Pare che Mosè e il suo "amico"
lassù avessero visto bene. Come sapete, si narra che i dieci comandamenti
furono scritti su tavole di pietra. Ora, fin qua nessun problema, la carta era
lontana da venire e poi, ad onor del vero, era necessario un materiale
duraturo. Magari fisicamente non è arrivato a noi, ma il suo significato sì. Come
dite? I comandamenti non li rispetta più nessuno? Vero pure questo. Non è stato
chiaramente l'unico esempio storico di scrittura scolpita. Uno molto noto è la
stele di Rosetta. E poi tantissimi altri. Ma, come dicevo, i due
"personaggi" e tutti gli altri nostri antenati ci avevano azzeccato
nell'usare la pietra come supporto per lo scripta
manent. Perché più di duemila anni dopo qualcuno ci sta riuscendo con
successo. Con qualche passaggio supplementare.
Nonostante l'uso sfrenato e sconsiderato
dei dispositivi digitali, la domanda di carta nel mondo è destinata a
raddoppiare entro il 2030. Il riciclo può essere un'arma importante, ma ci sono
alcuni casi in cui gli alberi per la produzione non possono essere risparmiati.
E allora? Povera aria e poveri noi senza il filtro della sintesi clorofilliana.
Così, la startup giapponese TBM Co. sta
realizzando un materiale, chiamato Limex,
con tanto di licenza e brevetto, a partire dal calcare roccioso. Dal Limex poi
ottiene la carta. Per dare qualche numero, se per fare una tonnellata di carta
normale sono necessarie circa 100 tonnellate di acqua e 20 alberi, lo stesso
quantitativo di carta Limex si ottiene da circa 700 kg di calcare e 300 kg di
poliolefina, un composto chimico derivato dalla polimerizzazione di petrolio o
gas naturale.
La TBM fa dei biglietti da visita il suo
core business. Tali articoli sono
banali solo all'apparenza, perché se lo offrite stropicciato e conservato male
non fate una bella figura. La versione proposta dalla TBM è invece molto resistente,
più difficile da strappare o piegare rispetto ai comuni biglietti di carta. E'
resistente all'umidità e, per i più audaci, dotati di penne speciali, può
essere scritto anche sott'acqua. La produzione è iniziata nel giugno 2016 in un
impianto a Miyagi, una delle regioni
devastate dal terremoto di Fukushima. Dopo l'apertura dell'impianto ad inizio
2015, superata la fase di assestamento, i primi biglietti da visita usciti hanno
sorpreso tutti per affidabilità e sensazione di qualità che danno.
Il CEO Nobuyoshi Yamasaki afferma di aver trovato una materia prima per la
carta quasi inesauribile: "Questo materiale è la risposta alle
preoccupazioni per la deforestazione e la carenza di acqua, vista anche la
crescita costante mondiale di uso della carta. Esso potrà svolgerà un ruolo
attivo in molti luoghi dove davanti ad un incremento demografico si combatte
con la mancanza di acqua". E dove non ci si può permettere di sprecarla, aggiungerei.
La TBM ha già individuato allo scopo regioni povere d'acqua e ricche di calcare
come il Marocco e la California. C'è inoltre in previsione di costruire un
centinaio di impianti su tutto il globo. Lungimiranza tipicamente nipponica.
Ma il Limex non è solo la base della
carta del futuro, almeno secondo Yamasaki. Hanno pensato anche ad una plastica
derivante dal Limex. Può essere usata per pellicole e fogli di plastica, quindi
con dei passaggi di lavorazione
meccanica simili a quelli della carta: si eviterebbe allora l'utilizzo di
prodotti basati al 100% su petrolio e derivati. In definitiva, se con la
produzione cartacea di TBM si minimizza l'impatto ambientale risparmiando
sull'acqua e sul taglio dei preziosi alberi, con le materie plastiche la
startup giapponese riuscirà a consumare meno risorse fossili, riducendo
drasticamente l'inquinamento che ne consegue. Un chiaro esempio di sostenibilità globale.
L'uso della carta riciclata è un metodo
buono e giusto per risparmiare risorse naturali. E' comunque una procedura a
costo non nullo, ma resta preferibile rispetto a quella di realizzare la carta
ex novo. Rientra nel concetto di economia circolare, con la quale si preserva
l'ambiente e si creano nuovi posti di lavoro. Quando poi vengono fuori idee
geniali come questa del Limex si crea un settore ancora più virtuoso. La natura
ringrazia e noi non possiamo che gioirne. Specie se prenderà piede anche la
plastica ottenuta con lo stesso principio. D'ora in poi, la carta-roccia non
sarà più solo sinonimo di presepe e di Natale, ma anche di nuove produzioni
future. Scriveremo anche noi sulla roccia, Mosè permettendo.
Nessun commento:
Posta un commento