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sabato 22 dicembre 2018

Alternativamente, auguri



“Il Natale, quando arriva, arriva”, diceva una nota pubblicità di qualche anno fa. Cosa voleva significare, ve lo siete mai chiesto? Semplice, che mancano 3 giorni …
Su, lo sapete che in questo periodo mi diverto a scherzare con voi, pensavate che quest’anno saltassi l’appuntamento? Lo scorso dicembre vi avevo salutato solo qualche giorno prima di Capodanno, ma stavolta mi sono detto “Chissà come muoiono dalla voglia di leggere i miei auguri!”. E sono sicuro di non sbagliarmi… Che poi, sono così fondamentali questi auguri, questi scambi affettuosi e caldamente sinceri, da far scoppiare il cuore di gioia? Qui si potrebbero aprire ore di conversazione, nel bene e nel male, ma vi risparmio retorica e banalità. Oggi è il momento dell’ironia.

È anche vero che ultimamente si è persa la voglia di scherzare. Da dove cominciare con le brutte notizie? Dunque, il 2018 verrà ricordato per… provate a dirlo voi. La top ten credo sia difficile da compilare. Ponti crollati, discoteche come macelli, affogati in mare di tutte le età, compagne e mogli ammazzate senza pietà … continuo, o rischio di rovinarvi i preparativi? Il mio non è cinismo. Riporto fatti di cronaca, quotidiani purtroppo. E già, perché dal 24 dicembre a seguire, al caldo delle nostre case, oppure in esotiche località di vacanza, dove piatti e bicchieri si svuoteranno alla velocità della luce, ci estranieremo dal solito tran-tran. Beninteso, un po’ ci fa bene, ne abbiamo bisogno. Però …

Non ho volutamente citato la politica nelle righe appena sopra. Chiaro, se faccio la lista degli eventi tragici non posso accomunarli alla nuova formazione di governo. Dai, facciamo i seri, proprio non si può. Eppure, ci sarebbe da dire anche su questi insoliti amministratori, con la loro perfetta competenza, completa onestà e sacrosanto diritto di cambiare. In meglio? Lo dirà solo il tempo. Ieri ho visto bruciare una bandiera di quel movimento (parlare di partito mi sembra francamente troppo) nato quasi per gioco, che ha esaltato la voglia di rinnovamento degli italiani, soprattutto di quelli che sono i primi a non voler cambiare. Il gesto in sé per sé non è bello, e qualcosa vorrà pur dire. Quanto a chi c’era prima, è opportuno stendere un velo pietoso.

La corsa ai regali è partita da giorni, settimane, e sta arrivando il rush finale. E no, basta con il materialismo spinto, è ora di tirare fuori i sentimenti. Abbiate cura di voi stessi, dei vostri affetti, di chi vi sta vicino; vivete di più all’aria aperta e, al limite, se proprio non riuscite a farne a meno, regalate o regalatevi un viaggio. Quanto ai nemici, provate voi a fare il primo passo, starete senz’altro meglio quando vi sarete riappacificati. Sempre che ci riusciate. Abbandonate il vile denaro, i doni costosi. Dove abbandonarli? Vi lascio il mio indirizzo alla fine del post … Ve li terrò al sicuro e, giuro, non ne farò alcun uso personale.

E ora, prima di lasciarvi alle innumerevoli scorpacciate, un’anteprima da leccarsi i baffi. Fonti sicure dicono che l’anno prossimo è previsto l’arrivo di una specie aliena, i Minolli. Sono in grado di fare “cose dell’altro mondo”, ad esempio scrivere a penna in corsivo, leggere libri impegnati, parlare poco e bene. Tutto nella loro lingua, s’intende. Non conoscono le emoticon, i gruppi su Whatsapp e nemmeno Barbara D’Urso. Insomma, sono molto più evoluti di noi. L’atterraggio è previsto in Molise, per chi crede che esista. Nella regione del Di Pietro nazionale vi è una fervida attesa al riguardo. Ad Agnone, ad esempio, stanno iniziando a realizzare caciocavalli a forma di navicella spaziale; qualche chef stellato pensa ai “fusilli alla Minollo”. Lì, come in altre regioni d’Italia, i terrapiattisti hanno fatto una domanda precisa: se dovessero sbagliarsi e arrivassero dalla parte opposta, chi si affaccerà sul bordo ad accoglierli?


Abbiate sempre un pensiero per chi non sta bene e per chi non c’è più. Dimostrate i sentimenti, non solo a parole. Buon Natale, carissimi lettori, vicini e lontani.



P.S. Due note. La prima: Minollo è un omaggio a Massimo Troisi. Forse con le feste c’entra poco, ma mi è venuto così. La seconda: per chi non lo sapesse, i fusilli sono una pasta di origine molisana.



lunedì 10 dicembre 2018

L’umanità e l’eternità



Da sempre l’uomo intelligente ha volto lo sguardo al futuro, sia a quello da vivere che al tempo dopo la morte. Per chi crede in un dio si parla di vita eterna, o giù di lì. Poi c’è chi crede nella reincarnazione, con la speranza di rinascere sotto altre sembianze: non ne conosco molti, a dire il vero. L’eternità, una parola che affascina e forse spaventa, può risultare anche una sfida. Non parlo dei progetti di conservazione criogenica degli individui, quanto di chi, in vari modi, sta cercando di trasmettere nel tempo le conoscenze dell’umanità, preservandole da eventi apocalittici. Fa parte dell’umana ragione accettare la sua finitezza e allo stesso tempo lasciare un segno importante del proprio passaggio, brevissimo rispetto alla indefinitezza del tempo.

Il SETI (acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence) è un programma internazionale dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre, che si occupa anche di inviare segnali della nostra presenza ad eventuali civiltà future in grado di captarli. Scartate le capsule del tempo perché ritenute inadatte, si pensa ad altri mezzi. Il DNA potrebbe ipoteticamente memorizzare tutta la storia umana: attraverso la sua naturale replica, forse all'interno di una colonia di batteri, i dati sarebbero automaticamente copiati e preservati. Però i batteri avrebbero sempre bisogno di una fonte di alimentazione e, se non ci saremo, non è detto che se la possano procurare da soli. Inoltre, col tempo il DNA tende fisiologicamente a mutare, quindi potrebbe portare informazioni imprecise.

Alcune fondazioni private stanno provando a tornare alle origini, con la fondazione Memory of Mankind (MoM). Un piccolo gruppo di artisti, storici archeologi e ricercatori stanno incidendo testi su materiali ceramici, che verranno sepolti nella più antica miniera di sale del mondo, in Austria. Si pensa che possano rimanere intatti per un milione di anni. Il responsabile di MoM ha spiegato che questi "supporti per dati ceramici" sono resistenti a temperature estremamente elevate, prodotti chimici corrosivi e radiazioni estreme. Il loro intento non è quello di trascrivere tutto lo scibile, impensabile in tali modalità, ma provare a conservare come abbiamo acquisito tale conoscenza. Un’idea non originale, visto che già ci avevano pensato i primi ominidi, diversi millenni fa, con le incisioni rupestri, arrivate fino ai giorni nostri.

Un’alternativa più tecnologica ed efficace potrebbe essere quella di Project Natick, sviluppato da Microsoft. Questo progetto prevede la collocazione di data center sottomarini sui fondali adiacenti le città costiere. Gli hub sarebbero raffreddati dal mare e alimentati da fonti rinnovabili, fornendo alle comunità costiere un rapido accesso a Internet. Sebbene non siano stati progettati per questo, possono essere reinterpretati come capsule temporali digitali a prova di catastrofe. "Potremmo creare supercomputer galleggianti che hanno la capacità di rigenerare e archiviare i dati di tutto il pianeta", hanno affermato i ricercatori di Project Natick. Insomma, una sorta di caveau di dati sul fondo delle acque che potrebbero potenzialmente durare qualche secolo.

Indipendentemente da come scegliamo di memorizzare le informazioni sulla nostra specie, sulla Terra dovrebbero resistere a qualsiasi tipo di disastro naturale o a forze geologiche distruttive. In alternativa si può pensare di non conservarle sul pianeta azzurro. "In generale, lo spazio è un buon posto dove mettere cose che non si vogliono degradare troppo, a patto di proteggerle in modo adeguato", ha detto il dottor Shostak, ricercatore del SETI e coinvolto in prima persona su queste tematiche. Non si tratterebbe di data center a bassa orbita, col rischio di rimanere a corto di carburante e di precipitare, ma ad orbite molto alte, pronte cioè a continuare la loro corsa ciclica per tempi molto lunghi. Una possibilità a cui si va pensando da tempo è di posizionare degli hard disk (molto capienti) sulla luna, possibilmente non sulla superficie: sarebbero degradati dalle radiazioni che raggiungono la sua superficie. Andrebbero quindi seppelliti sotto uno spesso strato di crosta lunare.

Tuttavia inviare le informazioni sull’umanità ai posteri, di qualunque specie essi siano, non è sufficiente a raggiungere il risultato sperato. Dobbiamo avere un’alta probabilità che quelle informazioni possano essere comprese. Diversamente da quel che sembra, esistono oggi molti sistemi di scrittura arrivati a noi che restano indecifrati. Per i più curiosi, un caso noto è quello della lingua proto-elamita. Ma la nostra incapacità di comprendere deriva anche da una serie di concezioni moderne che possono distorcere la visione dei testi antichi. Pertanto se gli esseri futuri che fanno la traduzione non saranno nemmeno umani, il discorso si farebbe più complicato. In quale modo comunicare allora? Due “strumenti” possono tornare utili: la matematica, per spiegare concetti logici, e la musica, probabilmente per alcuni stati emotivi. Ovviamente il genere umano è fatto di tanto altro, quindi neanche essi sarebbero sufficienti a descriverci in modo esaustivo.

Secondo il dottor Shostak una soluzione potrebbe essere trasmettere tutto il web, magari depurato dalla peggiori nefandezze della nostra civiltà. Oppure lasciandole, per dare un quadro più realistico di come siamo. Se non altro, chi troverà queste informazioni non ci prenderà troppo sul serio e forse farà meglio di noi.