Se cercate in un qualsiasi motore di
ricerca sul web (lo so, usate solo Google come me, facevo per dire) le parole
chiavi "DNA memoria" verranno fuori all'incirca 610.000 risultati.
Scorrendo i risultati si trovano notizie interessanti, da quanta memoria può
contenere il nostro acido desossiribonucleico, passando per studi di
neurologia, fino all'accoppiamento strambo (ancora per poco) tra DNA e
hard-disk. In ogni caso è un binomio
fino a qualche anno fa impensabile, di cui ultimamente si inizia a discutere in
modo più serio.
I primi esperimenti di successo in
questo campo sono stati fatti nel 2012, quando alla Stanford University sono riusciti a convertire filamenti di DNA in
un sistema di memorizzazione riscrivibile. Il risultato finale è stato
una struttura con diverse sezioni che possono essere tagliate e incollate
chimicamente, con un procedimento di scrittura ripetibile più volte. In quella
occasione gli scienziati pensarono ad un DNA riscrivibile all'interno di
sistemi biologici sintetici e non come hard disk genetico. Probabilmente si
sbagliavano, visto i recenti esperimenti realizzati da alcuni ricercatori di
Harvard.
In questa università di Cambridge,
infatti, i ricercatori hanno utilizzato il sistema CRISPR di editing dei geni per inserire un'immagine
animata di tipo GIF nel DNA di alcuni
batteri viventi, della famiglia Escherichia
coli. Per farlo, hanno convertito i singoli pixel di ogni immagine costituente
la GIF in nucleotidi, i blocchi di costruzione del DNA. è stata scelta l'immagine di un cavallo galoppante col suo
cavaliere, del fotografo inglese Muybridge,
che realizzò le prime fotografie animate negli anni '70. La trasformazione in
immagine è stata effettuata sequenziando il DNA batterico, ossia imponendo la
sequenze delle basi azotate che lo compongono. Successivamente hanno ricostruito
la GIF con un'accuratezza del 90%, leggendo il codice nucleotidico dai pixel,
ossia facendo il procedimento inverso.
Il metodo è specifico per i batteri ma, a
detta degli scienziati, rappresenta un modo scalabile per ospitare informazioni
in cellule viventi, comprese quelle umane. Pensate un po', allargando
l'orizzonte temporale di questi esperimenti, un giorno potremo conservare nei
geni ogni informazione su noi stessi. Vi sembra fantascienza? Il genetista di
Harvard George Church afferma invece
che in futuro potrebbe essere possibile. Con tutta la mole di dati digitali
generati quotidianamente, gli scienziati vedono il DNA come un modo compatto e
duraturo per memorizzarli. D'altro canto, le informazioni che il genoma si
porta dietro provengono da centinaia di migliaia di anni fa e può ancora essere
estratto e sequenziato in laboratorio.
La GIF usata ad Harvard, composta da
soli 36 per 26 pixel, rappresenta una quantità molto piccola di informazioni, sia
in confronto alle comuni foto (mediamente da 4000x3000 pixel in su) che se paragonata
con quanto codificato nel DNA sintetico, grazie ai citati studi del 2012. Pare
però che sia molto più impegnativo inserire informazioni sui generis in cellule
viventi rispetto al DNA sintetizzato, perché le cellule vive sono sempre in mutamento.
Naturalmente memorizzare un'immagine era il modo più semplice per testare il
metodo, ma non è escluso che più avanti sarà possibile con altri tipi di file.
Quali le prospettive future? Raccogliere
dati in cellule viventi come i batteri consente di proteggerli molto bene. Ad
esempio, alcuni batteri continuano a prosperare dopo esplosioni nucleari, ma
anche in seguito ad esposizione alle radiazioni o a temperature estremamente
elevate. Inoltre la tecnica, al di là dei Giga o Terabyte che permetterà di
memorizzare, potrebbe rivelarsi un utile strumento di ricerca, registrando
eventi molecolari che guidano l'evoluzione di alcuni tipi di cellule, come la
formazione di neuroni durante lo sviluppo del cervello. Una sinergia vincente,
dunque, ottenuta grazie all'interazione tra biologia e informatica, tra il
mondo analogico degli esseri viventi e quello digitale artificiale. Aumenterà
la nostra capacità di memoria? Ne possederemo la parte dinamica nell'encefalo e
quella statica nel DNA? Sarà forse il modo per tramandare ai nostri posteri chi
siamo e da dove veniamo, specie se qualche evento catastrofico, naturale o per
mano dell’uomo, dovesse spazzarci via quasi completamente.
(fonte
https://www.technologyreview.com/s/608268/scientists-used-crispr-to-put-a-gif-inside-living-dna/; a questo stesso link trovate l’animazione
del cavaliere a cavallo usata negli esperimenti; si ringrazia il sito https://phys.org per la gentile concessione della foto)
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