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mercoledì 21 dicembre 2016

Le sforbiciate di Natale


Da quando certi buontemponi americani hanno ideato i social network, l'amicizia reale e quella virtuale si sono mischiate, contaminate, confuse, direi. E pericolosamente pure. Alcuni canoni delle due tipologie di questi sentimenti sono comunque distinti. Volete mettere una stretta di mano vera con un "ciao" più emoticon su facebook ? oppure un abbraccio sincero e caloroso in confronto ad un "ti sono vicino" scritto giusto per ? O ancora, un sonoro vaffa (in Grillo style) detto dal vivo a pieni polmoni, rispetto ad uno trasmesso via adsl ? E' inutile, se dico che l'amicizia reale prevale alla grande su quella social, faccio un po' la figura del Catalano ai tempi di "Quelli della notte". Ma, e qui viene il bello, c'è un grande vantaggio ad usare twitter, facebook, google+, e così via, che la vita reale non ha, oppure lo ha in misura più ridotta. Esiste un tastino che, una volta cliccato, ci fa sentire più leggeri, vivere più in sintonia con noi stessi e con le nostre (poche) convinzioni. Basta un tocco del mouse, una ditata sul touch e la vita torna a sorriderci. Avete capito cos'è ?

Esci dal social ? No, non intendo questo. Se qualche volta lo avete fatto, ne avete sentito la mancanza. Non me la date certo a bere. Ma vi è mai capitato di rimuovere un contatto ? di non seguire più qualcuno ? Su, ragazzi, siamo tutti adulti. Per qualsiasi motivo sia accaduto, vi capisco. E' un atto liberatorio che significa "qui posso tagliare con quello, chi la vede più quella quando mi collego, non leggo più le sue ca...volate, non commenterà più inutilmente sotto i miei post, offuscandone l'originale bellezza..... Esci dalla mia vita, buono/a a nulla!" (perchè i veri buoni a nulla sono sempre gli altri, lapalissiano). E' cinismo questo ? no, solo un virtuale libero arbitrio che nella realtà non potete esercitare. Tanti lo avranno fatto, ne sono sicuro, magari senza il preavviso di certi personaggi che (giuro) hanno scritto testualmente "se vedete ancora questo post vuol dire che non siete tra quelli che ho cancellato dai miei contatti. Sapete, oggi era giorno di pulizie....".

Ma io non ho avuto l'ardore di digitare tutto ciò. Non ho questa cattiveria dentro di me. Non fino a questo punto. Al limite cancello e basta. Un bel taglio e via. Dobbiamo pure sbandierare ai quattro venti ciò che stiamo facendo ? mica c'è l'obbligo di scrivere tutto quello che si fa ! Ops, questa è una mezza verità: si va in vacanza e si postano le foto, si mangia un piatto speciale e si fa venire l'acquolina in bocca a tutti, partecipiamo ad un evento esclusivo e lo spiattelliamo alla grande. Come diceva quel tizio, chi è senza peccato scagli il primo sasso. Tornando al punto, mi è successo alcune volte di dover rimuovere, di non seguire più, qualche soggetto, facendolo molto a malincuore (sul "malincuore" credeteci, basta un piccolo sforzo). Magari il gesto impulsivo rischia di aver un minimo di contraccolpo psicologico (come l'avrà presa?), ma basta qualche giorno (minuto, volevo dire) e siamo più rilassati.

Voi avete tagliato i ponti con degli amici nella vita reale ? bravi i cattivoni, i senza scrupolo, i freddi e cuoredipietra. A me non è riuscito. Ma sui social, bè, lì è tutta un'altra storia. Insisto: se io vivo un momento particolare, c'è una che continua a scrivere cose che in questo periodo proprio non sopporto, che faccio, continuo a trovarmela davanti tutte le volte che mi collego ? neanche per idea. Sono libero di rimuovere e rimuovo. Stop. Power to the (disconnecting) people. Una volta (zitti però) ho tagliato un follower che poi se l'è presa. Mi ha chiesto il perchè, citando la sua dignità. Cheeeee ? signori, ma ci rendiamo conto ? Altra situazione: integralismo selvaggio su certi argomenti e presunzione di avere una visione più ampia della mia. Un taglio anche stavolta.

Vi starete chiedendo: alla faccia che educazione, che buongusto, che digital-empatia. Vi assicuro che nella vita vera sono diverso. Ma solo perchè non esiste quel tasto. E va bene, qualche volta mi è accaduto di mandare a quel paese delle persone (poche, per una volta sono sincero), ma l'ho fatto con garbo. E il garbo costa, va pesato con i toni, le misure, le parole per far capire. Porta agitazione, sudori, ci vuole coraggio a guardare in faccia chi si riceverà il nostro goodbye. I social hanno queste sfumature ? fortunatamente no. E allora, regalatevi anche voi per questo Natale qualche bella sforbiciata. C'è quello che da tempo vi assilla con assurde richieste, c'è quell'altra che vi fa l'occhiolino ma che non vi va a genio; ancora, un bel gruppo che vi sembrava adatto a resuscitare remoti interessi si è rivelato un disastro? via il primo, la seconda e pure il gruppo (che sicuramente non sentirà la vostra mancanza). Diciamola tutta, è un gesto che ci fa bene, ci fa guardare con serenità la nostra timeline. Proprio in questi tempi in cui si leggono spesso slogan tipo "vogliatevi bene", "curate innanzitutto voi stessi", come fare a non prendere al balzo siffatti suggerimenti e a non cestinare uno o più follower insopportabili ?

Sono sicuro che incontrando il malcapitato per strada, se risiede dalle vostre parti, non vi darà nemmeno la soddisfazione di fare l'offeso. Buon per voi.
Felice Natale ai provetti sarti !





PS Ho giocato scherzosamente solo per uno svago letterario. Deponete le forbici, indossate un sorriso. Tanti Auguri a tutti !

venerdì 9 dicembre 2016

Illuminare la notte sull'Himalaya


Nel villaggio di Photoksar, appartenente alla regione Ladakh dello stato indiano, un impianto solare finanziato dal governo centrale ha elettrificato molte case, alcune delle quali oggi affittano camere agli escursionisti di alta quota. Ma la disponibilità energetica è in generale scarsa, dato che circa la metà della popolazione della zona vive senza elettricità. Dove però la mano dell’uomo non arriva la natura regala risorse importanti: sono aree in cui l’irraggiamento solare per metro quadro è superiore del 25% rispetto alla media nazionale indiana a livello del mare. Al riguardo qualcuno ha osservato che i componenti di un impianto fotovoltaico di tipo domestico sono alla portata economica di molti, risultano affidabili e piuttosto efficienti, anche nel tempo, se la manutenzione viene fatta correttamente.

Di recente una missione coordinata dal gruppo Global Himalayan Expedition (GHE) ha portato alcuni ingegneri a Leh, la città più grande della regione Ladakh, che si trova in un deserto d'alta quota, circondato da cime frastagliate e vertiginose. La loro destinazione finale era il monastero buddista di Gompa nel remoto villaggio di Lingshed, circa 225 chilometri da Leh e quasi ad un giorno di “passeggiata” dalla strada rotabile più vicina. In sei giorni sono riusciti, dopo tanta fatica, ad installare 14 microreti (microgrid per gli amanti degli inglesismi) a energia solare in tutto il monastero e in una scuola elementare vicina. Con grande soddisfazione hanno portato la luce dove le principali fonti di illuminazione artificiale erano candele e lampade a cherosene. E l’hanno fatto usando una fonte sostenibile e affidabile di energia elettrica.

Ogni microrete comprende un pannello da 250W di potenza, due batterie da 12V a forma tubolare al piombo (somiglianti alle comuni batterie da auto) appositamente progettate per sistemi solari, più una trentina di lampadine a Led da 3W (equivalenti alle tradizionali ad incandescenza da 25W).  Utilizzando la corrente continua piuttosto che la corrente alternata si ha un passaggio diretto dall'energia ricavata dal sole verso quella utilizzata dalle lampade, senza perdere efficienza nella conversione. Infatti i pannelli solari generano energia elettrica in corrente continua (quella del + e – di una pila), ma solitamente perché ne possiamo usufruire è necessaria trasformarla in alternata (quella che attingiamo dalle prese di casa).

Ognuno dei tecnici di questo viaggio è un volontario che ha aderito ad un programma dello IEEE Smart Village, ente dell’IEEE (Institute of Electrical and Electronic Engineers) che supporta progetti mediante fonti rinnovabili per comunità isolate nelle zone povere del mondo, e partner di GHE su diversi impianti in Himalaya. Alcuni dei volontari avevano già lavorato su progetti umanitari simili, ma questo ha implicato molta più applicazione manuale e condizioni di vita disagiate. Piuttosto che dirigere squadre di operai, hanno personalmente issato i pannelli fotovoltaici sui tetti, sistemate le intelaiature con blocchi di cemento, collegato i pannelli alle batterie, cablato stanze, scale e corridoi per avere centinaia di punti luce.

Non sono mancati gli assistenti durante le fasi di installazione. Sia i monaci che gli studenti hanno dato volentieri una mano, insieme a degli elettricisti locali, grazie ai quali si effettuerà la manutenzione e si istruiranno i residenti di Lingshed alle riparazioni di base. Lo IEEE Smart Village ha finanziato l’intero hardware delle microreti, ma la proprietà collettiva passerà al villaggio. Ogni famiglia depositerà un canone mensile in un cassa condivisa per coprire la manutenzione ed eventuali espansioni. Se invece qualcuno vorrà installare un televisore o altri dispositivi non previsti inizialmente dovrà comprarseli in autonomia.

Mentre la maggior parte del team si è instancabilmente adoperato presso il monastero, altri tecnici si sono diretti verso una zona più bassa per installare un'altra parte del progetto: un laboratorio informatico per gli studenti, con un collegamento satellitare per l'accesso ad internet. Alla fine, è stato realizzato anche un piccolo centro di innovazione himalayana. Così, da una sera all’altra, oltre alle luminosissime stelle della zona si sono aggiunte le luci a led dell’energia solare. Ancora più luminose. Artificiali ma più utili. Dicono che sia stata un'emozione per tutti, soprattutto per gli ingegneri. Sono tornati a casa con un'esperienza indimenticabile, con la netta sensazione di aver ricevuto dal punto di vista umano più di quello che avevano dato. Perchè, e forse stenterete a crederlo, anche gli ingegneri hanno un'anima.