Avete mai
sentito parlare della Evidence Based
Medicine ? si tratta di quella corrente di pensiero tradizionalista secondo
cui un'anamnesi andrebbe fatta giudicando solo dall'evidenza dei fatti, la
presenza cioè di chiari sintomi e di analisi mediche che portano a diagnosticare
la patologia di un paziente. Ad essa si contrappone la Narrative Based Medicine, secondo la quale non è affatto
trascurabile il racconto in prima persona dell'ammalato, le sensazioni ed il
dettaglio personalizzato dei suoi disturbi fisici. Probabilmente ogni medico
dovrebbe usare entrambi gli approcci, ma se ascoltasse davvero il paziente, la
sua voce potrebbe fornirgli utili informazioni. E' questa una tendenza
futuristica e futuribile, di recente riproposta da una startup statunitense, Sonde Health, con l'intento di
sviluppare un software per monitorare depressione e condizioni respiratorie o
cardiovascolari, tramite l'analisi della voce.
Con lo sviluppo
iperbolico delle recenti tecnologie, diversi enti di ricerca o aziende hanno
provato a capire se i problemi di salute poteva essere diagnosticati in tempo
utile mediante le informazioni "gratuite" che il corpo umano offre. Qui ad esempio
avevamo discorso sulle possibili proprietà della saliva in tal senso; in quest'altro caso si
presentava la possibilità di ricavare notizie sulle condizioni del nostro stato
fisico mediante lo studio 3D facciale. L'ultimo ritrovato su questo fronte è
invece l'analisi vocale. La società Sonde
Health, in collaborazione con un team di ricerca dell'MIT, ha iniziato analizzando
clip audio di pazienti che leggono ad alta voce, ma mira a sviluppare una
tecnologia in grado di estrarre le caratteristiche vocali senza la necessità di
registrare le parole.
Il ragionamento
si basa sul fatto che una serie di condizioni mentali e fisiche può dare un
tono diverso alle parole, allungare i suoni o parlare in tono più nasale. Esse
possono anche dare delle piccole vibrazioni alla voce che però non sono
rilevabili dall'orecchio umano. Da questo l'esigenza di usare delle
applicazioni dedicate, con hardware specifici. Non è ancora del tutto chiaro come
l'analisi dei modelli possa portare a diagnosi accurate. Ma non sono affatto
fandonie, dato che altri attori stanno correndo su questo campo. L'IBM sta facendo
uso del suo supercomputer Watson (qui ne avevo
parlato a proposito della voce artificiale) per prevedere da alcuni modelli di
discorso se i pazienti possono sviluppare un disturbo psicotico. A Berlino un'azienda
sta provando a rilevare problemi da deficit di attenzione/iperattività con
registrazioni vocali. Ancora, una società di Boston è alla prese con un'applicazione
di analisi vocale per monitorare lo stato d'animo dei veterani di guerra.
Si tratta
comunque di un campo complesso, dato che non è semplice isolare la vera causa dei
cambiamenti nel tono mentre si parla. Si deve disporre innanzitutto di registrazioni
di alta qualità affinchè i software lavorino correttamente; poi c'è bisogno di moltissimi
dati prima di affermare che le
correlazioni tra risultati desunti e probabili patologie siano affidabili,
escludendo quindi implicazioni di carattere culturale o motivazioni personali. Infine,
l'annoso problema della privacy: qualcuno ha rilevato che un'analisi molto
spinta potrebbe portare a caratterizzare in modo univoco i tratti di una certa
voce; ma in questo momento la tecnologia non è così avanti.
Ve lo immaginate
il futuro in cui spediamo per posta elettronica, o su Whatsapp, la
registrazione della nostra voce ad un laboratorio (acustico, non medico) e dopo
poche ore sappiamo di stare bene o iniziamo a preoccuparci se qualcosa non va ?
E' uno scenario di telemedicina troppo anticipato ed azzardato? Può darsi. Penso, invece, a come potranno essere le intercettazioni di alcune persone poco pulite: non più
soggette al pubblico ludibrio per scandali di ogni sorta, ma perchè la loro
voce mostra, ad esempio, sintomi da psicosi. Non ci sarà nemmeno più
possibilità di smentita.
(fonte http://www.scientificamerican.com/article/the-sound-of-your-voice-may-diagnose-disease/ ; si ringrazia il sito http://images.fineartamerica.com/
per la gentile concessione della foto)
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