Powered By Blogger

lunedì 18 marzo 2019

G+, titoli di coda



Immaginate per un attimo che Mark Zuckerberg, dopo aver preso un colpo alla testa, decida di chiudere Facebook. Cosa sarebbe delle vite di circa 2 miliardi di iscritti: un disastro totale? Può darsi. Molti andrebbero in paranoia, gli spioni del XXI secolo soprattutto, ma anche chi trova nella vita digitale una sorta di conforto che in quella reale non ha. Io credo che tutti starebbero meglio, ma è solo la mia modestissima opinione. Comunque, per chi vive solo di Facebook la notizia è questa: esistono altri social. Che? Possibile? Scherzi a parte, la vera news è che un altro social, di nome G+, molto meno noto del primo, sta per chiudere davvero. Funerali e solenne sepoltura previste per il 31 marzo 2019. Si “spengono” circa 300 milioni di utenti.

Appena acquisita la mia mail su Gmail, contestualmente mi iscrissi a G+, che ovviamente non conoscevo. Parliamo dell’autunno 2012. Ok, non è lontanissimo, ma con la velocità digitale del web potrebbe equivalere anche al secolo scorso. Subito dopo sbarcai su Twitter. In altre parole, dato che su Facebook sono tornato solo pochi anni fa, G+ (che sta per Google Plus) è il social dove sono presente da più tempo. Voi direte: e un bel “chissenefrega” non ce lo mettiamo? Vi capisco. Era una sintesi di come dovrei essere affezionato alle persone che ho conosciuto (virtualmente): in effetti con alcune di esse ho fatto amicizia. Insomma, tra qualche giorno sarò costretto a salutarle. Sarà un addio? Io spero di no.

I social fanno parte delle nostre vite molto più di quanto ce ne accorgiamo. Ne siamo dipendenti, riusciamo a stare al massimo un’ora (anche meno) senza verificare eventuali notifiche, o per segnalare in qualche modo che noi, in quella bolgia di fake, fotoritocchi e pettegolezzi, ci siamo. Digito ergo sum. Però, finché si parla di persone che hanno la sola funzione di accrescere il numero di follower la cosa conta poco, diverso è quando condivisioni e scambi ci portano a pensare che si sia creata un’amicizia, che magari è sfociata pure in quella reale. Ad un certo punto, come sta per accadere su G+, questi amici li perderemo di vista. Non è un dramma, beninteso, finiscono amori e si guastano famiglie, però qualcosina si incrina nel nostro precario equilibrio tra il reale e il virtuale. Sempre se l’abbiamo mantenuto.

Sto esagerando, secondo voi? Probabile. Voglio dire, in fondo siamo adulti e vaccinati, si va avanti anche di fronte a problematiche ben più importanti. Però certe dinamiche relazionali e comunicative si sono molto modificate negli ultimi anni. La rivoluzione tecnologica ha portato anche una trasformazione antropologica, non certo delle fattezze umane (e pure su questo si potrebbe discutere, leggi problemi al collo per lo sguardo sempre rivolto verso lo smartphone) ma quanto degli usi e costumi, nello specifico diventati molto, molto digitali. Con le annesse dipendenze. In questo contesto è innegabile affermare che diversi di noi hanno trascurato una parte di vita reale perché illusi di tenerne i contatti sui social, oppure sostituendola con il proprio avatar. Con la benedizione di Zuckerberg, Page & co.

Va bene, perdonatemi, ho divagato. Diverse volte discuto con mio figlio sulla genesi di questo “nuovo mondo”, e la discussione ha un finale per me scontato: se non ci fosse stato Jobs e il primo iPhone ora saremmo migliori. Lo so, non è proprio così, ma noi adulti tendiamo facilmente a trovare un capro espiatorio. Tornando a G+, in questo momento sto per scaricare tutto ciò che ho postato. Già, perché decidono di chiudere e allo stesso tempo ti lasciano la possibilità di conservare i contenuti condivisi, seri e semiseri (parlo per me), come fossero fotografie da sfogliare ogni tanto con un pizzico di nostalgia. Tra l’altro G+ è stato il posto dove ho diffuso (con successi non proprio planetari) il blog che state leggendo, con le pagine a carattere tecno-scientifico ma anche con quelle di natura introspettiva. Blog che, purtroppo, mi vede sempre meno presente.

Ho già salutato a mio modo gli amici di GooglePlus. Lo rifaccio ancora una volta, ringraziandoli per aver apprezzato i miei post e i miei commenti. Per me è stato un piacere leggervi, anche per il modo pacato di porsi, senza il super-io o la cattiveria di taluni su altri social. Siamo ai titoli di coda, ma presto o tardi ci rincontreremo. Vi abbraccio, tutti.