedine sono anche i gestori nazionali dei vettori energetici. Questo è ancora più vero quando si creano collaborazioni e sinergie come questa di Flexiciency. Perché la bidirezionalità creata dalle sorgenti di energia rinnovabili prodotte in autonomia ha di fatto sensibilizzato maggiormente gli utenti, creando inoltre nuove forme e nuovi flussi energetici. I maggiori produttori, che prima guardavano alle nostre case solo come fonte di profitto, ora fanno parte di un’ampia rete dalla cui intelligenza globale dipende anche il loro successo. I big data di questa iniziativa, il loro utilizzo e i servizi ad hoc che ne potranno scaturire sono il frutto di uno stravolgimento nel modo di intendere il prodotto energia. E che magari potrà portare anche gli auspicati benefici ambientali.





lunedì 16 febbraio 2015

Nuovi usi per gli occhi volanti dei droni


Chiamateli quadricotteri, aeromobili a pilotaggio remoto (APR) o, più semplicemente, droni, le loro potenzialità visive ad altezze insolite e la versatilità d’uso ne fanno degli oggetti portentosi. Nati per scopi militari alcuni decenni fa, hanno avuto un’impennata di fama a causa della loro larga diffusione negli ultimi 3-4 anni.  Ogni tanto vengono fuori degli utilizzi insospettati, com’è successo di recente in campo archeologico e geofisico.

Due archeologi dell’Università inglese di Leicester hanno utilizzato immagini satellitari e riprese fatte da droni per rivelare tracce di civiltà del passato in ambienti inospitali, come il deserto del Sahara. Per chi studia i tempi andati non è semplice fare valutazioni con climi così estremi, quindi le immagini con i droni sono ideali per visitare i luoghi di una popolazione poco nota del 1000 a.C., i Garamanti. Analizzando le registrazioni in un'area di circa 2500 chilometri quadrati, sono stati individuati 158 grandi insediamenti, 184 cimiteri e 30 chilometri quadrati di campi, più molti sistemi di irrigazione. La visione complessiva che se ne ricava permette di avere informazioni che gli archeologi non avrebbero mai ottenuto scavando in alcuni di questi siti, dove la realtà di uno o pochi posti non è estendibile a tutta la popolazione.

Nello stesso campo hanno avuto successo i droni utilizzati da archeologi dell’Università di Exeter, Regno Unito, per scandagliare alcune zone della foresta amazzonica, altro posto poco adatto a gite fuori porta. L’Amazzonia è (si spera ancora per molto) una terra vergine, almeno rispetto a questa nostra epoca, ma le scoperte fatte con i rilevamenti dall’alto, tra cui la presenza di alcuni geoglifi mai visti prima, portano a pensare che un tempo sia stata una terra ricca di insediamenti agricoli. La mappatura ottenuta con sofisticate apparecchiature a bordo può far capire qual è stato l’impatto antropologico intorno al Rio delle Amazzoni. E, qui come nel Sahara, è importante carpire certe informazioni prima che il tempo e l’uomo, le facciano scomparire del tutto.

Dunque il drone come estensione dell’occhio umano, al fine di guardare e scoprire cose che dall’alto del nostro metro e 74 cm (media italiana maschile) non riusciremmo mai a percepire. Ma, com’è noto, un APR può sostituirci in compiti gravosi e pericolosi. E’ quello che hanno pensato in Islanda quando, pochi giorni fa, un metereologo ed un geofisico hanno ripreso con due droni il vulcano Bardarbunga in piena attività, evidenziando bolle di magma e punti più caldi, al fine di ricavare una stima del comportamento a breve termine di questa immensa torcia solido-liquida. Per la verità hanno anche sfruttato lo spettacolo gratuito della natura offrendo una diretta televisiva dell’avvenimento: crediamo gli islandesi siano rimasti incollati allo schermo, più di quanto facciano per il loro sport preferito …

A prescindere dall’uso, scientifico, archeologico, sociale e di soccorso, oppure turistico e di intrattenimento, si tratta davvero di uno strumento prezioso. Ci sono le aziende futuristiche che stanno pensando di mandare i droni a consegnare i pacchetti al posto dei corrieri. Ancora, sono stati usati poco tempo fa per portare provviste a persone isolate a causa di disastri naturali. Nel rispetto delle regole, sia della navigazione che della privacy, queste tecnologie di visione a volo d’angelo sulle nostre teste hanno come unico limite la fantasia.




lunedì 9 febbraio 2015

La bellezza dell'obiezione


Pochi giorni fa, viaggiando in auto, ascoltavo la radio e mi ha colpito una recente e fondata scoperta: Ettore Majorana, grande fisico catanese scomparso misteriosamente nel 1938, poco prima che scoppiasse il secondo conflitto mondiale, aveva vissuto in Venezuela, giunto lì perché (e qui la certezza viene meno) forse scappava da chi voleva usare le sue scoperte di fisica nucleare (sue e degli altri “ragazzi di via Panisperna”) per disastrosi usi bellici. Il mio pensiero è andato ad una definizione: obiezione di coscienza. Seguito da un altro pensiero: anch’io sono stato obiettore di coscienza. Qualcuno mi dirà: per scansare la leva. Forse. Diciamo così, ho potuto terminare gli studi stando vicino casa, facendo comunque il servizio civile. Ma non divaghiamo.

Il concetto di massificazione si perde nella notte dei tempi. La sociologia ha cominciato ad occuparsene seriamente nella seconda metà del ‘900, da quando cioè la massa è diventata un tutt’uno importante, ha assunto un suo comportamento piuttosto omogeneo, come fosse una persona sola con sue peculiarità e particolari sensibilità. Secondo alcuni la massa ha acquisito un significato negativo quando i singoli hanno perso la loro forza, indossando la veste comoda del fare perché lo fanno gli altri, usando sempre meno il proprio pensiero. E’ successo ad esempio nel dopoguerra quando la televisione è entrata prima nei bar, nei locali affollati da chi non ne possedeva una, poi nelle case di ognuno di noi. Ora la storia si è ripetuta con Internet e i social media. Beninteso, io sono il primo ad elogiare i benefici del progresso tecnologico, ma se questo deve renderci schiavi, uniformare e in qualche modo lobotomizzare, allora mi oppongo.

La luce dell’obiezione è forte come un faro acceso nella notte. Obiezione intesa nel senso più ampio del termine, sollevare un argomento per contestare il nostro interlocutore, rispettando l’altrui pensiero ma difendendo allo stesso modo il proprio, anzi di più. Obiezione come dissentire, non bersi tutto, soffermarsi per capire, approfondire, far valere i propri principi anche se siamo una minuscola rotellina in un ingranaggio gigante, e se possibile bloccare quell’ingranaggio, perché insieme a noi si fermeranno altre rotelline, pur col rischio di essere schiacciate. Obiezione come uso della ragione, ma anche del cuore e dell’anima, delle forze al completo per lasciare intatta la nostra dignità, davanti alle continue manipolazioni mediali. Obiezione come valore, come libera scelta, di dire no oppure di acconsentire a cosa stanno cercando di propinarci, ma comprendendo a fondo il significato e le sue conseguenze, non cedendo mai alla superficialità.

Conseguenze, certo. Quelle che, vogliamo immaginare sia andata così, Majorana capì in tempo utile per fuggire, per non legare il suo nome ai nefasti utilizzi che le scoperte quantistiche avrebbero portato di lì a poco. Distruzione e morte. La sua coscienza gli suggerì un atteggiamento tale da rifiutare i successivi sviluppi al lavoro di ricerca condotto con gli altri colleghi (Enrico Fermi su tutti), invocando dentro di sé un’etica e una morale di alto rango. Obiezione di coscienza, dunque. O, almeno, questa può essere un’ipotesi.

Obiezione, vostro onore. La bellezza dell’obiezione. La bellezza di poter alzare la mano e poter dire: io non sono come voi, io la penso diversamente da te, da lui, da voi. Può essere anche uno solo. O mille. O un’intera nazione. Obiettare vi darà l’intelligenza di distinguervi, esprimere un’opinione diversa dalla massa, diversa da chi si siede perdendo la capacità di alzarsi e di affrontare la realtà anche con il proprio metro. Come disse Bertrand Russell “Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. […] Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.


(si ringrazia il sito www.lasicilia.it per la gentile concessione della foto)
 


lunedì 2 febbraio 2015

Arriva il nucleare sicuro e pulito ?



La sicurezza dell’energia nucleare è stata da sempre il suo primo ed intrinseco problema, sia per le cause da incidente che per i rifiuti radioattivi. Per chi ha “qualche” anno come me, il disastro di Chernobyl del 1986 non è tra i ricordi più belli; invece ai ragazzi del nuovo millennio la sorte mondiale ha proposto una sorta di bis a Fukushima nel 2011. Giusto per citare due esempi molto noti. A questi temi si aggiunge solitamente il costo elevato. I reattori nucleari convenzionali costano molto di più delle centrali elettriche a combustibili fossili (il confronto con le rinnovabili andrebbe fatto su ben altro) in gran parte a causa delle norme di sicurezza che impongono pompe di raffreddamento del nocciolo ridondanti e dispendiose, così come le strutture di contenimento. Ora un prototipo di reattore a sali fusi, progettato dalla startup canadese Terrestrial Energy, in collaborazione con l’Oak Ridge National Laboratory (ORNL) del Tennessee, sembra funzionare in modo più sicuro ed economico dei convenzionali.

Nei reattori tradizionali l’acqua di raffreddamento viene pompata continuamente attorno al reattore: se le pompe si fermano, il carburante inizia a surriscaldarsi e si può avere rilascio di materiali radioattivi nell'ambiente. Nel reattore della Terrestrial, l’uranio viene miscelato con un refrigerante a sali fusi. Se il combustibile diventa troppo caldo provoca l’espansione della miscela, il che rallenta la reazione di fissione e riduce il calore del combustibile: vi è quindi una auto-regolazione della temperatura che ne impedisce il surriscaldamento. Inoltre, il liquido bolle a temperatura più elevata dell'acqua, così non evapora anche se le pompe smettono di funzionare. Ma, soprattutto, in caso di danneggiamento del reattore le reazioni di fissione rallentano perché la soluzione di sali fusi solidifica, limitando la diffusione di materiale radioattivo.

La tecnologia a sali fusi in questo campo esisteva già da tempo, ma alla Terrestrial ha fatto qualcosa in più, migliorando il progetto originario della ORNL; gli ha dato una spinta anche l’agguerrita concorrenza di altri competitor del settore, tra cui la Transatomic Power, spin off dell’MIT di Boston, che sta spingendo sui mercati cinesi. Il risultato ottenuto dai progettisti canadesi prevede una importante riduzione dei rifiuti nucleari, perché il reattore opera a temperature quasi doppie di quelle convenzionali, migliorando l'efficienza e riducendo la quantità di carburante necessaria. Poi, il reattore è stato concepito in modo da poterlo produrre in un certo posto e trasportarlo al sito di utilizzo all’atto dell’installazione. Infine, le principali componenti del reattore si trovano in un'unità sigillata che può essere sostituita ogni sette anni, rendendo più semplice la gestione dell’impianto.

Sarà la vera rivoluzione energetica verso il nucleare pulito ? Difficile da dire. Certo che prima di Fukushima c’erano importanti studi per arrivare al nucleare di IV generazione, ma gli eventi funesti giapponesi hanno bloccato quegli studi. La Terrestrial intende commercializzare il suo prodotto all’inizio del prossimo decennio. Nel frattempo le energie rinnovabili dovrebbero essere talmente mature e ben distribuite da soppiantare, se le governance lo vorranno davvero, quasi totalmente le fossili. Succederà lo stesso anche per l’energia nucleare ?