Che rapporto avete con i ragni? Vi sono
indifferenti, vi disturbano, scappate se li vedete o siete proprio
aracnofobici? Oppure vi incuriosiscono, li ritenete “simpatici” e magari
scattate una foto se vedete una bella ragnatela? E loro come ci vedono? Scherzi
a parte, i ragni sono animali veramente speciali. Pensate che alcuni
ricercatori hanno preso spunto dalla loro tela, ed in particolare dalla seta di
cui è composta, per provare una nuova tecnica che potrebbe aiutare a combattere
il cancro e alcune malattie infettive.
Il nostro sistema immunitario è in gran
parte basato su due tipi di cellule: linfociti di tipo B, che producono gli
anticorpi necessari per difendersi dalle infezioni più comuni, e linfociti di
tipo T. Nel caso dei tumori e di alcune malattie infettive come la tubercolosi,
è necessario stimolare i linfociti T. Sfortunatamente, il loro meccanismo di
attivazione è più complesso di quello dei tipo B: per innescare una risposta, è
necessario utilizzare un peptide, un piccolo frammento di proteina che deve
però essere protetto, evitando una sua rapida degradazione all’interno del
nostro organismo, prima di raggiungere il suo bersaglio.
Al fine di rafforzare l'efficacia dei
vaccini sul sistema immunitario, in special modo sui linfociti T, alcuni
ricercatori di diverse università, Ginevra, Friburgo, Monaco e Bayreuth, in
collaborazione con la società tedesca AMSilk,
hanno sviluppato microcapsule di seta di ragno in grado di trasportare il
vaccino direttamente all’interno delle cellule immunitarie. "Poichè gli
attuali vaccini hanno solo un'azione limitata sulle cellule T, è fondamentale
sviluppare altre procedure per superare questo problema, come abbiamo dimostrato
in questo studio" ha affermato la professoressa elvetica Carole Bourquin, team leader della
ricerca. Gli scienziati hanno utilizzato biopolimeri sintetici in seta di
ragno, un materiale leggero, biocompatibile e non tossico, altamente resistente
agli effetti negativi di luce e calore.
Le microparticelle di seta formano una
capsula di trasporto che protegge il peptide del vaccino durante il viaggio
fino al centro delle cellule dei linfonodi, aumentando così notevolmente le
risposte immunitarie dei linfociti T. Si ottiene così una nuova ed efficace strategia
di vaccinazione estremamente stabile, facile da produrre e facilmente
personalizzabile. Le particelle di biopolimeri di seta sintetica dimostrano
un'elevata resistenza al calore, resistendo a più di 100 gradi per diverse ore,
senza alcun deterioramento. Un vantaggio molto importante, specie nei paesi in
via di sviluppo dove una delle grandi difficoltà è la conservazione di questi
farmaci molto delicati.
Il principale limite di questo processo
è dato dalla dimensione delle microparticelle. In linea di principio la
protezione con biopolimeri sintetici è applicabile a qualsiasi peptide, che è
abbastanza piccolo da essere incorporato nelle proteine della seta: in realtà
sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere se è possibile incorporare anche gli antigeni più
grandi usati nei vaccini standard, specialmente nel caso di malattie virali. E
questo dal punto di vista scientifico è una verifica fondamentale, che voi
siate pro o contro i vaccini obbligatori. Ma non è questa la sede per una diatriba
del genere.
Negli ultimi anni gli scienziati stanno
cercando di imitare alcuni meccanismi presenti in natura. Pensate un po’, quando
ho inaugurato questo blog, ormai 4 anni orsono, avevo parlato proprio di un
argomento simile. Un tale
sapiente copiare si definisce bioispirazione. E con i ragni è già successo
altre volte: qui
un caso, sempre raccontato del sottoscritto. Nei materiali biologici ci sono
infatti vari aspetti, quali multifunzionalità, gerarchizzazione e
nano-strutturazione, che si fondono in una sintesi originale. Sintesi dalla
quale abbiamo ancora tanto da imparare. Madre natura riesce a difendersi ed
autorigenerarsi in modo così strabiliante, perché non dovrebbero fare
altrettanto gli uomini, che sono suoi figli?