Powered By Blogger
Visualizzazione post con etichetta Commissione Europea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Commissione Europea. Mostra tutti i post

martedì 27 settembre 2016

Regolamentare i prodotti per tatuaggi

 

Abbellire il proprio corpo e il proprio viso con colori e simboli è un'usanza antropologica che si perde nella notte dei tempi. Tra le varie tecniche, quella del tatuaggio assume un carattere particolare, sia perchè destinato a durare nel tempo, sia per i suoi risvolti sociali. Nel mondo civilizzato, però, dove tutto è soggetto a leggi e normative anche restrittive, qualcuno si è dimenticato di regolamentare le sostanze che i tatuatori iniettano nella pelle dei loro clienti. Infatti ad oggi non esiste una specifica norma europea sui tatuaggi e sui prodotti di trucco permanente o semi-permanente. Devono solo rispettare la direttiva CE 2001/95 sulla sicurezza generale dei prodotti, la quale afferma in sintesi che ogni prodotto venduto deve garantire dei requisiti minimi di sicurezza, per tutta la sua vita.

A parte i calciatori, per i quali le mode sono perlopiù esasperate, i tatuaggi stanno diventando sempre più popolari. In Europa il numero di persone tatuate è aumentato dal 5% del 2003 al 12% di quest'anno; in particolare tra i giovani, il 30% tra i 16 e i 34 anni possiede almeno un tatuaggio. Negli Stati Uniti, nella stessa fascia d'età, la percentuale passa al 40%. Com'è noto, essi vengono realizzati iniettando inchiostri colorati nella pelle e sono destinati ad essere permanenti, con conseguente esposizione prolungata, del derma e dei sottostrati cutanei, alle sostanze chimiche di cui sono fatti, oltre che agli eventuali derivati che si formano col tempo.

Anche per questo un nuovo rapporto del Joint Research Centre, il centro della Commissione Europea che si occupa di scienza e conoscenza, analizza la sicurezza e l'eventuale regolamentazione sul tema. Lo studio del JRC si propone di fornire le prove scientifiche necessarie per decidere come garantire la sicurezza degli inchiostri e dei processi utilizzati nei tatuaggi e nel trucco permanente. Infatti, tali prodotti contengono una combinazione di diverse sostanze, compresi un centinaio di coloranti e additivi, i cui pigmenti non sono creati specificamente per restare così a lungo sotto la pelle, e possono contenere delle impurità. Circa l'80% dei coloranti in uso sono prodotti chimici organici e più del 60% appartengono alla categoria dei cosiddetti pigmenti azotati, soggetti a liberare composti aromatici cancerogeni. Il tutto può essere facilitato dalla fisiologica degradazione della pelle, specie con l'esposizione ai raggi solari.

Si tratta comunque di supposizioni teoriche, dato che non ci sono dati sistematici in grado di definire gli effetti negativi sulla salute umana, oltre a quelli transitori dovute a infezioni batteriche per le micro-ferite, specie se la seduta avviene in posti poco puliti. In altre parole il rischio di cancro della pelle non è al momento né dimostrato, ma nemmeno escluso. Però, per una volta, c'è bisogno di far sopraggiungere il peggio prima di imporre delle misure cautelative? Così avranno pensato in Commissione Europea, visto che il report stilato dal JRC verrà utilizzato da parte della European Chemicals Agency (ECHA) per preparare una proposta di restrizione a questi prodotti, nel quadro del regolamento REACH. Il REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) è stato adottato dall'UE, a partire dal 2007, per migliorare la protezione della salute umana e dell'ambiente contro i possibili rischi dovuti a sostanze chimiche, migliorando allo stesso tempo la competitività dell'industria chimica europea.

Quello del tatuaggio è uno sfizio che tempo fa stava per prendere anche me. Ma, dopo questa news, anche se mancano le certezze scientifiche, mi è passata completamente la voglia. E a voi ?




lunedì 23 febbraio 2015

Smart meter per Enel nel progetto Flexiciency


Gli esperti informatici hanno capito da tempo come i Big Data possano avere un valore soprattutto se usati in tempo reale (qui ne avevamo già parlato). Questo vale anche per i dati energetici, al fine di offrire nuovi servizi ed opportunità per i clienti finali (senza dimenticare il profitto del gestore, mi pare chiaro).  Tutto ciò sta diventando sempre più possibile grazie ai contatori intelligenti (smart meter) che, se da un lato devono fornire informazioni semplici agli utenti, dall’altro devono convergere in un sistema abbastanza potente per raccogliere e condividere le informazioni.

E’ anche per questo motivo che la Commissione Europea, all’interno del programma di ricerca Horizon2020, ha finanziato 2/3 del progetto Flexiciency, guidata dal gestore italiano Enel, per ottimizzare e rendere fruibili i dati dei contatori smart presenti in molte case europee, guardando anche a quelle case che in futuro saranno dotate di questi dispositivi elettronici per la rilevazione dei consumi. Il progetto, lanciato nei giorni scorsi a Roma, prende il nome dall’unione dei due termini Flexibility ed Efficiency (flessibilità ed efficienza), parole chiavi sia per chi eroga questi servizi sia per coloro che ne usufruiscono. Infatti gli  utilizzatori finali sperano non solo in un taglio dei costi ma anche in offerte più mirate, in funzione delle varie esigenze, specie se utilizzatori di energie rinnovabili.

Si tratta di uno sforzo congiunto di 18 partner provenienti da dieci paesi europei, tra i quali si segnalano, oltre ad Enel, la società francese ERDEF, la spagnola Endesa Distribución e la svedese Vattenfall. L'obiettivo è quello di contribuire al raggiungimento delle mission fissate per il 2020 (+20% di efficienza energetica, -20% di emissioni di CO2, 20% di rinnovabili sul totale), attraverso la modernizzazione delle reti di trasmissione e l'attuazione di nuove politiche di mercato per promuovere la creazione di reti intelligenti. Incrementando l’uso delle fonti rinnovabili, la micro-cogenerazione e le quote di produzione di piccole di reti locali si otterranno minori costi ed una ricaduta di benefici più facilmente condivisibili.

Il progetto dimostrativo italiano coinvolgerà nella zona di Milano circa 5000 clienti, che saranno dotati di servizi di monitoraggio avanzati, grazie al dispositivo Smart Info di Enel. Grazie a Smart Info all’interno delle abitazioni si potranno verificare i consumi e decidere come ottimizzarli mediante la comunicazione tra contatore elettronico e dispositivi di uso quotidiano, come TV o smartphone. In Spagna la fase di sperimentazione sarà gestito da Endesa Distribución, con lo sviluppo di servizi simili per gli utenti finali della città di Malaga.

Nel grosso scacchiere della green economy si possono fare importanti passi se a muovere le pedine sono anche i gestori nazionali dei vettori energetici. Questo è ancora più vero quando si creano collaborazioni e sinergie come questa di Flexiciency. Perché la bidirezionalità creata dalle sorgenti di energia rinnovabili prodotte in autonomia ha di fatto sensibilizzato maggiormente gli utenti, creando inoltre nuove forme e nuovi flussi energetici. I maggiori produttori, che prima guardavano alle nostre case solo come fonte di profitto, ora fanno parte di un’ampia rete dalla cui intelligenza globale dipende anche il loro successo. I big data di questa iniziativa, il loro utilizzo e i servizi ad hoc che ne potranno scaturire sono il frutto di uno stravolgimento nel modo di intendere il prodotto energia. E che magari potrà portare anche gli auspicati benefici ambientali.





lunedì 13 ottobre 2014

I disinvestimenti sulla ricerca di base: un grosso errore


C’è anche uno scienziato italiano tra i nove autori della lettera aperta inviata nei giorni scorsi al parlamento europeo, in cui si prevede la lenta cancellazione o una perentoria riduzione delle strutture di ricerca e sviluppo nazionali, se non ci sarà un cambio di rotta. La lettera, dal titolo emblematico “Hanno scelto l’ignoranza”, denuncia i drastici tagli ai budget e alle assunzioni negli istituti di ricerca di base e nelle università in un numero crescente di paesi, dove invece i finanziamenti si rivolgono verso gruppi già affermati, che fanno della ricerca applicata il loro business.

Com’è noto, lo scopo primario della ricerca scientifica di base è di far aumentare la conoscenza e la comprensione teorica delle relazioni esistenti in natura. Viceversa la ricerca applicata deve trovare soluzioni pratiche, sfruttando le conoscenze teoriche per passare allo sviluppo tecnologico. Così facendo si lega più saldamente agli interessi degli investitori, specie privati, che intravedono naturalmente un adeguato ritorno economico e minor rischio, rispetto a quello che si corre sostenendo la ricerca di base, i cui tempi e frutti sono quasi sempre incerti. Concettualmente la differenza può essere sottile, ma non lo è certo per chi ragiona con i capitali.

I dati sui tagli alla ricerca parlano chiaro: dal 2009, in Spagna ci sono stati decrementi del 40% su investimenti e sovvenzioni pubblici; nello stesso periodo, “l'Italia ha tagliato il budget per l'istruzione superiore del 20%, e il numero di posizioni a tempo indeterminato è calato di quasi il 90%”, dice Francesco Sylos Labini, fisico italiano presso il Centro Enrico Fermi di Roma, uno degli autori della lettera. Discorso analogo per la Grecia, con un bilancio per centri di ricerca e università ridotto di almeno il 50%  e con le nuove assunzioni bloccate. Nella stessa Germania, pur avendo centrato l'obiettivo europeo di destinare il 3% del PIL alla ricerca, circa l’80% degli scienziati hanno contratti a tempo determinato, con nessuna garanzia sul futuro.

Secondo uno dei promotori, i governi potrebbero eliminare dal calcolo del deficit nazionale gli investimenti pubblici nella ricerca; oppure la UE potrebbe consentire a un paese che aumenta il proprio bilancio per la ricerca di base di diminuire proporzionalmente il suo contributo ai regimi di finanziamento europei. Quello che non risulta chiaro nelle stanze di Bruxelles è che abbassare il deficit tagliando i fondi in questo settore contribuisce a crearne uno nuovo, quello nell’innovazione e nella scoperta scientifica. Di più, il processo scientifico e la ricerca richiedono sperimentazione continua: per giungere alle eccellenze di cui il vecchio continente si può fregiare è necessario tanto “lavoro sporco” senza il quale i risultati non arriverebbero mai. Tutto questo affermano i nove sottoscrittori.

Circa 5000 scienziati hanno firmato la lettera, anche extraeuropei. Si è creato quindi un ampio movimento che comprende varie tappe, tra cui un tour in bicicletta di 3 settimane per le strade francesi, dal titolo Sciences en marche, e una serie di incontri presso le principali università italiane. Si arriverà quindi a pacifiche proteste nelle piazze di Parigi, Madrid e Roma. Come hanno scritto nella lettera, la scienza è una gara sulla lunga distanza ed è indispensabile per la produzione di nuova conoscenza. Sylos Labini è stato chiaro: "Se non ci sarà un vero e proprio sforzo del governo nel cambiare direzione, il sistema scientifico pubblico italiano non durerà a lungo". Renzi & Co. sono avvisati.

Qui il testo integrale della lettera.


(nella foto, interno del Dafne, sincrotrone dell'INFN di Frascati)

giovedì 25 settembre 2014

L’esplosione gioiosa della ERN 2014



Mancano pochissime ore al momento più atteso della Settimana della Scienza: la Notte Europea dei Ricercatori (ERN, European Researcher's Night). La maggior parte degli sforzi di Frascati Scienza, ente organizzatore per l’Italia di questo importante progetto finanziato dalla Commissione Europea, stanno per essere premiati tra pomeriggio, sera e notte di Venerdì 26 Settembre, con il susseguirsi di moltissimi eventi di divulgazione scientifica sparsi in molte città d’Italia. Le manifestazioni di questi giorni della Settimana della Scienza stanno vedendo una nutrita partecipazione di pubblico, ma si attendono con entusiasmo gli eventi del 26, che hanno registrato il tutto esaurito da tempo. Diversi momenti della Notte sono dedicati alla sostenibilità, argomento centrale per questa nona edizione (qui trovate una presentazione); eccone i principali al riguardo, dislocati su Frascati e dintorni.

Si parte al mattino con una mostra fotografica sulla sostenibilità negli spazi espositivi delle Scuderie Aldobrandini, storico palazzo nobiliare seicentesco, organizzata in collaborazione con il Museo Storico della Comunicazione di Roma. Nel pomeriggio all’Istituto Villa Sora si tiene una sessione sui Percorsi didattici sostenibili ed apprendimento significativo, volta ad illustrare il connubio tra scienza, didattica e sostenibilità ambientale, grazie alla presenza di docenti universitari di Scienze e di Psicologia. Ci saranno poi due aperitivi scientifici in piazza, perché, a saperlo fare, si può discutere di scienza anche tra un Campari ed uno stuzzichino. Uno è Energie sostenibili, un argomento di cui si sente parlare forse troppo ed è quindi necessario che gli scienziati diano spiegazioni semplici ma soprattutto reali, non filtrate dai media; l’altro, in seconda serata, riguarda il progetto italiano di riqualificazione delle periferie degradate, RhOME for denCity (qui maggiori approfondimenti), vincitore del primo premio in architettura sostenibile al concorso Solar Decathlon Europe 2014 di Parigi.

Poi, affacciandosi sulla capitale, segnaliamo due eventi altrettanto interessanti sul tema. Per i bambini, al museo Explora di Roma è pronto Tutti per Uno, Uno per Tutti – La Sostenibilità siamo Noi, in collaborazione  con il CRA-NUT (Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione): attraverso alcuni laboratori i piccoli devono comprendere che la salute nostra e quella della terra sono strettamente legate, che il loro stesso futuro si basa su questo indispensabile binomio, ossia sul cosiddetto consumo consapevole. All’Università di Roma Tre invece c’è Una notte sulla sostenibilità, un ricco menu per tutte le bocche affamate di scienza: da brevi seminari e presentazioni di libri ad incontri con docenti e ricercatori, da osservazioni astronomiche guidate a visite virtuali nello spazio.

Il programma è davvero vasto, non solo nel centro di ricerca frascatano: i dettagli sono disponibili a questo link. Inoltre, per chi seguirà uno o più eventi della Notte dei Ricercatori ed è in possesso di un account Twitter, sarà possibile comunicare dalle 20 in poi la propria esperienza, le proprie emozioni e tutto ciò che si vuole condividere usando l’hashtag #ern. Un bel modo di raccontare, in estrema sintesi, dei particolari che colpiscono e di come la scienza possa intrattenere e divertire, oltre che essere pilastro della società di oggi e di domani. 


lunedì 1 settembre 2014

La Notte dei Ricercatori: quando lo scienziato è uno di noi



Ritorna a settembre, più sorprendente che mai, la Notte Europea dei Ricercatori. Il progetto di Frascati Scienza, finanziato dalla Commissione Europea, ha il nobile scopo di divulgare la scienza al grande pubblico, a chi non è avvezzo ai laboratori, ai camici bianchi, agli strumenti costosi e complessi, a temi che sembrano molto lontani dalla realtà quotidiana, ma che invece nascondono passione, impegno e dedizione, pur con risultati al limite della chimera. Con questo progetto si vuole gettare il seme della scienza, specie tra i più giovani, in modo che possano comprendere il fascino e l’impellenza di una materia che, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, cerca di rispondere ai perché della nostra vita, migliorandone la qualità. 

La nona edizione della Notte Europea dei Ricercatori si svolgerà il 26 settembre e rappresenterà il culmine della Settimana della Scienza, che avrà inizio il 22 settembre. Oltre al polo scientifico sull’asse Frascati-Roma, quest’anno saranno coinvolte tante altre città italiane, da nord a sud: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Ferrara, Genova, Milano, Pavia, Pisa e Trieste; un evento quindi su scala nazionale, perché anche la ricerca faccia rete. La sostenibilità è il tema cardine del 2014, leitmotiv di molti ricercatori italiani, oltre che internazionali: si tratta di un argomento a largo spettro, sul quale molti settori della scienza hanno la responsabilità di affrontarne le conseguenti sfide, con il massimo sforzo. Proprio verso ricercatori e scienziati è rivolta la speranza di tutte le persone sensibili a cui sta a cuore il futuro del nostro pianeta.

Numerosissimi gli eventi in programma: a partire da lunedi 22 ci saranno visite guidate all’interno dei laboratori, spettacoli di scienza interattivi, aperitivi scientifici, esperimenti pratici o seminari. Continueranno poi fino a venerdi 26, quando in tutte le sedi citate ci sarà un vero e proprio tripudio di momenti di divulgazione e di contatto con i ricercatori che, visti da vicino, sembreranno “umani” come noi. E’ una grande occasione per far comprendere ai non addetti ai lavori la bellezza della scienza, ma anche di esibire le eccellenze della ricerca italiana, aprendo alcuni siti di livello internazionale. Come ha detto Giovanni Mazzitelli, presidente di Frascati Scienza << La Notte Europea si è classificata prima tra i progetti presentati dagli stati membri. Abbiamo saputo mostrare l’importanza di condividere con il pubblico questo importante patrimonio italiano >>. Un plauso, dunque, agli organizzatori, nei quali la Commissione Europea ha creduto ancora una volta, e a tutti i ricercatori che, in piazza e nei laboratori, daranno la possibilità di ”seguir virtute e canoscenza” a grandi e piccini. 

Qui maggiori informazioni sull’evento.