Avete presente i post che girano, su
social network e affini, circa le differenze tra uomo e donna? Ve ne ricordo
giusto uno. C’è un’apparecchiatura che identifica l’uomo, tipo amplificatore hi-fi
per intenderci, avente 2 o 3 tasti del tipo on/off, mentre la donna rappresentata
dallo stesso sistema esibisce una moltitudine di manopole e pulsanti. Al di là
dell’ironia, le differenze tra i sessi esistono, non nascondiamoci dietro ad un
dito. Qualche volta ci si mettono anche alcuni ricercatori ad evidenziarle.
Questa di cui vi racconto oggi per alcune donne sembrerà la scoperta dell’acqua
calda…
Tempo fa vi parlai di come il muscolo
cardiaco maschile e quello femminile si comportino in modo differente col
passare del tempo. Ecco
quel post. Stavolta invece si sono “divertiti” a studiare le reazioni di genere
al dolore. Apriti cielo! Già, perché anche riguardo a questo si vedono spesso
fotomontaggi che confrontano mamme con 39° di temperatura come se niente fosse
e papà che già a 37,1° si lamentano in modo irreale. Sarà proprio così anche
scientificamente? La chiave è il ricordo del dolore stesso. Spieghiamoci
meglio.
Un team di ricerca guidato da scienziati
della McGill University, insieme ad
altri dell'Università di Toronto, ha scoperto che uomini (e topi maschi)
ricordano chiaramente le precedenti esperienze dolorose. Di conseguenza, essi
sono stressati ed ipersensibili al dolore quando ritornano nel luogo precedente,
dove erano già stati male. Le donne (e i topi femmina) non sembrano influenzate
dalle loro precedenti esperienze di sofferenza. Si era partiti con l’esaminare
a fondo l'ipersensibilità al dolore nei topi ed è venuta fuori una importante
differenza nei livelli di stress tra topi maschi e femmine. E’ stata così colta
la palla al balzo, decidendo di estendere l'esperimento agli umani per vedere quali
fossero i risultati: quelle differenze nei ratti sono state confermate anche tra
uomo e donna.
Tralasciando i dettagli dell’esperimento
sui topi, soffermiamoci un momento su quello con gli umani, nella fattispecie
condotto su 41 uomini e 38 donne di età compresa tra 18 e 40 anni. Ognuno di
essi è stato portato in una stanza specifica, facendogli provare bassi livelli
di dolore causati da calore trasmesso all'avambraccio. Dovevano valutare il
livello del dolore su una scala da 1 a 100. Subito dopo, i soggetti hanno
sperimentato un dolore più intenso, progettato per agire come riflesso
incondizionato, in un ambiente diverso. Con un bracciale della pressione ben
gonfiato dovevano fare degli esercizi per le braccia in 20 minuti: la cosa è
meno semplice del previsto e può provocare grossi fastidi, tant’è che meno del
10% dei partecipanti ha dato un punteggio inferiore a 50.
Per esaminare il ruolo svolto dalla
memoria nell'esperienza del dolore, il giorno seguente ai soggetti è stato nuovamente
applicato il calore alle loro braccia, ossia dolore di natura lieve. Ma, se la
stanza del test era la seconda del giorno precedente, gli uomini hanno valutato
più alto il dolore da calore rispetto allo stesso calore trasmesso il giorno
prima; tuttavia tale differenza non è stata riscontrata, a parità di
condizioni, se era una donna a fare il test. Allo stesso modo, solo i topi
maschi che sono ritornati nello stesso ambiente hanno mostrato una risposta
acuta al dolore termico, mentre ciò non è successo se collocati in un ambiente
nuovo.
"C'era qualche ragione per aspettarsi
che avremmo visto una maggiore sensibilità al dolore il secondo giorno, ma non
c'era motivo di aspettarsi che sarebbe stato specifico per i maschi, e questa è
stata una sorpresa completa" ha detto il professor Mogil, uno degli autori della ricerca. Per confermare che il dolore
è aumentato a causa di ricordi dolorosi precedenti, i ricercatori hanno
interferito con la memoria dei topi maschi iniettando nel loro cervello un
farmaco che blocca il ricordo a breve termine. Quando è stato rieseguito
l'esperimento di memoria del dolore, i ratti maschi non hanno mostrato segni di
dolore ricordato.
Si tratta di un risultato importante,
perché prove crescenti suggeriscono che il dolore cronico è funzione della
misura in cui lo si ricorda. Inoltre, è la prima volta che la memoria del
dolore viene dimostrata usando un approccio traslazionale, passando cioè dai
roditori agli esseri umani, ottenendo gli stessi risultati (pur se su un
campione statisticamente discutibile – nota mia). Le ricadute principali
potrebbero portare buoni miglioramenti proprio per il trattamento del dolore cronico.
Quanto alle differenze riscontrate tra
uomini e donne, vi sono due possibilità: gli uomini hanno una memoria formidabile,
anche nel ricordo di condizioni traumatiche, oppure le donne tendono a scordare
facilmente le sofferenze. Non ci sono elementi per capire quale delle due
ipotesi prevalga ma, in tutta sincerità, affermare che le donne siano propense,
in generale, a dimenticare, sembra poco plausibile …
(fonte
https://www.eurekalert.org/pub_releases/2019-01/mu-maw010919.php;
si ringrazia il sito http://onlineincometeacher.com per
la gentile concessione della foto)
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