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martedì 10 maggio 2016

Alla ricerca del DNA di Leonardo


A marzo 2015, dopo un lavoro di ricerca molto approfondito e durato diversi anni, è stato scoperto il posto esatto dove era stato sepolto il re d'Inghilterra Riccardo III. Con grande stupore sono stati ritrovati i resti sotto un anonimo parcheggio, poi posizionati in una tomba dal più alto blasone, più o meno mezzo millennio dopo il passaggio a miglior vita del re. Ora un progetto simile, anche se dalle finalità diverse e più complesso, vuole collegare tra loro i resti genetici di Leonardo da Vinci, sparsi sulle sue opere, con quelli prelevabili, se possibile, dalle sue spoglie in Amboise, Francia. E' stato denominato Progetto Leonardo: iniziato nel 2014, coinvolge una serie di studiosi dei campi più disparati, scientifici ed umanistici, tra cui alcuni provenienti dal J. Craig Venter Institute in California, dove anni addietro hanno iniziato a sequenziare il genoma umano. Secondo le previsioni, la conclusione avverrà nel 2019, per celebrare il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo.

Il genio italiano quattrocentesco fu sepolto in un ambiente che ha subito modifiche negli anni successivi, perciò la posizione esatta della tomba non è nota. Si presume sia localizzata nella cappella di Saint-Hubert, all'interno del castello di Amboise. Se il DNA ed altre analisi producono un'identificazione definitiva, le tecniche computerizzate potrebbero ricostruire il volto di Leonardo dai modelli del cranio. Oltre all'aspetto fisico, si potrebbero ricavare interessanti informazioni sulla sua discendenza, su quale fossero dieta, stato di salute e abitudini personali. Ma il progetto mira a sviluppare un profilo genetico abbastanza ampio per capire meglio le sue capacità e la sua finezza visiva, che potrebbe fornire spunti su altri individui con qualità geniali simili.

Per alcune caratteristiche si tratta di una indagine poliziesca, riferita ad un passato molto lontano. Per esempio, un obiettivo è quello di verificare se le impronte digitali su dipinti di Leonardo, disegni e quaderni possono produrre un DNA coerente con quello estratto dai resti identificati. Quando qualche anno fa è iniziato il restauro del capolavoro vinciano "L'adorazione dei magi", alcuni tecnici si sono cimentati sulla preziosa tavola alla ricerca di tracce genetiche, analizzando la polvere sulla pittura. Naturalmente si è posto il problema se tali tracce hanno la capacità di conservarsi per così lungo tempo. Nel frattempo ricerche simili sono state condotte su dipinti di proprietà privata, sia come termine di confronto, sia proprio per sviluppare tali tecniche di estrazione del DNA da dipinti così remoti: esigenza molto sentita nel mondo dell'arte, per combattere il vastissimo mercato della contraffazione.

E' certo, affermano gli scienziati, che se il da Vinci fosse qui accoglierebbe con entusiasmo questa iniziativa e molto probabilmente sarebbe lui stesso il team leader. Come dar loro torto. Un genio che fece della sua vita uno strumento di conoscenza, di prova, di esperimento e di visione continui. Quel genio che, affamato di sapere, non smetteva mai di imparare, di carpire i segreti della natura e la bellezza della vita. Come disse in un suo pensiero "Sì come il ferro s'arruginisce sanza esercizio, così lo 'ngegno sanza esercizio si guasta".



 (fonte http://www.eurekalert.org/pub_releases/2016-05/tca-ldv050316.php ; si ringrazia il sito http://www.opificiodellepietredure.it/  per la gentile concessione della foto)

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