Nella storia dell’industria, fino ad oggi si
distinguono 3 momenti topici, detti anche rivoluzioni industriali. La prima in
assoluto risale a metà del ‘700 con l’introduzione della spoletta volante e
della macchina a vapore, la seconda a fine ‘800 grazie all’avvento
dell’elettricità e del petrolio, la terza iniziata una quarantina d’anni fa con
l’uso massiccio di elettronica, informatica e telecomunicazioni. Ora sembra
essere in arrivo una quarta rivoluzione industriale. Non dovrebbe costituire
uno stravolgimento totale ma comportare diversi benefici orientati al
consumatore finale. I presupposti sono gli stessi della terza di cui si diceva
sopra, ossia la tecnologia evoluta sommata alla diffusione capillare del web,
che in questo caso fa “solo” da infrastruttura di comunicazione e non di
intrattenimento. In altre parole non si tratta di una gestione radicalmente
diversa della produzione, quanto di una ipotesi di miglioramento destinato ad
ottimizzare i tempi di consegna e le personalizzazioni. Il tutto deriva da un
uso spinto del cloud e di una tecnologia definita internet industriale.
Si tratta di una specializzazione dell’IoT (Internet of Things), mirata ad
utilizzare dati condivisi per la produzione degli oggetti più disparati. Poiché
si stima che nel 2020 alla rete globale saranno “agganciati” 25 miliardi di oggetti,
moltissimi di questi saranno coinvolti in fabbriche altamente automatizzate che riusciranno ad effettuare correzioni in corsa
nella realizzazione del prodotto finito. Il processo sarà così flessibile che
le industrie saranno in grado di offrire una maggiore qualità e prodotti meno
costosi rispetto al passato. Il Cloud e le applicazioni basate sui dati incrementeranno
l’automazione della forza lavoro, spingendo verso una collaborazione tra le
stesse macchine. Operatori umane qualificati e sistemi di intelligenza
artificiale coordineranno produzione e flussi di lavoro, ottimizzando
l'utilizzo dei robot e dei materiali in base alle esigenze di business. Le valutazioni
della qualità in tempo reale sulla linea di produzione elimineranno gli scarti end-of-line (di fine linea) e tutti i
prodotti “imperfetti”, ossia non conformi ai requisiti prestabiliti.
La personalizzazione costerà meno e sarà molto
veloce grazie alla estrema flessibilità integrata nel prodotto sin dal concepimento e progettazione. Ci saranno specializzazioni
di produzione e varianti molto dettagliate, ad esempio con l’utilizzo di piattaforme
di stampa 3D, di metallo o di plastica, tali da raggiungere una grande
versatilità negli ambienti di produzione, anche pesanti. Diventerà normale per
i consumatori e le imprese a progettare online i prodotti di cui hanno bisogno,
e la relativa consegna potrà avvenire in tempi molto ridotti. Tutto in una
estrema efficienza mai vista prima.
Anche se l’implementazione su larga scala richiederà
tempo, diversi produttori (almeno negli USA) sono motivati a inserire queste innovazioni
nei loro sistemi produttivi. I costi incrementali nell’installazione di sensori
e software per grandi produzioni di massa sono irrisori, mentre in termini di
efficienza si possono raggiungere risparmi significativi. Chiaramente c’è
ancora qualche punto di domanda: come fare a trasmigrare dai sistemi attuali “chiusi”
a quelli smart basati sul cloud ? questi ultimi vinceranno le sfide della
sicurezza ? si riuscirà davvero a convertire la attuale manodopera in un forza
lavoro molto specializzata ? come sarà tutelata la proprietà intellettuale se i
relativi dati possono essere preda di hacker senza scrupoli ?
Solo una reale collaborazione tra industria,
università e varie startup locali potrà far convergere la nuova rivoluzione dell’internet industriale in un nuovo
paradigma lavorativo, nel quale però andrà posta sempre molta attenzione, pur
100 anni dopo, alle preoccupazioni del signor Gramsci su come l’industria, in
qualsiasi rivoluzione si trovi, deve interpretare e sviluppare le strette
connessioni tra l’elemento
antropologico, quello economico
e le conseguenti ricadute sociali.
(fonte
http://techcrunch.com/2015/07/22/the-next-industrial-revolution-should-happen-in-america/?ncid=rss
; si ringrazia il sito http://beyondplm.com
per la gentile concessione della foto)
Nessun commento:
Posta un commento