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lunedì 2 ottobre 2017

Uno scanner palmare per l'agricoltura del futuro


Come settore primario, l'agricoltura è stata da sempre guidata da previsioni, sapere tramandato e conoscenze empiriche. Ed è così ancora nella maggior parte dei casi. Ma il livello spinto di innovazione tecnologica sta per travolgere (nel senso buono del termine) anche tale settore. Uno dei motivi è quello dei cambiamenti climatici: l'alta imprevedibilità delle condizioni meteorologiche, aggiunta all'aumentata frequenza degli eventi calamitosi, deve far virare le buone pratiche di una volta verso metodi più sistematici e strumentali. Anche perché una ricerca di pochi mesi fa dell'Università di Harvard ha dimostrato che gli eccessivi livelli di CO2 riducono notevolmente la quantità di proteine nelle colture di base, compresi grano e riso, innalzando il rischio di sviluppare maggior carenza di proteine ​​nelle persone.

Da alcuni anni si sente parlare di agricoltura di precisione, come quella strategia gestionale che si avvale di strumentazioni innovative per la esecuzione di interventi agronomici, tenendo conto delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo. Detto così sembra un compito improbo, ma deve essere pensato come una cura più puntuale di tutte le fasi che portano al raccolto. Circa gli strumenti, esistono alcuni sensori sul trattore che possono rivelare la condizione dei campi, oppure i droni, molto quotati per lo scopo, per mostrare le aree meno in salute delle parcelle e focalizzare l'intervento proprio su quelle. Ma ora sta uscendo uno strumento in più per i coltivatori, uno scanner palmare per determinare immediatamente i contenuti nutrizionali del raccolto.

Il dispositivo, chiamato GrainSense, dal nome della società finlandese che lo sta sviluppando, analizza grano, avena, segale e orzo scansionando un campione con varie frequenze di luce vicino agli infrarossi. La quantità di ogni tipo di luce assorbita consente di individuare con precisione i livelli di proteine, umidità, olio e carboidrati contenuti nel campione rappresentativo di quel punto dell'appezzamento. Uno strumento che potrebbe rivelarsi fondamentale per mitigare gli effetti del cambiamento climatico sulla qualità del cibo.  Questa tecnica è stata utilizzata per decenni in laboratorio, ma questa è la prima volta che viene reso disponibile immediatamente su un dispositivo palmare. E poi i tempi dei laboratori sono di giorni o addirittura settimane, con analisi su circa mezzo chilo di cereale. Così nel frattempo le condizioni del raccolto stanno già mutando. Al contrario, GrainSense richiede poche decine di chicchi per rivelare la loro composizione in alcuni secondi. Queste informazioni, insieme alle coordinate GPS del punto in cui sono state effettuate le misurazioni, sono collegate ad un'applicazione mobile.

I risultati in tempo reale indicano agli agricoltori se devono aggiungere fertilizzanti o ridurre i livelli di umidità quando i raccolti crescono. Ne beneficia sia il terreno, senza una carica aggiunta eccessiva, ed anche il coltivatore che risparmia tempo e denaro. L'applicazione può quindi essere utilizzata per valutare l'impatto delle condizioni ambientali e la qualità del suolo, in funzione del raccolto, anno per anno. Ma la tecnologia potrebbe essere adattata per valutare il contenuto proteico di qualsiasi materiale organico, compresa la carne. Ciò significa che si apre la porta anche ad altri dispositivi consumer, al fine di scoprire, un giorno, cosa c'è nel cibo che acquistiamo e portiamo sulla nostra tavola. Tant'è vero che qualcuno si sta muovendo per miniaturizzare sensori più piccoli, magari con funzionalità ridotte, da collegare ad uno smartphone.

La ricerca e l'innovazione sono elementi essenziali per l'agricoltura nell'era dello sviluppo sostenibile: preservare gli ecosistemi e produrre cibo sufficiente e sano per tutti. A confronto con altre potenze mondiali tutta l'Europa (Italia compresa) è in ritardo in questo campo, posizionandosi dopo Cina, Usa, Giappone e Corea del Sud. Una situazione che trova origine in un progressivo disallineamento tra i laboratori e i campi, tra la ricerca teorica e le esigenze concrete delle imprese e dei consumatori. Ma la sostenibilità passa anche dai piccoli passi: ben vengano dunque significative tecnologie come quella di GrainSense, per dare strumenti diretti agli operatori della terra, ai quali viene chiesto di accrescere la propria sensibilità sul tema, mettendo talvolta in discussione tradizioni secolari.




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