Le
case del futuro saranno bellissime. Per chi potrà permettersele,
naturalmente. Avranno tutto il comfort e gli automatismi che la
tecnologia potrà offrire. Allo stesso tempo minimizzeranno il loro
impatto sull'ambiente, azzerandolo in alcuni casi, sia in fase
costruttiva che durante
il loro ciclo di vita.
Ma
già oggi
in
parte è così. Per
quanto riguarda i materiali di costruzione che si useranno, diversi
progetti attuali stanno evidenziando prodotti che oltre a non
inquinare consentono di contribuire a farci respirare meglio o a
migliorare la sicurezza in modo attivo.
L'inquinamento
atmosferico causa nel mondo più di 3 milioni di morti l'anno, con
una tendenza al raddoppio entro i prossimi 40 anni: è quello che
riferisce uno studio recente del Germany’s
Max Planck Institute for Chemistry.
Le emissioni vanno certamente attenuate, ma intanto perché non
provare a ripulire l'aria che respiriamo ? Alla scuola di
architettura del California
Polytechnic State University
hanno inventato uno speciale mattone, chiamata Breathe
Brick, grazie
al quale si crea un
sistema di ventilazione regolare dell'edificio, con una facciata a
doppio strato di mattoni speciali all’esterno, più uno strato
interno. Al centro del mattone, mediante la sua
superficie sfaccettata che aiuta a dirigere il flusso d’aria, si
crea un ciclo di filtrazione, grazie al quale le particelle
inquinanti più pesanti dell’aria cadono in una tramoggia
rimovibile alla base della parete.
Il sistema
è stato testato con buonissimi risultati, riuscendo a filtrare il
100% di particelle più
grosse
quali la polvere comune e fino al 30% delle particelle fini (tra le
quali il più noto è forse il PM10).
Il
cemento Portland, la maggiore componente delle nostre costruzioni,
contribuisce significativamente alla crescita dei gas serra in
atmosfera. Dato che la domanda di calcestruzzo contenente il Portland
aumenta ogni anno e potrebbe
crescere
anche in futuro, diversi studiosi si stanno applicando nel ridurre
l'impatto ambientale di questo materiale. Al NanoSystems
Institute,
ancora in California, hanno scoperto che l'anidride carbonica
rilasciata durante la produzione potrebbe essere catturata e
riutilizzata. Durante la produzione di cemento il calcare, ovvero la
materia prima più utilizzata, viene riscaldato
a circa 750° C, con relativa generazione di anidride carbonica. Ben
il 65% dell'anidride carbonica emessa viene rilasciata quando il
calcare si
trasforma,
mentre il restante 35% si sprigiona dal combustibile bruciato per
riscaldare il composto che
ne deriva.
I
ricercatori hanno dimostrato che l'anidride carbonica emessa durante
questo
procedimento
può essere catturata e ricombinata con l'idrossido
di calcio per ricreare calcare. In questo modo, si
riduce
l'immissione di CO2 in atmosfera e
si risparmia
anche circa il 50%
del calore necessario per il ciclo produttivo.
Ma
la nostra vita non si svolge solo in ambienti chiusi. Dobbiamo
naturalmente spostarci e per farlo, percorriamo strade su strade, che
si trovano in condizioni più o meno decenti. Quando piove, specie
come negli ultimi anni, le capacità drenanti del manto stradale sono
fondamentali per la sicurezza. Un'azienda inglese del settore, la
Tarmac, ha messo a punto un cemento assorbente che, grazie ad una
particolare stratificazione interna, è in grado di drenare
per ogni metro quadro circa 600
litri al minuto. Una pavimentazione resiliente come questa avrebbe
grandi vantaggi di sostenibilità: la capacità
di aumentare le riserve di acque grigie per
l’irrigazione dei parchi, la riduzione dell’inquinamento idrico
causato dalla stagnazione di acqua non drenata, la ricarica
delle falde sotterranee senza picchi improvvisi e, infine, una maggiore
durata
del
manto stradale che
evita il formarsi di buche dannose ai veicoli e pericolose
per le persone.
http://www.casaeclima.com/ar_24339__mattone-combatte-inquinamento-atmosferico.html
;
IlGiornaleDell'Ingegnere-Ottobre2015)
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