Nata nel 1970, la giornata mondiale
della Terra vuole sin d'allora sottolineare la necessità della conservazione
delle risorse naturali del nostro pianeta. Ed è stato così anche il 22 aprile
scorso. A Roma, al Villaggio della Terra, tra le altre iniziative si è tenuto
il talk “Obiettivo 2030, l’Italia e lo Sviluppo Sostenibile”. Ormai da molte
parti e da diversi anni, la necessità di spingere verso una crescita sostenibile
è continua. Di recente si è mossa anche l'Accademia scientifica dei paesi
europei, evidenziando in un loro rapporto che l'attuale approccio comunitario
al cibo, all'agricoltura e all'ambiente non è affatto sostenibile.
Poiché l'agricoltura condotta in modo
tradizionale contribuisce in modo sostanziale al cambiamento climatico, diventa
urgente l'introduzione di un'agricoltura intelligente che tenga conto di questi
aspetti. La mitigazione di questo contributo negativo dipende da sistemi smart
di gestione territoriale e agronomica, oltre che dagli sforzi per influenzare i
comportamenti dei consumatori associati alle eccessive emissioni di gas serra,
in particolare gli sprechi alimentari e l'elevato consumo di carne. Mentre le
modifiche alle pratiche di gestione del bestiame potrebbero contribuire alla
mitigazione dei gas serra, alcuni aggiustamenti più significativi, ma con un
termine temporale maggiore, richiederanno un cambiamento della domanda di
prodotti zootecnici. Inoltre, in Europa ci sono sempre più possibilità di
utilizzare fonti proteiche alternative, come ad ed esempio gli insetti. Siete
scettici e forse disgustati al riguardo? Vi capisco, ma temo che col passare
del tempo dovremo fare di necessità virtù.
Le accademie nazionali europee delle
scienze e l'InterAcademy Partnership (struttura
simile ma extra UE), nel rapporto dal titolo “Opportunità e sfide per la
ricerca su sicurezza alimentare e nutrizione e agricoltura in Europa”, hanno
chiesto pertanto ai responsabili politici di ripensare con urgenza il loro
approccio al cibo e all'agricoltura. Essi affermano che l'attuale conduzione
silente da parte delle governance nei
confronti di queste tematiche sia il modo peggiore di non onorare gli obiettivi
ambiziosi posti con la conferenza di Parigi 2015. Un approccio integrato ai
sistemi alimentari comprende tutte le fasi coinvolte, dalla crescita delle
materie prime fino al consumo dei prodotti finiti, passando per trasformazione,
trasporto, commercializzazione e acquisto, evitando il più possibile gli
sprechi.
Basilare quindi esercitare un radicale
cambiamento da parte dei consumatori. Perché, se non è ancora chiaro, il
cambiamento serve innanzitutto a noi, con benefici alla salute derivanti sia
dalla riduzione di gas climalteranti, sia degli effetti negativi conseguenti
all'assunzione di grandi quantità di cibo da fonti animali. Una stima ha infatti
suggerito che l'adozione di decisi orientamenti da parte dell'OMS verso diete
sane potrebbe ridurre la mortalità globale fino al 10% e le emissioni di gas
serra fino al 70%, entro il 2050.
Oltre a modificare i modelli di consumo,
l'utilizzo delle più recenti pratiche e tecnologie agricole, utili alla
sostenibilità, restano fondamentali per il futuro del cibo. A tal proposito
dalle accademie scientifiche arriva l'invito ai responsabili politici europei a
non ostacolare la tecnologia, compresi i prodotti basati sulle innovazioni di
genomica. L'agricoltura di precisione sarà importante per le aziende agricole,
che dovranno tenersi al passo con nuovi sviluppi e miglioramenti di tecniche
già in atto. Si parla di macchine agricole autonome, di coltivazioni biologiche
come l'acquaponica, dell'uso di
smartphone abbinati a piccoli sensori di imaging iperspettrale per rilevare
parassiti e malattie delle piante, oppure parassiti dei pesci in acquacoltura.
Le accademie chiedono una migliore integrazione della ricerca e
dell'innovazione, al fine di capitalizzare le opportunità scientifiche.
Si tratta in conclusione di un vasto
quadro con numerosi focus, ma l’intervento a voce alta della scienza ufficiale
ribadisce un concetto fondamentale: l’importanza degli interventi sinergici e
coordinati da parte di tutti gli attori coinvolti: decisori, investitori,
ricercatori, fino a noi “semplici” cittadini. Il cambiamento del singolo non
può nulla, quello di tutti può fare la differenza. Finché siamo in tempo.
(fonte https://www.eurekalert.org/pub_releases/2018-04/eas-eca042318.php;
si ringrazia il sito https://envirn.org per la
gentile concessione della foto)
Nessun commento:
Posta un commento