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martedì 15 gennaio 2019

Il sesso forte? Sentite la scienza



Avete presente i post che girano, su social network e affini, circa le differenze tra uomo e donna? Ve ne ricordo giusto uno. C’è un’apparecchiatura che identifica l’uomo, tipo amplificatore hi-fi per intenderci, avente 2 o 3 tasti del tipo on/off, mentre la donna rappresentata dallo stesso sistema esibisce una moltitudine di manopole e pulsanti. Al di là dell’ironia, le differenze tra i sessi esistono, non nascondiamoci dietro ad un dito. Qualche volta ci si mettono anche alcuni ricercatori ad evidenziarle. Questa di cui vi racconto oggi per alcune donne sembrerà la scoperta dell’acqua calda…

Tempo fa vi parlai di come il muscolo cardiaco maschile e quello femminile si comportino in modo differente col passare del tempo. Ecco quel post. Stavolta invece si sono “divertiti” a studiare le reazioni di genere al dolore. Apriti cielo! Già, perché anche riguardo a questo si vedono spesso fotomontaggi che confrontano mamme con 39° di temperatura come se niente fosse e papà che già a 37,1° si lamentano in modo irreale. Sarà proprio così anche scientificamente? La chiave è il ricordo del dolore stesso. Spieghiamoci meglio.

Un team di ricerca guidato da scienziati della McGill University, insieme ad altri dell'Università di Toronto, ha scoperto che uomini (e topi maschi) ricordano chiaramente le precedenti esperienze dolorose. Di conseguenza, essi sono stressati ed ipersensibili al dolore quando ritornano nel luogo precedente, dove erano già stati male. Le donne (e i topi femmina) non sembrano influenzate dalle loro precedenti esperienze di sofferenza. Si era partiti con l’esaminare a fondo l'ipersensibilità al dolore nei topi ed è venuta fuori una importante differenza nei livelli di stress tra topi maschi e femmine. E’ stata così colta la palla al balzo, decidendo di estendere l'esperimento agli umani per vedere quali fossero i risultati: quelle differenze nei ratti sono state confermate anche tra uomo e donna.

Tralasciando i dettagli dell’esperimento sui topi, soffermiamoci un momento su quello con gli umani, nella fattispecie condotto su 41 uomini e 38 donne di età compresa tra 18 e 40 anni. Ognuno di essi è stato portato in una stanza specifica, facendogli provare bassi livelli di dolore causati da calore trasmesso all'avambraccio. Dovevano valutare il livello del dolore su una scala da 1 a 100. Subito dopo, i soggetti hanno sperimentato un dolore più intenso, progettato per agire come riflesso incondizionato, in un ambiente diverso. Con un bracciale della pressione ben gonfiato dovevano fare degli esercizi per le braccia in 20 minuti: la cosa è meno semplice del previsto e può provocare grossi fastidi, tant’è che meno del 10% dei partecipanti ha dato un punteggio inferiore a 50.

Per esaminare il ruolo svolto dalla memoria nell'esperienza del dolore, il giorno seguente ai soggetti è stato nuovamente applicato il calore alle loro braccia, ossia dolore di natura lieve. Ma, se la stanza del test era la seconda del giorno precedente, gli uomini hanno valutato più alto il dolore da calore rispetto allo stesso calore trasmesso il giorno prima; tuttavia tale differenza non è stata riscontrata, a parità di condizioni, se era una donna a fare il test. Allo stesso modo, solo i topi maschi che sono ritornati nello stesso ambiente hanno mostrato una risposta acuta al dolore termico, mentre ciò non è successo se collocati in un ambiente nuovo.

"C'era qualche ragione per aspettarsi che avremmo visto una maggiore sensibilità al dolore il secondo giorno, ma non c'era motivo di aspettarsi che sarebbe stato specifico per i maschi, e questa è stata una sorpresa completa" ha detto il professor Mogil, uno degli autori della ricerca. Per confermare che il dolore è aumentato a causa di ricordi dolorosi precedenti, i ricercatori hanno interferito con la memoria dei topi maschi iniettando nel loro cervello un farmaco che blocca il ricordo a breve termine. Quando è stato rieseguito l'esperimento di memoria del dolore, i ratti maschi non hanno mostrato segni di dolore ricordato.

Si tratta di un risultato importante, perché prove crescenti suggeriscono che il dolore cronico è funzione della misura in cui lo si ricorda. Inoltre, è la prima volta che la memoria del dolore viene dimostrata usando un approccio traslazionale, passando cioè dai roditori agli esseri umani, ottenendo gli stessi risultati (pur se su un campione statisticamente discutibile – nota mia). Le ricadute principali potrebbero portare buoni miglioramenti proprio per il trattamento del dolore cronico.

Quanto alle differenze riscontrate tra uomini e donne, vi sono due possibilità: gli uomini hanno una memoria formidabile, anche nel ricordo di condizioni traumatiche, oppure le donne tendono a scordare facilmente le sofferenze. Non ci sono elementi per capire quale delle due ipotesi prevalga ma, in tutta sincerità, affermare che le donne siano propense, in generale, a dimenticare, sembra poco plausibile …


(fonte https://www.eurekalert.org/pub_releases/2019-01/mu-maw010919.php; si ringrazia il sito http://onlineincometeacher.com per la gentile concessione della foto)

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