Ci siamo scandalizzati poche settimane
fa per la questione di Cambridge
Analytica, azienda che in collaborazione con Facebook ha manipolato molti utenti
per fini elettorali. E chissà quanto non sappiamo ancora al riguardo. Abbiamo
conosciuto il caso Snowden alcuni anni orsono,
ma resta sempre il dubbio che a fronte di poche gole profonde ci siano
moltissime altre trame in cui si fanno beffe della nostra privacy. In India,
invece, al riguardo non si va tanto per il sottile. Il governo, guidato dal
premier Narendra Modi, sta per
terminare il suo censimento bio-digitale, fatto di impronte digitali, scansione
dell'iride e facciale, di quasi tutti il miliardo e 300.000 abitanti del paese.
Bè, forse censimento è una parola arcaica per questo tipo di operazione. Non si
tratta solo di dati statistici, ma di collegare l'ID che ne deriva a moltissimi
sistemi: distribuzione del cibo, telefoni e finanze. Solo per iniziare.
Naturalmente molti cittadini si sono
indignati per questo strumento di orwelliana memoria, che gl inventori hanno
battezzato con il nome Aadhaar, che
in hindi vuol dire "fondamento, base". Il Primo Ministro e i
sostenitori del programma affermano che Aadhaar è il lasciapassare per l'India del
futuro: un ID universale e facile da usare che ridurrà la corruzione endemica del
paese e aiuterà a ridurre l'analfabetismo digitale."Se il governo ha
investito nella costruzione di un'utilità pubblica digitale e questa è resa
disponibile come piattaforma, allora sarà possibile creare importanti
innovazioni in molti campi", ha detto Nandan
Nilekani, il miliardario della tecnologia che collabora dal 2009 con i
governanti per costruire il sistema. Per altri paesi del mondo, almeno agli
occhi di chi risiede nella stanza dei bottoni, è stata segnata una strada da
seguire quanto prima. La Cina è una di questi.
Il progetto indiano è davvero
mastodontico, sia nella raccolta di massa di dati biometrici, sia nel tentativo
di collegarlo a tutto: biglietti del trasporto pubblico, conti bancari,
pensioni, persino pasti per gli scolari denutriti. I poveri devono scansionare
le loro impronte digitali presso i negozi statali per ottenere le razioni di
riso. Gli anziani devono fare la stessa cosa per riscuotere le pensioni. Nelle principali città, i neonati non possono
lasciare l'ospedale fino a quando i genitori non li iscrivono alla rivoluzionaria
anagrafe. Anche i malati di lebbra, patologia ancora largamente diffusa in
India, devono utilizzare impronte digitali o scansioni dell'iride per usufruire
dei loro medicinali, nonostante siano soggetti proprio a deterioramenti delle
dita e degli occhi. Alcuni datori di lavoro utilizzano l'ID per controlli preliminari
sui candidati alle assunzioni.
Gli oppositori hanno depositato almeno
30 ingiunzioni contro questo programma alla Corte Suprema dell'India.
Sostengono che Aadhaar viola la Costituzione, soprattutto perché proprio l'anno
scorso una sentenza unanime aveva finalmente dichiarato il diritto fondamentale
alla privacy per tutti gli indiani. I legali che contestano il sistema affermano
che il governo sta essenzialmente costruendo un gigantesco database sui suoi
cittadini, insinuando appunto l'idea del controllo globale e puntuale. Il
tribunale ha tenuto diverse e prolungate udienze e dovrebbe pronunciarsi entro
poche settimane. Il governo sostiene che l'ID universale è vitale in un paese
in cui centinaia di milioni di persone non hanno documenti di riconoscimento accettati
a livello nazionale.
Ma il sistema Aadhar non è ovviamente
esente da falle, sia pratiche che concettuali. Sebbene il sistema composto da impronta
digitale, scansione dell'iride e del viso sia stato dichiarato sicuro, almeno
210 siti governativi hanno avuto "fuoriuscite" di dati sensibili.
Poiché Aadhaar è diventato obbligatorio per i sussidi del governo, alcune parti
dell'India rurale hanno faticato con le connessioni Internet necessarie per far
funzionare Aadhaar. Dopo una vita di lavoro manuale, molti indiani non hanno più
delle impronte facilmente leggibili, rendendo difficile l'autenticazione. Uno
studio recente ha rilevato che il 20% delle famiglie nello stato di Jharkand,
ai confini col Bangladesh, non è riuscito a ottenere le razioni di cibo con la
verifica basata su Aadhaar: una percentuale cinque volte peggiore del
precedente sistema....
Pare dunque ragionevole credere a ciò
che ho scritto nel titolo del post. In futuro un indiano che non avrà un ID
digitale per lo stato sarà come se non esistesse. Pensate solo a cosa
accadrebbe in caso di hackeraggio dei dati o della loro distruzione. I film di
fantascienza superati da una realtà troppo razionale.
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