Ogni tanto io e mio figlio parliamo e sogniamo di
macchine sportive. Sì, lo so, ai bambini bisognerebbe parlare di valori, ma i
sogni sono essenziali per gli adulti, figuriamoci se non possono farlo loro.
Così, leggendo l’ultimo numero di una rivista di settore, Top Gear, un articolo
mi ha fatto sorridere. Un tizio negli USA ha inventato un hobby artistico a dir
poco insolito: si è messo a disegnare sui lunotti sporchi delle auto. Avete
capito bene, su quelle auto per le quali ci viene da pensare “chissà che tipo
trasandato il proprietario di quella quattro ruote” o, peggio, dove qualche
buontempone ha scritto “Aspetta, forse piove”.
Ora, sul tema ci sono diverse correnti di pensiero.
Per dirne una, ci sono quelli che, se invitati ad un matrimonio, pensano prima
a lavare l’auto di buon mattino e poi a sbrigare tutto il resto; dal lato
opposto ci sono gli altri che approfittano del colore grigio argento per non
pulirla mai (ad esempio avevo un collega che faceva lavare solo gli interni,
interpretazione corretta dal punto di vista salutare ed igienico). Nel paese di
Scott Wade, l’artista delle auto sporche, si vede che gli autolavaggi facevano
la fame, oltre alla frequente fuliggine presente per le strade. Lui, sin da
piccolo, aveva la passione per il disegno, così per scherzo ha cominciato ad
inventarsi prima creazioni semplici sui lunotti, poi è passato a cose sempre
più complesse, servendosi anche di polvere artificiale. In breve è divenuto una
notorietà per gli amanti del genere, chiamato per fiere e dimostrazioni un po’
in tutto il mondo, dove sui lunotti disegna su richiesta o rielabora opere
d’arte, dalla Venere di Botticelli alla Notte stellata di Van Gogh.
La peculiarità di questo artista dello sporco è,
oltre al talento grafico, di aver trovato un supporto inusuale ed
originale, il cui risultato non dura tanto ma forse resta più impressa nella
mente di chi l’ha guardato. Non voglio fare paragoni con giganti dell’Arte con
la A maiuscola, però da sempre le svolte in questo campo sono venute da chi
usava un linguaggio nuovo o strumenti nuovi per esprimere la propria forza
d’animo. In fondo i disegni di Scott Wade non sono composizioni che lasciano a
bocca aperta. Ciò che mi stupisce è come la mente umana lavori con la fantasia,
compiacendosi di sé stessa. Molti di noi, da piccoli o da meno piccoli, avranno
tracciato poche linee su un vetro appannato, un nome, una piccola frase, un
cuore con la freccia di Cupido. Wade ha sviluppato una tecnica in funzione
della sua particolare “tela”, ha dato un senso a quella polvere, potremmo dire
cambiando la posizione dei granellini, per arrivare ad una forma, un volto, un
paesaggio. Fa venire in mente Ilana Yahav, quell’artista israeliana che abbiamo
visto all’opera in uno spot di una nota azienda di idrocarburi, che dava luogo
a vere e proprie animazioni versando sabbia dal palmo della mano, per poi
modellarla e ricostruirne il soggetto con le dita.
Sfogliando la rivista Top Gear, gli amanti del rombo
dei motori, oppure del lusso ad ipervelocità, hanno di che eccitarsi. Le
emozioni, si sa, sono sentimenti molto soggettivi: qualcuno può fantasticare
ammirando una supersportiva da un milione di Euro, altri, semplicemente,
possono stupirsi approfittando della creatività di piccoli e curiosi geni del
disegno. Come il signor Wade e le sue creazioni, belle ma fugaci, che
svaniscono se s’alza il vento: quasi a ricordarci di quanto può essere effimera
la vita.
Nessun commento:
Posta un commento