Nella letteratura socio-psicologica
esistono moltissimi test sui vari aspetti della personalità umana. Uno dei più
famosi è quello che misura l’intelligenza, o meglio il quoziente intellettivo
(QI). In un intervallo umano medio tra 85 e 115, Stephen Hawking, ad esempio,
ce l’aveva pari a 160. Ed altri scienziati sono arrivati ancora più in alto. Sarebbe
interessante calcolare un punteggio sulla cattiveria degli uomini, vero?
Starete pensando che persone di vostra conoscenza avrebbero un valore molto
alto, ne sono sicuro. Anche senza dare numeri, alcuni studiosi sono riusciti a
definire un “fattore D” al riguardo.
Più di 1 secolo fa, Charles Spearman, psicologo e statistico britannico, scoprì che esiste
un fattore generale di intelligenza, il fattore g: le persone che ottengono un
punteggio elevato in un test di intelligenza tendono ad ottenere punteggi
elevati anche su altri test simili. Egli definì inoltre il principio della
"indifferenza dell'indicatore": a prescindere dal test, se esso è
cognitivamente complesso e si basa su un numero sufficiente di elementi, la misura
sarà sempre affidabile. Ora, una ricerca condotta da un gruppo di scienziati
tedeschi e danesi suggerisce che considerazioni simili possono applicarsi anche
alla malvagità umana. A tal proposito il team ha individuato un fattore D (Dark, oscuro) che fa una sorta di scala
del livello della cattiveria umana.
Anche se gli psicologi hanno studiato
vari tratti oscuri nell’uomo, nel tempo è diventato sempre più evidente che essi
sono legati l'uno con l'altro. Ci si è posti quindi la domanda: esiste una
linea sottile che unisce queste peculiarità negative? I professori Moshagen, Hilbig e Zettler, ricercatori rispettivamente alle università di Ulm, Landau
e Copenaghen, hanno proposto l’esistenza del fattore D, ossia la tendenza
fondamentale a massimizzare la propria utilità a spese degli altri,
accompagnata da credenze che servono come giustificazioni per i comportamenti
malvagi. Nella loro definizione, l'utilità si riferisce al raggiungimento degli
obiettivi. Coloro che si trovano in alto
in tale scala cercano la massimizzazione dell'utilità nonostante sia in
contrasto con gli interessi degli altri, oppure lo fanno per produrre risultati
negativi sugli altri.
I ricercatori riconoscono che il fattore
D può manifestarsi in un gran numero di atteggiamenti e comportamenti
eticamente, moralmente e socialmente discutibili. Tuttavia, propongono che ogni
singolo tratto oscuro si riduca ad almeno una delle caratteristiche che
definiscono D, che hanno individuato in nove singole “capacità”: egoismo,
machiavellismo (nel senso di manipolazione), disimpegno morale, narcisismo
(inteso come rafforzamento dell’io), diritto psicologico (millantare un diritto
senza alcun riscontro reale), insensibilità, sadismo, interesse personale,
malignità (o perfidia).
Per calcolare un ragionevole fattore D,
hanno assegnato a diversi partecipanti nove diversi test che misuravano un
particolare tratto oscuro, come ben definito e caratterizzato nella letteratura
psicologica. Gli scienziati hanno così scoperto che tutti i tratti oscuri sono
positivamente correlati l'uno all'altro, sebbene alcuni siano più fortemente
correlati rispetto ad altri. Le correlazioni più forti sono state trovate tra: egoismo,
manipolazione, disimpegno morale, insensibilità, sadismo e perfidia. In secondo
luogo, le risposte dei test si sono avvicinate molto al modello teorico che si
erano creati, basato sulla massimizzazione dell'utilità (persone in grado di
dire qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che vogliono), sull’infliggere un danno
agli altri (coloro che vogliono punire qualcuno, anche rischiando di farsi male
in prima persona), sulla giustificazione di credenze sbagliate (chi crede di
essere più meritevole di altri e si comporta di conseguenza perché ciò accada).
Ma non basta. Gli esaminati che avevano
ottenuto punteggi elevati sul fattore D erano quelli più propensi a tenere del
danaro per se stessi quando gli veniva data l'opportunità, oppure mostravano
facilmente comportamenti non etici, tipo imbrogliare il prossimo per aumentare
il proprio guadagno. Ed infine, i più cattivi sono stati associati con tratti
poco edificanti, quali egocentrismo, dominio, impulsività, potere,
aggressività, e molto meno con comportamenti auspicabili, tipo buona identità
morale, prospettive future, equità umana, modestia. Ma questo era risultato già
riconosciuto dal senso comune.
Insomma, un bel ritrattino di quella
fetta di umanità con cui a volte ci troviamo fianco o fianco o, nel peggiore
dei casi, ne siamo avviluppati e succubi. E voi, qual è il vostro fattore D? Se
vi affacciate su questo link, ad oggi avrete
solo qualche dettaglio in più. Il test non è ancora disponibile. Peccato. O
meglio così ?
(fonte https://blogs.scientificamerican.com/beautiful-minds/the-dark-core-of-personality/;
si ringrazia il sito http://mentalfloss.com
per la gentile concessione della foto)
PS Buone vacanze, a risentirci a
settembre!