Immaginate per un attimo che Mark
Zuckerberg, dopo aver preso un colpo alla testa, decida di chiudere Facebook.
Cosa sarebbe delle vite di circa 2 miliardi di iscritti: un disastro totale?
Può darsi. Molti andrebbero in paranoia, gli spioni del XXI secolo soprattutto,
ma anche chi trova nella vita digitale una sorta di conforto che in quella
reale non ha. Io credo che tutti starebbero meglio, ma è solo la mia
modestissima opinione. Comunque, per chi vive solo di Facebook la notizia è
questa: esistono altri social. Che? Possibile? Scherzi a parte, la vera news è
che un altro social, di nome G+, molto meno noto del primo, sta per chiudere
davvero. Funerali e solenne sepoltura previste per il 31 marzo 2019. Si
“spengono” circa 300 milioni di utenti.
Appena acquisita la mia mail su Gmail,
contestualmente mi iscrissi a G+, che ovviamente non conoscevo. Parliamo
dell’autunno 2012. Ok, non è lontanissimo, ma con la velocità digitale del web
potrebbe equivalere anche al secolo scorso. Subito dopo sbarcai su Twitter. In
altre parole, dato che su Facebook sono tornato solo pochi anni fa, G+ (che sta
per Google Plus) è il social dove
sono presente da più tempo. Voi direte: e un bel “chissenefrega” non ce lo
mettiamo? Vi capisco. Era una sintesi di come dovrei essere affezionato alle
persone che ho conosciuto (virtualmente): in effetti con alcune di esse ho
fatto amicizia. Insomma, tra qualche giorno sarò costretto a salutarle. Sarà un
addio? Io spero di no.
I social fanno parte delle nostre vite molto
più di quanto ce ne accorgiamo. Ne siamo dipendenti, riusciamo a stare al
massimo un’ora (anche meno) senza verificare eventuali notifiche, o per
segnalare in qualche modo che noi, in quella bolgia di fake, fotoritocchi e
pettegolezzi, ci siamo. Digito ergo sum.
Però, finché si parla di persone che hanno la sola funzione di accrescere il numero
di follower la cosa conta poco, diverso è quando condivisioni e scambi ci
portano a pensare che si sia creata un’amicizia, che magari è sfociata pure in
quella reale. Ad un certo punto, come sta per accadere su G+, questi amici li
perderemo di vista. Non è un dramma, beninteso, finiscono amori e si guastano
famiglie, però qualcosina si incrina nel nostro precario equilibrio tra il
reale e il virtuale. Sempre se l’abbiamo mantenuto.
Sto esagerando, secondo voi? Probabile.
Voglio dire, in fondo siamo adulti e vaccinati, si va avanti anche di fronte a
problematiche ben più importanti. Però certe dinamiche relazionali e
comunicative si sono molto modificate negli ultimi anni. La rivoluzione
tecnologica ha portato anche una trasformazione antropologica, non certo delle
fattezze umane (e pure su questo si potrebbe discutere, leggi problemi al collo
per lo sguardo sempre rivolto verso lo smartphone) ma quanto degli usi e
costumi, nello specifico diventati molto, molto digitali. Con le annesse
dipendenze. In questo contesto è innegabile affermare che diversi di noi hanno
trascurato una parte di vita reale perché illusi di tenerne i contatti sui
social, oppure sostituendola con il proprio avatar. Con la benedizione di
Zuckerberg, Page & co.
Va bene, perdonatemi, ho divagato. Diverse
volte discuto con mio figlio sulla genesi di questo “nuovo mondo”, e la
discussione ha un finale per me scontato: se non ci fosse stato Jobs e il primo iPhone ora saremmo
migliori. Lo so, non è proprio così, ma noi adulti tendiamo facilmente a
trovare un capro espiatorio. Tornando a G+, in questo momento sto per scaricare
tutto ciò che ho postato. Già, perché decidono di chiudere e allo stesso tempo
ti lasciano la possibilità di conservare i contenuti condivisi, seri e semiseri
(parlo per me), come fossero fotografie da sfogliare ogni tanto con un pizzico
di nostalgia. Tra l’altro G+ è stato il posto dove ho diffuso (con successi non
proprio planetari) il blog che state leggendo, con le pagine a carattere
tecno-scientifico ma anche con quelle di natura introspettiva. Blog che,
purtroppo, mi vede sempre meno presente.
Ho già salutato a mio modo gli amici di GooglePlus. Lo rifaccio ancora una
volta, ringraziandoli per aver apprezzato i miei post e i miei commenti. Per me
è stato un piacere leggervi, anche per il modo pacato di porsi, senza il
super-io o la cattiveria di taluni su altri social. Siamo ai titoli di coda, ma
presto o tardi ci rincontreremo. Vi abbraccio, tutti.