Il buon George Orwell fu più che previdente
con il suo romanzo “1984”, coniando l’espressione Grande Fratello (lungi da me
il riferimento a certi obbrobri televisivi) e soprattutto definendo il concetto
di Polizia del Pensiero. Dite la verità, state pensando ai social network e ad
Internet in generale. No, mi riferisco ad altro. Pare che nei paesi dell’Estremo
Oriente ne escogitino sempre una più del diavolo. Dopo aver disquisito sul censimento digitale indiano, è la
volta della Cina, dove vige un progetto, industriale e non solo, di
sorveglianza cerebrale dei lavoratori. Vi sembra surreale? Credetemi, non lo è
affatto.
La tecnologia che permette di analizzare
le onde cerebrali e collegarle a particolari stati mentali è ampiamente
conosciuta e diffusa, ma la Cina l'ha applicata su larga scala, come nessuno
aveva mai fatto, nelle fabbriche, nei trasporti pubblici, nelle compagnie
statali e in ambito militare, per aumentare la competitività dell'industria
manifatturiera e mantenere la stabilità sociale. Almeno così afferma chi ha
pensato di attuare il programma. La tecnologia di “lettura” del cervello aiuta
a rilevare i cambiamenti negli stati emotivi degli individui. I lavoratori
indossano cappucci per monitorare le loro onde cerebrali, dati che i dirigenti
utilizzano per regolare il ritmo di produzione e riprogettare i flussi di
lavoro. Così facendo può aumentare l'efficienza complessiva, manipolando cioè la
frequenza e la durata dei tempi di interruzione, per ridurre lo stress mentale.
Diverse le società, private e statali,
che ne stanno facendo uso. Una è la Hangzhou
Zhongheng Electric, grossa azienda di impianti elettrici dove, nascosti in
caschi di sicurezza regolari, alcuni sensori wireless monitorano costantemente
l'attività neurale di chi li indossa e trasmettono i dati a computer. Questi rilevano
picchi emotivi come depressione, ansia o rabbia, mediante algoritmi di
intelligenza artificiale. La tecnologia è anche in uso presso la State Grid Zhejiang Electric Power, che
fornisce l'alimentazione e la rete di distribuzione per case e aziende in tutto
lo Hangzhou: da quando è stato lanciato,
nel 2014, il progetto ha incrementato i profitti di circa 315 milioni di
dollari. Altro caso è quello della Ningbo
Shenyang Logistics: qui i dispositivi principalmente sono usati per formare nuovi dipendenti. I sensori encefalici
sono integrati in cuffie per realtà virtuale, con cui si simulano diversi
scenari nell'ambiente di lavoro. Risultato: una significativa riduzione del
numero di errori commessi dai lavoratori.
All’interno di Deayea, una società tecnologica di Shanghai, hanno indossato
regolarmente questi speciali caschi i macchinisti che lavorano sulla linea
ferroviaria ad alta velocità Pechino-Shanghai. Si è potuto così misurare vari
tipi di attività cerebrale, tra cui affaticamento e perdita di attenzione, con
una precisione superiore al 90%. Ancora, all'Università dell'Aviazione Civile affermano
che la Cina potrebbe essere il primo paese al mondo ad introdurre il
dispositivo di sorveglianza nelle cabine di pilotaggio dei velivoli, dato che la
maggior parte degli incidenti aerei sono stati causati da fattori umani: un
pilota in uno stato emotivo disturbato potrebbe mettere a rischio un intero
aereo. Viene subito in mente un episodio di qualche anno fa. In tal modo,
però, i piloti potrebbero dover sacrificare parte della loro privacy per motivi
di sicurezza pubblica.
Ora, se è vero che nella stanza dei
bottoni avere il controllo dei cittadini e saperne quanto più nel loro intimo essere
può risultare uno strumento perverso ed efficace, è anche vero che vi è un’altra
leva che muove simili tecnologie. Nella società globale che richiede e pretende
la perfezione nei prodotti e nei sistemi, l’errore non è tollerato. Un
dipendente emotivamente instabile in un incarico chiave potrebbe influenzare
un'intera linea di produzione, mettendo a repentaglio la propria sicurezza e
quella degli altri. Oltre, e soprattutto, il profitto finale. "Quando il
sistema emette un avviso, il manager può chiedere al lavoratore di prendersi un
giorno di riposo o di passare ad una posizione meno critica. Alcuni lavori
richiedono alta concentrazione. Non c'è quindi spazio per un solo errore” ha
sottolineato Jin Jia, professoressa di psicologia cognitiva della Ningbo University. Pare che i lavoratori
inizialmente abbiano visto con sospetto i dispositivi, com’è naturale; dopo un
po' si sono abituati e l’hanno considerato più come un elmetto di sicurezza. Dobbiamo
crederci?
Un blog di divulgazione dovrebbe parlare
di novità e chiarirle a parole semplici: finire quindi un pezzo con un
interrogativo non è il massimo. Ma io lo faccio comunque. A fine maggio entra
in vigore il nuovo regolamento europeo della privacy. Riusciranno le nuove
normative a fermare questi tentativi spinti di cancellare completamente la
privacy di ogni individuo?
Nessun commento:
Posta un commento