Il passato è un grande maestro.
Tranquilli, non sto iniziando un trattato di filosofia della strada, nemmeno mi
è presa la classica botta di nostalgia dovuta all'età. è che alle volte ci si imbatte in ricerche, o in ricercatori,
che hanno fatto degli approfondimenti ancestrali la loro missione. Capita
infatti a due studiosi, un po' scienziati ed un po' investigatori, che frugando
in alcune pieghe del tempo trascurate, ci possono far riflettere su un tema
imprescindibile come quello della salute.
Il professor Ramsden, del National Institutes of Health, ha portato
alla luce dati grezzi da uno studio di 40 anni fa, secondo cui non è vero che mangiare
grassi animali al posto di quelli vegetali può far male al cuore. Di studi che
fanno da bastian-contrario ai dogmi della nutrizione salutare ce ne sono
diversi, ma questo è apparso veramente rigoroso. Secondo il professore, la sua
scoperta e l'analisi dei relativi dati perduti sono un classico esempio di come
la mancata pubblicazione di certi risultati scientifici possano cambiare la
realtà, o almeno la sua percezione. E non è un'affermazione da sottovalutare,
pensando a come certe multinazionali siano potenzialmente in grado di dirigere
le ricerche a loro favore.
I dati erano stati raccolti dal dottor Frantz
della Università del Minnesota, mediante 9.423 pazienti di ospedali
psichiatrici, con età dai 20 ai 97 anni. I partecipanti erano stati casualmente
assegnati in parte ad un gruppo con dieta standard, a base di grassi animali,
quindi saturi, in parte ad un gruppo in cui gli oli vegetali avevano sostituito
circa la metà di quei grassi saturi. Un tale studio, detto "controllato randomizzato",
genera risultati più obiettivi rispetto agli studi cosiddetti "osservazionali",
in cui i volontari mangiano quello che hanno scelto, preferendo così ciò che
pensano gli faccia più bene, in funzione del proprio stato di salute. I dati finali,
ritrovati su vecchi floppy disk, evidenziavano una distinzione meno netta tra
grassi saturi e polinsaturi (quelli degli omega-3, per esempio), relativa ai
loro effetti dannosi sulla salute e, in special modo, sul buon funzionamento
del cuore.
Si stima che circa 700.000 persone
muoiono ogni anno nel mondo per infezioni resistenti ai farmaci. Se la
situazione non cambia, si potrebbe arrivare addirittura a 10 milioni di persone
l'anno entro il 2050. La dottoressa inglese Erin Connelly, dell'Università di
Nottingham, lavora da tempo per scovare antichi testi medici e per riproporre
ai giorni nostri strategie farmacologiche datate, con le dovute correzioni. Fa
parte di un team di ancientbiotics
(termine difficile da tradurre in italiano, letteralmente anticobiotico - e non
antibiotico), composto da medievalisti, microbiologi, parassitologi, farmacisti
di tutto il mondo.
Nel 2015, il gruppo guidato dalla
Connelly ha pubblicato uno studio pilota su una ricetta di circa mille anni fa,
chiamata collirio di Bald, tratto da un vecchio testo medico inglese, destinato
a curare l'orzaiolo. Una causa comune di queste infezioni agli occhi è il
batterio Staphylococcus aureus,
attualmente resistente a diversi antibiotici. Le infezioni da stafilococco portano
a cronicizzazione di ferite gravi e croniche, a sepsi e a polmonite. Il collirio
di Bald contiene vino, aglio, cipolla (o porro) e bile bovina essiccata (prodotto
che gli inglesi sintetizzano col nome oxgall).
In poche parole, un intruglio vomitevole. La ricetta prevedeva il riposo degli
ingredienti miscelati in un recipiente di ottone per nove notti, prima
dell'uso. Applicando le medioevali istruzioni, i ricercatori hanno ottenuto un
potente agente antistafilococco, che ha ucciso in più prove una matrice di batteri
in vitro; ha inoltre debellato infezioni presenti su ferite croniche nei ratti.
La ricetta è stata provata in più modi:
ha funzionato solo se seguita alla lettera. A testimonianza di quale efficace e
lunga sperimentazione vi era alla base. Insomma, un vero portento, specie se
pensate con quali mezzi rudimentali era stata ottenuta. Ce ne saranno altre da
cui possiamo attingere? Per giungere a risultati concreti e ripetibili è
necessario raccogliere molti dati. Ma è quello che stanno facendo gli ancientbiotics del caso. Con una banca
dati sempre in aggiornamento, potrebbero venir fuori nuovi farmaci alla base di
moderni antibiotici. é inutile
dire come questa revisione del passato rappresenti una sorgente di informazioni
con contributi interessanti per la medicina moderna.
Guardare avanti, dunque, va sempre bene,
ma costruire il futuro senza aver completamente sviscerato il passato, nel bene
e nel male, non è affatto una buona abitudine. Vale in generale ma anche, in
particolare, per le scienze applicate.
(fonti
https://www.scientificamerican.com/article/getting-medieval-on-bacteria-ancient-books-may-point-to-new-antibiotics/ ; https://www.scientificamerican.com/article/records-found-in-dusty-basement-undermine-decades-of-dietary-advice/ )
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