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lunedì 12 gennaio 2015

Il 33 giri fatto in casa



Una volta c’era l’LP, con tutto il suo mondo di vinile, i piatti dove farlo girare, le puntine sempre delicate, amplificatore, casse e via discorrendo. C’era anche il 45 giri, preceduto, ai tempi dei miei nonni, dal 78 giri. Poi, un bel giorno, la musica digitale ne decretò il declino, con la sua crescente miniaturizzazione e versatilità, la sua migliore qualità d’ascolto (quasi per tutti). Ma, come diceva quel film, a volte ritornano, anzi forse non sono mai spariti del tutto. I mercatini sono pieni di venditori di 33 giri e qualche band, di successo e non, li ha affiancati a CD, DVD, iTunes ed affini. Poche copie, giusto per gli affezionati e musicalmente conservatori (come me).
      
Adesso ci si mettono anche gli artigiani digitali a ridare al vinile una marcia in più. Paul Tayar, un 33enne (ironia del caso, 33 come i 33 giri) tecnico audio di Sydney si è creato in casa una macchina per incidere dei nuovi LP. Poi, visto che funzionava bene, ha promosso il progetto tramite il sito di crowdfunding Kickstarter, dichiarando un obiettivo di 10000$ e raggiungendo circa il triplo di raccolta fondi. L’ha battezzato Desktop Record Cutter (DRC, letteralmente taglia dischi da tavolo), mettendolo in vendita alla cifra di 6500$. Il DRC è simile ad un tornio che incide mediante un utensile con punta di diamante i dischi di plastica, formando i microsolchi che poi la puntina del piatto leggerà, facendoci ascoltare la musica. Si può scegliere una plastica magari meno impattante sull’ambiente rispetto al vinile, sempre però nei limiti di lavorabilità consentiti dal DRC. 

Non si poteva pensare di fare una versione casalinga delle macchine tradizionali di produzione dei dischi, visto che usano matrici di metallo con grosse pressioni e materiali, tipo lacche tossiche ed infiammabili, non proprio gestibili da mani inesperte. Per questo il signor Tayar si è orientato su una puntina diamantata da fissare al tornio, progettando e realizzando l’elettronica di registrazione dell’audio e di trasferimento sul disco, mediante la lavorazione a controllo numerico che muove l’incisore dalla punta preziosa. Ma alle doti tecniche ha unito anche le commerciali, dichiarando su Kickstarter che con la raccolta fondi avrebbe aumentato la produzione, abbassando il costo del prodotto finito. E poi Tayar si è affidato ad una piccola casa discografica locale, la Tankcrimes Records, per sviluppare il suo progetto in modo più industriale. Attualmente il costo del disco inciso, per una cinquantina di copie senza copertina ed accessori di imballaggio, è di circa 12$; comunque alla Tankcrimes credono che potrebbero passare 3 anni o più prima che il DRC diventi un prodotto di consumo.

Anche se concepito come una macchina da tavolo, per tutti, non avrà la valenza e l’utilizzo di registratori musicali con altri supporti. Sarà un prodotto di nicchia adatto a musicisti senza grossi agganci con le case discografiche, dove le tirature hanno sempre numeri molto grandi. Da notare come arriva un momento in cui alcune tecnologie si intrecciano, si ibridano: l’analogico sfuma nel digitale, ma può accadere anche il contrario. Infatti i brani registrati dagli autori in digitale (file mp3 di alta qualità, per intenderci) verranno trasformati in LP dal DRC, ossia il contrario di quei dispositivi che permettono di trasformare musicassette e vecchi dischi in file per PC e lettori vari da cuffiette. Probabilmente è la voglia di fare sempre e comunque musica, unita a queste tecnologie semi-casalinghe sviluppate ad hoc, il filo conduttore della storia di Tayar. E di tante simili che verranno.

Qui maggiori dettagli sul prodotto.




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