Quando facevo le medie ricordo che
giravano dei manifesti pubblicitari contro il fumo. Lo slogan era più o meno
questo "Chi fuma non si alza di 1 cm", a voler dire, almeno secondo
il mio QI dell'epoca, che la sigaretta non aiutava affatto a sentirsi più grandi.
Altri la intesero diversamente: il fumo fa rimanere bassi, andavano affermando.
Ora, al di là dell'interpretazione, era una della prime grandi campagne per la
lotta al tabagismo, specie in età adolescenziale. Ma oggi non farò il copywriter,
tantomeno il denigratore del tabacco, anche perché, come alcuni sanno, mi concedo il vizio di fumare sigari,
toscani per la precisione.
Recenti ricerche sulla marijuana (anche
detta Pot in America, cosa che ignoravo) stanno affrontando tematiche inerenti
il suo uso terapeutico, cosa che di solito avviene solo con lunghi studi
clinici, durante lo sviluppo di un farmaco. Negli Stati Uniti l'uso di cannabis
tra i ragazzi delle scuole superiori sovrasta quello delle
sigarette. Al congresso dell'Associazione Psichiatrica Mondiale a Berlino è
stato presentato il risultato di uno studio di 1.200 persone affette da
schizofrenia. L'indagine, condotta dall'Istituto Max Planck di Medicina
Sperimentale, ha analizzato un'ampia gamma di fattori di rischio, sia genetici che
ambientali, in relazione alle modalità di crescita di questa malattia mentale. E'
stato mostrato che le persone che avevano consumato cannabis prima della
maggiore età hanno sviluppato la schizofrenia circa 10 anni in anticipo
rispetto agli altri. Maggiore era la frequenza di utilizzo, minore era l'età di
comparsa dei sintomi della schizofrenia. Nel considerare altri fattori, come l'alcool
o la predisposizione genetica, il consumo di marijuana restava la causa
principale.
L'approvazione della cannabis per il
trattamento della nausea, del dolore e di altre condizioni di di salute gravose
prosegue con l'intento di legalizzarne anche l'uso "ricreativo". Gli
effetti collaterali apparentemente innocui
hanno contribuito a tracciare un percorso verso la creazione di un
filone favorevole alla legalizzazione, con tutto un contorno commerciale per
distribuire altri prodotti di consumo aventi la stessa derivazione. Lo studio
presentato nella capitale teutonica potrebbe esserne un freno. Il problema è però
che non trova un'accettazione universale. I dati disponibili su questo
argomento non sono definitivi e rigorosamente scientifici, soprattutto nel
legame causa-effetto, osservano alla NORML, un'organizzazione statunitense che
promuove la legalizzazione della marijuana nel pubblico adulto. Questi signori affermano infatti che in molti casi l'aumento d'uso non è stato proporzionale
allo stesso incremento di diagnosi di schizofrenia o psicosi.
Ma al congresso di Berlino sono stati
approfonditi anche i meccanismi che potrebbero produrre
effetti deleteri nel cervello di un giovane. Il principale composto psicoattivo
presente nella marijuana, il THC (tetraidrocannabinolo), interferisce con il
normale flusso di segnali tra le cellule cerebrali, che solitamente avviene
mediante sostanze chimiche chiamate endocannabinoidi. Questi composti naturali attivano un recettore
che agisce come interruttore, mantenendo
il livello di attività cerebrale, tra segnalazione standard o eccitazione,
all'interno di una gamma "normale". Al contrario la THC, sostituendo e
sovrapponendosi agli endocannabinoidi, modifica il sistema di autoregolazione,
portando questi ultimi a bassi livelli, che causano eccessivi stimoli del
sistema nervoso con disturbi d'ansia e impulsività, oppure a livelli molto
alti, la cui conseguenza porta alla depressione.
Tornando ai ragazzi, i soggetti più critici
da questo punto di vista, il malfunzionamento del segnale endocannabinoide causato
dal THC nel cervello adolescente può ostacolarne lo sviluppo
neurologico che coinvolge trasmettitori e recettori, compromettendo così la
comunicazione cerebrale in modo permanente. Si tratta di un studio piuttosto
allarmante, che si aggiunge ad altre ricerche che già in passato avevano tratto
conclusioni simili: l'assunzione di Pot nei giovani può elevare il rischio di portare alla schizofrenia in età adulta. E se pensate che l'Italia è il
secondo paese in Europa per consumatori di cannabis tra i 15 e i 34 anni,
abbiamo un motivo in più per correre ai ripari.
(fonte
https://www.scientificamerican.com/article/link-between-adolescent-pot-smoking-and-psychosis-strengthens/;
si ringrazia il sito http://www.notiziariochimicofarmaceutico.it
per la gentile concessione della foto)
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