Se siete avvezzi all’uso dei software,
ciò che sto per dirvi vi sembrerà banale. La questione riguarda la loro
versione, voglio dire quei numeretti, spesso intervallati da un punto, che
denotano una certa “uscita” del software e i suoi principali aggiornamenti. Per
intenderci, 1.0, 2.1, e così via. Da quando il digitale ha invaso le nostre vite, si usa abbinare una versione
anche ad altri argomenti non informatici. Forse avete sentito parlare di una
Industria 4.0, ma anche dell’Agricoltura 4.0. Fino a qualche anno fa associare
il settore primario al digitale avrebbe fatto sorridere: oggi non è più così.
L’evoluzione tecnologica è destinata ad invadere anche questo campo (gioco di
parole …), dove già non è successo.
Il successo commerciale dei droni ha
fatto pensare ad un uso dopo l’altro. Tra di essi, quello di avere un occhio
speciale dall’alto che valuta lo stato di salute delle piantagioni non è
affatto da sottovalutare. Videocamere che registrano nello spettro
dell’infrarosso e nel vicino infrarosso (NIR, Near Infrared Reflectance)
permettono di visualizzare la risposta del seminato alla luce e, da questa,
alcuni algoritmi estraggono il vigore delle piante stesse. Si interviene
pertanto solo dove c'è veramente bisogno, evitando spreco di risorse ed eccesso
di fertilizzante, specie se chimico. E’ quella che si chiama agricoltura di
precisione. Ma questo dei droni è solo una delle possibilità dell’Agricoltura
4.0.
A Bordeaux, in alcune vigne dove si
produce l’omonimo nettare, si sta testando un prototipo di robot da vigneto
chiamato TED, per aiutare la coltivazione e il diserbo dei terreni. Oltre a rendere il lavoro meno faticoso e ad
agire con rispetto verso i suoli, si tende a ridurre la dipendenza dalle
energie fossili e dai danni causati dalle macchine agricole tradizionali. Un
robot che quindi sostituisce l'uomo quando si tratta di raccogliere e
selezionare le uve. I proprietari di questi appezzamenti, dai quali nasce la
prestigiosa etichetta Chateau Mouton
Rothschild, mostrano sensibilità e preoccupazione riguardo al benessere dei
lavoratori di campagna. Secondo il direttore generale di queste cantine, monsieur Dhalluin, "TED sarà in
grado di liberarli da alcuni dei compiti ripetitivi, ma non sostituirà mai la
mano dell'uomo, strumento essenziale per
un raccolto perfetto e di alta qualità".
Qualcosa di analogo sta accadendo in
Portogallo, dove il produttore Port
Symington Family Estates ha
recentemente sperimentato un robot da vigneto denominato Vine Scout, per monitorare la salute
delle viti e allertare i vignaioli su qualsiasi problema, come lo stress idrico,
utilizzando un tracciamento GPS per muoversi in autonomia tra i filari. Esso fa
parte di un progetto triennale cominciato l'anno scorso e parzialmente
finanziato dall'Unione Europea, oltre che da istituzioni private. Ciononostante,
alcuni produttori credono che la spinta verso un'alta tecnologizzazione sia
legata ad una nuova filosofia: ottenere bassi rendimenti in quantità ma qualità
eccelse, oltre che minore dipendenza dalle sostanze chimiche. (NdR: verranno
così premiati i pochi eletti che possono permettersi bottiglie dai prezzi
esorbitanti).
Rimanendo sul tema “cura dell’ambiente”,
spostiamoci in ambito silvicolo e arboricolo. Alla recente Maker Faire di Roma, fiera dell’innovazione e dell’artigianato
digitale, è stata presentata l’app Fagus
Base, un software di analisi e raccolta dati dedicato ai professionisti
della cura degli alberi. Attraverso un sistema integrato si potranno avere
facilmente a disposizione tutte le informazioni sugli alberi, gestire le
analisi visive e strumentali, indicare note e prescrizioni, fissare gli
interventi e le priorità in funzione dello stato di salute delle piante. Di
base vi è una necessità imprescindibile: fare vera manutenzione del verde,
concetto fino a pochi anni fa piuttosto astratto, perché il rispetto della
natura è anche un dovere civico e morale. E poi, non dimentichiamo, tecnologie come queste possono rilevare
anomalie nei movimenti degli alberi e segnalarle prima di gravi cadute su
persone e cose. Città più belle e più sicure, dunque.
Sia nel caso delle vigne che in quello
degli alberi, sono le best practices
a tracciare la via. Impensabile parlare
di Agricoltura 4.0 o addirittura di versioni superiori, senza un uso efficace
ed efficiente degli strumenti digitali. L'innovazione è fondamentale, e
fortunatamente non manca. Gli operatori
possono stare tranquilli: non si tratta di un settore che si presta ad
automatismi spinti, ma far finta di niente può essere controproducente. A loro
preme la competitività, a noi importa ottenere il giusto compromesso tra
prodotti sani e minimo impatto ambientale. A questo purtroppo ci pensa già il
clima.
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