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mercoledì 12 ottobre 2016

Invidiosi, non siete soli al mondo !


E' ufficiale, il carattere dell'invidia nell'umana specie è quello predominante. Lo sapevate già ? Certo, è la classica scoperta dell'acqua calda. Ma ora vi è qualche fondamento scientifico a decretarne una maggiore sicurezza, fondamento che viene fuori da uno studio dei ricercatori della università Carlo III di Madrid, condotto con i colleghi delle università di Barcellona, Saragozza e di Rovira i Virgili. Lo studio ha analizzato le risposte di 541 volontari per centinaia di dilemmi sociali, le cui opzioni portavano alla collaborazione o al conflitto con gli altri, sulla base di interessi individuali o collettivi. Si calmino però i disfattisti: la percentuale degli invidiosi risultata è solo del 30%, non altissima ma comunque la maggiore rispetto alle altre categorie di atteggiamento sociale in cui i volontari sono stati suddivisi.

Il lavoro fatto si è basato su una particolare sezione della matematica chiamata teoria dei giochi, che si applica bene in ambiti come la sociologia e l'economia. In sostanza, i partecipanti devono prendere delle decisioni in certe situazioni, e vengono accoppiati ogni volta con una persona diversa, affinché il comportamento ne sia condizionato. Così ognuno di loro può decidere di collaborare con il suo partner temporaneo, di opporsi alla sua scelta, o di fare il doppio gioco fingendo di starci e poi scegliendo una soluzione diversa al problema che gli è stato posto. Aumentando il numero di prove, viene fuori la vera indole dei giocatori, ossia di come sono inclini  a comportarsi e relazionarsi con gli altri.

Grazie ad un complesso algoritmo, i ricercatori sono riusciti a classificare il 90% dei partecipanti in quattro gruppi, in ordine decrescente: 30 % composto da invidiosi, ai quali non importa il risultato, ma solo arrivare prima degli altri; 20 % di ottimisti, i quali stimano che il partner momentaneo darà sicuramente buoni frutti; uno scarso 20% di pessimisti, che hanno fatto delle scelte solo perché meno peggiori di altre; i restanti, anche questi poco meno del 20%, definiti come fiduciosi, quelli che puntavano alla cooperazione e alla sinergia, a prescindere dall'esito finale. Dalle categorie l'algoritmo ha tralasciato un 10% (o poco più) di volontari, non abbinabili nettamente ad una delle quattro, a sottolineare come le sfumature nei comportamenti possono essere notevoli.

Secondo gli studiosi l'algoritmo ha prodotto un'eccellente valutazione proprio perché ha scovato un numero ben definito di personalità predominanti. E l'ha fatto senza un'influenza e una soggettività di giudizio tipicamente umane. La sua applicazione all'analisi comportamentale è quasi rivoluzionaria, dato che in altre occasioni la suddivisione dei tipi era affidata all'esperienza degli scienziati sociali che organizzavano questi esperimenti, lasciando poi l'abbinamento all'intelligenza artificiale. "L'obiettivo di utilizzare la matematica era proprio quello di garantire l'imparzialità ", ha detto il dottor Sánchez, uno degli autori.

I risultati ottenuti vanno contro quelle teorie storiche che vedono la ratio prevalere nella maggior parte delle scelte umane (anche se ultimamente, a livello mondiale, di ratio se ne usa sempre meno), pertanto potrebbero essere utili quando si disegnano delle nuove politiche economiche e sociali. Futuri sviluppi, di tutt'altra natura, si prevedono addirittura per dare un carattere più umano ai robot di domani, quelli che, a quanto pare, ci faranno compagnia tra le mura domestiche. Potranno mai batterci quanto ad invidia ? Non credo proprio.


(fonte https://www.eurekalert.org/pub_releases/2016-10/ciuo-aso100716.php ; si ringrazia il sito http://www.tips2stayhealthy.com/ per la gentile concessione della foto)



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