L'amore è un sentimento pazzo. Nei miei primi
anni di adolescenza i meno eleganti terminavano questa frase in un modo che vi
risparmio. Dicevo, quel sentimento che ci investe a tutte le età, o che almeno
dovrebbe farlo, per le persone, le passioni, gli animali, sé stessi, ha
sfaccettature spesso impreviste. E forse proprio questo lo consacra a bellezza
unica e pura, così pura che poi, quando manca, ci fa star male. Ok, ho detto
delle banalità. Oggi, nello specifico, discorriamo del rapporto amore-chimica.
La chimica degli uomini, intendo.
Avete mai sentito parlare
dell'ossitocina? è un ormone di
tipo proteico prodotto dall'ipofisi che, fino a pochi anni fa, era ritenuto un
neurotrasmettitore capace solo di assistere (chimicamente) il momento del travaglio e dell'allattamento.
Poi, qualcuno dimostrò che esso è coinvolto in tutte le fasi
dell'attività sessuale, dai preliminari fino all'orgasmo, cosicché un
ricercatore molto poetico lo definì “ormone
dell'amore”. Però, come tutti sanno, questo sentimento "croce e
delizia" (o viceversa) non ci fa volare in continuazione. A volte i motori
si inceppano, le ali sbattono meno, e così, alla stregua di una depressione ad
alta quota, i vuoti d'aria non mancano. Bè, se qualcuno prova a risalire è
sempre grazie all'ossitocina. è l'ipotesi
piuttosto plausibile evidenziata di recente in uno studio dell'Università Norvegese
di Scienza e Tecnologia, condotto in collaborazione con l'Università del New
Mexico.
Lo studio ha voluto fare luce rispetto a
due correnti di pensiero. Ci sono infatti degli scienziati che sostengono la
funzione di questo ormone come basilare per migliorare un rapporto e renderlo
più forte con la persona che si ama; altri invece credono che i livelli di
ossitocina aumentino di più quando ci troviamo in situazioni difficili da
risolvere e la cresciuta produzione ci aiuta a cercare nuovi partner. Allora i
ricercatori hanno effettuato dei test su circa 150 coppie, metà americane e
metà norvegesi, ai quali è stato chiesto di pensare al loro compagno e a come lo
vorrebbero più partecipe nel rapporto. Risultato: i livelli di ossitocina erano
alti in corrispondenza di un forte investimento personale nel legame. Confermata
quindi la teoria come ormone dell'amore.
Il passo successivo è stato di esaminare
contemporaneamente il coinvolgimento di entrambi i partner. E qui la sorpresa.
Il livello dell'ormone è cresciuto di più, rispetto alla media, se un partner fortemente
coinvolto mostrava di credere che il suo omologo lo fosse meno. In altre
parole, la produzione cresceva se la differenza di "energia
sentimentale" (passatemi la locuzione) era significativa all'interno delle
coppie. In tal caso l'ossitocina potrebbe agire come ormone della crisi. Un esito che può apparire contraddittorio, cioè
che i valori di ossitocina salgano sia quando le cose vanno bene che in caso
contrario; ma in fondo non lo è, a detta dei ricercatori. La loro spiegazione è
questa: l'ossitocina potrebbe promuovere l'attenzione e la motivazione verso il
rapporto in cui queste stanno calando, al fine di tirare a sé chi dei due si
sente temporaneamente meno attratto dall'altro, ed arrivare ad un positivo
beneficio di coppia. Un ormone che, in definitiva, "vigila" sul
rapporto e tende a rimetterlo in carreggiata, se ci sono degli sbandamenti.
Tranquilli, non penserete che davanti a
situazioni gravi, le proteine secrete dal vostro organismo vi facciano fare
cose che non volete. Ci sono casi in cui il coinvolgimento è così scarso che
l'ossitocina non cresce più. La vostra volontà, o gli eventi che non siete
riusciti a governare (e qui nascerebbero fiumi, che dico fiumi, cascate di
parole), vi permettono di staccare la spina definitivamente. Secondo gli
scienziati, è come se la natura ci avverte che non ha più senso spendere
energie e risorse su una storia finita. In pratica, chimica sì, ma fino ad un
certo punto. "Quello che è biologicamente funzionale non sempre coincide
con ciò che è socialmente desiderabile" ha affermato il professor Grebe,
uno degli autori del lavoro. Come dargli torto ?
Questa volta non vi lascio con la solita
postilla finale. L'argomento, dal punto di vista umano e scientifico, insomma
dal lato che vi piace di più, offre spunti a palate. Alla prossima.
(fonte
https://www.eurekalert.org/pub_releases/2017-05/nuos-lhi051817.php; si ringrazia il sito http://www.originalstore.it per la gentile concessione della foto)
Nessun commento:
Posta un commento