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lunedì 25 settembre 2017

Le impronte digitali antidroga


Lo scorso maggio è uscita la notizia secondo cui alcuni nostri politici sarebbero cocainomani. Persone de Il Fatto Quotidiano si sono intrufolate nei bagni della Camera dei deputati e hanno raccolto qualche prova. Ora, tralasciando le puerili difese della simpaticissima "presidenta", ve li immaginate gli abitanti di Montecitorio che si sottopongono al drug test? Difficile, tant'è che si sono subito espressi contro. Loro, i timorati di Dio. Qualcuno ha obiettato: i test sono affidabili? quando dovrebbero essere condotti? chi vigila sulla loro esecuzione? Dubbi leciti, naturalmente. E se vi dicessi che, in Parlamento come altrove, basterebbe un'impronta digitale e pochi secondi per conoscere la verità?

Non è facile conoscere con esattezza i numeri mondiali sulla coca. Uno studio pubblicato pochi mesi fa dall'Osservatore europeo delle droghe mostrava la situazione del 2015: più di 8000 morti per overdose nel vecchio continente, in aumento rispetto al 2014; 3/4 delle richieste di trattamento per consumo di cocaina viene da Spagna, Italia e Regno Unito messi insieme, dove il nostro dato è riferito a circa l'8% della popolazione adulta, che ne fatto uso almeno una volta. L'uso di un drug test forse non avrebbe l’effetto deterrente auspicato, ma servirebbe a cautelare certe professioni dal punto di vista della sicurezza, propria e degli altri.

I ricercatori dell'Università di Surrey, contea a sud-ovest di Londra, hanno sviluppato un test che, partendo dalle impronte digitali, conferma in brevissimo tempo se c'è stato uso di cocaina. Utilizza della carta cromatografica per prendere il campione e lo analizza mediante una tecnica nota come spettrometria di massa paper spray. Lo studio ha acquisito impronte digitali da un gruppo di pazienti che avevano richiesto un trattamento di riabilitazione e recupero dagli stupefacenti, insieme a non consumatori. Dopo aver lavato le mani accuratamente, ognuno ha poggiato i polpastrelli sulla carta preparata per il test. Si è passati così ad una sorta di sviluppo dell'impronta digitale, mediante sostanze chimiche, al fine di individuare con precisione le creste dell'impronta e quindi l'identità della persona. Chi ha assunto droga ha generato all'interno del suo organismo due metaboliti (dai nomi difficili, benzoilecgonina e metilecgonina), che si affacciano sulla pelle delle mani, permettendo al test di rilevarli. Niente di più semplice!

Il team leader dello studio, dottoressa Costa, ha affermato che la tecnica è stata efficace al 99% nel rilevare l'uso della cocaina, sottolineando l'importanza di questa tipo di spettrometria piuttosto recente, sia dal punto di vista della sensibilità e dell'accuratezza, che per tempi e costi risparmiati ai laboratori di analisi. Motivo per cui è molto apprezzata nelle analisi forensi. Si aggiunga inoltre che in un tempo medio di attesa inferiore al minuto, con una semplice impronta digitale si riesce a ricavare l'identità del soggetto e l'uso di stupefacenti. Tutto in un solo campione e con nessuna invasività.

I metodi di prova tradizionali hanno alcune limitazioni. Essendo basati su prelievi di urina o sangue, possono esserci rischi biologici e sono necessari metodi di stoccaggio e smaltimento particolari. Invece il test sviluppato nel Surrey è rapido, sicuro e, al di là del costo della macchina utile a refertare la carta appena “digitata”, possiede requisiti di buona portabilità per essere applicata in centri di vigilanza, prigioni, tribunali o anche in comuni aziende, ad esempio di trasporto. Quanto ai politici, meglio stendere un velo pietoso ....


(fonte https://www.eurekalert.org/pub_releases/2017-09/uos-092117.php; si ringrazia il sito https://www.indiamart.com  per la gentile concessione della foto)

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