Una volta c’era l’LP, con tutto il
suo mondo di vinile, i piatti dove farlo girare, le puntine sempre delicate,
amplificatore, casse e via discorrendo. C’era anche il 45 giri, preceduto, ai
tempi dei miei nonni, dal 78 giri. Poi, un bel giorno, la musica digitale ne
decretò il declino, con la sua crescente miniaturizzazione e versatilità, la
sua migliore qualità d’ascolto (quasi per tutti). Ma, come diceva quel film, a
volte ritornano, anzi forse non sono mai spariti del tutto. I mercatini sono
pieni di venditori di 33 giri e qualche band, di successo e non, li ha
affiancati a CD, DVD, iTunes ed affini. Poche copie, giusto per gli affezionati
e musicalmente conservatori (come me).
Adesso ci si mettono anche gli
artigiani digitali a ridare al vinile una marcia in più. Paul Tayar, un 33enne
(ironia del caso, 33 come i 33 giri) tecnico audio di Sydney si è creato in
casa una macchina per incidere dei nuovi LP. Poi, visto che funzionava bene, ha
promosso il progetto tramite il sito di crowdfunding Kickstarter, dichiarando
un obiettivo di 10000$ e raggiungendo circa il triplo di raccolta fondi. L’ha
battezzato Desktop Record Cutter
(DRC, letteralmente taglia dischi da tavolo), mettendolo in vendita alla cifra
di 6500$. Il DRC è simile ad un tornio che incide mediante un utensile con
punta di diamante i dischi di plastica, formando i microsolchi che poi la
puntina del piatto leggerà, facendoci ascoltare la musica. Si può scegliere una
plastica magari meno impattante sull’ambiente rispetto al vinile, sempre però
nei limiti di lavorabilità consentiti dal DRC.
Non si poteva pensare di fare una
versione casalinga delle macchine tradizionali di produzione dei dischi, visto
che usano matrici di metallo con grosse pressioni e materiali, tipo lacche
tossiche ed infiammabili, non proprio gestibili da mani inesperte. Per questo
il signor Tayar si è orientato su una puntina diamantata da fissare al tornio,
progettando e realizzando l’elettronica di registrazione dell’audio e di
trasferimento sul disco, mediante la lavorazione a controllo numerico che muove
l’incisore dalla punta preziosa. Ma alle doti tecniche ha unito anche le
commerciali, dichiarando su Kickstarter che con la raccolta fondi avrebbe
aumentato la produzione, abbassando il costo del prodotto finito. E poi Tayar
si è affidato ad una piccola casa discografica locale, la Tankcrimes
Records, per sviluppare il suo progetto in modo più
industriale. Attualmente il costo del disco inciso, per una cinquantina di
copie senza copertina ed accessori di imballaggio, è di circa 12$; comunque
alla Tankcrimes credono che potrebbero passare 3 anni o più prima che il DRC
diventi un prodotto di consumo.
Anche se concepito come una
macchina da tavolo, per tutti, non avrà la valenza e l’utilizzo di registratori
musicali con altri supporti. Sarà un prodotto di nicchia adatto a musicisti
senza grossi agganci con le case discografiche, dove le tirature hanno sempre
numeri molto grandi. Da notare come arriva un momento in cui alcune tecnologie
si intrecciano, si ibridano: l’analogico sfuma nel digitale, ma può
accadere anche il contrario. Infatti i brani registrati dagli autori in
digitale (file mp3 di alta qualità, per intenderci) verranno trasformati in LP
dal DRC, ossia il contrario di quei dispositivi che permettono di trasformare
musicassette e vecchi dischi in file per PC e lettori vari da cuffiette. Probabilmente
è la voglia di fare sempre e comunque musica, unita a queste tecnologie
semi-casalinghe sviluppate ad hoc, il filo conduttore della storia di Tayar. E
di tante simili che verranno.
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maggiori dettagli sul prodotto.
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