Per chi risiede
in una città di medie-grandi dimensioni la scelta del posto dove fare la spesa
o dove recarsi per consumare un pasto, per lavoro o per piacere, è sempre molto
ampia. Invece, per chi abita in una piccola città, oppure in un paese, le
opzioni sono più limitate. Ora, almeno per i primi, la tecnologia mette a
disposizione dei tool per capire se ciò che mangiamo, in base al ristorante o
al supermercato, è sano e ci fa vivere il nostro futuro in tranquillità. E
quindi indirizzarli in un posto dove gusto fa rima con salute. Ma non è escluso che una simile possibilità possa estendersi anche ai residenti di realtà urbane più piccole.
All’estero
ci sono alcune città dove, mediante smartphone, gli abitanti e i visitatori di
passaggio possono controllare come i
ristoranti se la sono cavata durante le ispezioni sanitarie. Succede ad esempio
a Sacramento, in California, dove tra le numerose Smart Cities Apps è possibile trovare uno strumento piuttosto
immediato per scoprire se un ristorante non ha una storia “fortunata” circa i
controlli che ha subìto. L'applicazione include report anche su bar, negozi di
alimentari, mense scolastiche e la maggior parte delle strutture che offrono da
mangiare al pubblico.
A Chicago invece
stanno già utilizzando i big data per individuare ristoranti a rischio per la
salute. Questo approccio tramite analisi predittiva è stato utilizzato in un
recente studio pilota che mediava i dati ottenuti dalle ispezioni sanitarie con
la longevità di quell’esercizio commerciale. L'obiettivo era di indicare i
ristoranti meno sicuri ai cittadini, ma anche per stabilirne la priorità per
gli ispettori del servizio di igiene: in tal modo circa 15000 ristoranti di Chicago
possono essere verificati sulla base della loro storia negativa piuttosto che con
un semplice appuntamento casuale. E’ un passo avanti rispetto alla recensioni
dei ristoranti sui vari siti di settore, dove comunque è facile da parte dei
ristoratori inventarsi utenti dummy che hanno trovato divina la loro cucina.
Utilizzando uno smartphone per la scansione di un codice a barre sulla frutta, gli acquirenti di generi alimentari in Cina possono controllare il suo viaggio dalla pianta al supermercato, determinando se c’è stata una qualche forma di contaminazione lungo la strada. In un paese con più di un miliardo di persone e una catena di approvvigionamento alimentare complessa, non è affatto semplice avere controlli regolari. Così qualche grosso produttore sta usando i propri dati di tracciabilità per fornire ai consumatori informazioni accurate e trasparenti, messi a disposizione su un qualsiasi dispositivo in rete. Si tratta comunque di una naturale conseguenza di come utenti ed avventori siano diventati più esigenti circa la qualità, di come il loro rispetto e quindi la genuinità dei piatti e degli alimenti sia un biglietto da visita fondamentale. Proprio per questo produttori e fornitori alimentari hanno implementato tali sistemi di tracciabilità, che permettono di monitorare in tempo reale la condizione delle merci, in tutte le fasi della catena di approvvigionamento.
A noi
paladini della dieta mediterranea può sembrare strano che paesi come USA e Cina
siano così attenti e sensibili a queste tematiche. Naturalmente strano non è.
Avere un’alimentazione che si basa su prodotti scientificamente migliori dei
loro non è affatto sufficiente a cautelarci. Anche perché le contraffazioni
sono all’ordine del giorno, e pure su questo tema la tecnologia può fare
davvero tanto (qui avevo scritto di una proposta per
marcare l’olio extravergine d’oliva con delle nanoparticelle). Circa le
etichettature sui prodotti con precise indicazioni di provenienza negli ultimi
anni le legislazioni stanno virando verso traiettorie migliori. Sarebbe utile
ancora di più rendere trasparenti le politiche di approvvigionamento di ogni
punto vendita, dei vari ristoranti, chioschi, fast-food: in futuro potremmo andare
a cena fuori facendo qualche chilometro in più ma con delle incertezze in meno
su cosa mangiamo e sulla serietà del ristoratore che abbiamo scelto.
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