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mercoledì 6 dicembre 2017

Tecnologie "sul campo"


Se siete avvezzi all’uso dei software, ciò che sto per dirvi vi sembrerà banale. La questione riguarda la loro versione, voglio dire quei numeretti, spesso intervallati da un punto, che denotano una certa “uscita” del software e i suoi principali aggiornamenti. Per intenderci, 1.0, 2.1, e così via. Da quando il digitale ha invaso  le nostre vite, si usa abbinare una versione anche ad altri argomenti non informatici. Forse avete sentito parlare di una Industria 4.0, ma anche dell’Agricoltura 4.0. Fino a qualche anno fa associare il settore primario al digitale avrebbe fatto sorridere: oggi non è più così. L’evoluzione tecnologica è destinata ad invadere anche questo campo (gioco di parole …), dove già non è successo.

Il successo commerciale dei droni ha fatto pensare ad un uso dopo l’altro. Tra di essi, quello di avere un occhio speciale dall’alto che valuta lo stato di salute delle piantagioni non è affatto da sottovalutare. Videocamere che registrano nello spettro dell’infrarosso e nel vicino infrarosso (NIR, Near  Infrared Reflectance) permettono di visualizzare la risposta del seminato alla luce e, da questa, alcuni algoritmi estraggono il vigore delle piante stesse. Si interviene pertanto solo dove c'è veramente bisogno, evitando spreco di risorse ed eccesso di fertilizzante, specie se chimico. E’ quella che si chiama agricoltura di precisione. Ma questo dei droni è solo una delle possibilità dell’Agricoltura 4.0.

A Bordeaux, in alcune vigne dove si produce l’omonimo nettare, si sta testando un prototipo di robot da vigneto chiamato TED, per aiutare la coltivazione e il diserbo dei terreni.  Oltre a rendere il lavoro meno faticoso e ad agire con rispetto verso i suoli, si tende a ridurre la dipendenza dalle energie fossili e dai danni causati dalle macchine agricole tradizionali. Un robot che quindi sostituisce l'uomo quando si tratta di raccogliere e selezionare le uve. I proprietari di questi appezzamenti, dai quali nasce la prestigiosa etichetta Chateau Mouton Rothschild, mostrano sensibilità e preoccupazione riguardo al benessere dei lavoratori di campagna. Secondo il direttore generale di queste cantine, monsieur Dhalluin, "TED sarà in grado di liberarli da alcuni dei compiti ripetitivi, ma non sostituirà mai la mano dell'uomo, strumento  essenziale per un raccolto perfetto e di alta qualità".

Qualcosa di analogo sta accadendo in Portogallo, dove il produttore Port Symington Family Estates ha  recentemente sperimentato un robot da vigneto denominato Vine Scout, per monitorare la salute delle viti e allertare i vignaioli su qualsiasi problema, come lo stress idrico, utilizzando un tracciamento GPS per muoversi in autonomia tra i filari. Esso fa parte di un progetto triennale cominciato l'anno scorso e parzialmente finanziato dall'Unione Europea, oltre che da istituzioni private. Ciononostante, alcuni produttori credono che la spinta verso un'alta tecnologizzazione sia legata ad una nuova filosofia: ottenere bassi rendimenti in quantità ma qualità eccelse, oltre che minore dipendenza dalle sostanze chimiche. (NdR: verranno così premiati i pochi eletti che possono permettersi bottiglie dai prezzi esorbitanti).

Rimanendo sul tema “cura dell’ambiente”, spostiamoci in ambito silvicolo e arboricolo. Alla recente Maker Faire di Roma, fiera dell’innovazione e dell’artigianato digitale, è stata presentata l’app Fagus Base, un software di analisi e raccolta dati dedicato ai professionisti della cura degli alberi. Attraverso un sistema integrato si potranno avere facilmente a disposizione tutte le informazioni sugli alberi, gestire le analisi visive e strumentali, indicare note e prescrizioni, fissare gli interventi e le priorità in funzione dello stato di salute delle piante. Di base vi è una necessità imprescindibile: fare vera manutenzione del verde, concetto fino a pochi anni fa piuttosto astratto, perché il rispetto della natura è anche un dovere civico e morale. E poi, non dimentichiamo,  tecnologie come queste possono rilevare anomalie nei movimenti degli alberi e segnalarle prima di gravi cadute su persone e cose. Città più belle e più sicure, dunque. 

Sia nel caso delle vigne che in quello degli alberi, sono le best practices a tracciare la via. Impensabile  parlare di Agricoltura 4.0 o addirittura di versioni superiori, senza un uso efficace ed efficiente degli strumenti digitali. L'innovazione è fondamentale, e fortunatamente non manca. Gli operatori possono stare tranquilli: non si tratta di un settore che si presta ad automatismi spinti, ma far finta di niente può essere controproducente. A loro preme la competitività, a noi importa ottenere il giusto compromesso tra prodotti sani e minimo impatto ambientale. A questo purtroppo ci pensa già il clima.




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