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mercoledì 17 gennaio 2018

I tratti distintivi dell'essere cool


Coloro che amano gli inglesismi sanno che per essere alla moda devi vestire fashion, se hai la fortuna di comprarti una potente auto sportiva possiedi una supercar, quando un’azienda investe in efficienza energetica si dice che è green. E per le persone? Oggi esistono gli influencer (molto adatti al nostro livello di “pecoroni”), ma una volta si usava di più dire cool, riferito ad un/una tale particolarmente in vista, dalla spiccata personalità, che fa parlare di sé, fa tendenza.  Usando un termine poco noto, coolness, gli psicologi dell'Università di Sydney hanno definito quali potrebbero essere i criteri associabili ai tratti di questa personalità che non passa inosservata.

Non vi è certamente una definizione di persona cool: forse carismatico è un buon sinonimo. Potrebbe essere qualcuno che riesce sempre ad avere il controllo sulle sue emozioni, oppure il collega d'ufficio che ha più interlocutori nella pausa caffè, o ancora quella tizia con moltissimi follower sui social, che commentano inde-fessi (il trattino non ci vuole ma ne capirete il motivo) sotto ogni suo post. Nonostante ciò, proviamo ammirazione o invidia per la popolarità di chi è cool. Si può inoltre dire che certe caratteristiche dipendono anche dell'epoca a cui facciamo riferimento (per esempio, certe twitstar senza l'uccellino che cinguetta sarebbero stati dei perfetti sconosciuti).

Gli autori dello studio hanno effettuato un approccio empirico alla coolness, concentrandosi sugli attributi valutativi che portano le persone a essere percepite come cool dagli altri, all'interno di un certo contesto. Tali qualità possono essere suddivise in due categorie. Nella prima vi è una "coolness standard", vale a dire quei tratti socialmente desiderabili come essere amichevole, gradevole e competente. Direttamente opposti a questi sono quelli che rientrano nella categoria della "coolness inversa", cioè la tendenza ad essere distaccati, ribelli e un po' taglienti. Il lavoro si è concentrato su queste due dimensioni di personalità, basandosi sul modello denominato Big Five, molto usato in psicologia, dove cinque parametri sono utilizzati ognuno con il proprio opposto: estroversione - introversione, gradevolezza - sgradevolezza, coscienziosità - negligenza, nevroticismo - stabilità emotiva, apertura mentale - chiusura mentale. 

Nel 2012 all'Università di Rochester era stata condotta un'analisi simile, con la quale si erano evidenziati alcuni aggettivi per meglio identificare la coolness standard: premuroso, ambizioso,  carismatico, attraente, che ispira fiducia, ed altri per la coolness inversa: ribelle, sarcastico, aggressivo, distaccato, in cerca del brivido, non convenzionale ed egoista. Le ricerche più recenti hanno rivisto quello studio, utilizzando anche un questionario sull'autostima, per permettere ai partecipanti (tutti studenti universitari) di valutare sé stessi utilizzando un insieme di auto-descrittori. Tra l'altro, proprio l'autostima, essendo possibile camuffarla, è stata misurata in un modo del tutto originale: tramite la grandezza della firma con carta e penna. Sembra infatti che più è grande la firma, maggiore è l'autostima cosiddetta implicita.

Se da un lato lo studio di Sidney ha confermato i tratti che si evincevano da quello di Rochester, dall'altro ha scoperto che la persona cool, sia in modo aperto e cordiale, che in quello più snob, possiede un alto tasso di estroversione, è aperta a nuove esperienze, tende ad agire rapidamente nella risoluzione dei problemi. In più è stato sottolineato che ciò che rende le persone interessanti aiuta le loro relazioni, rafforza l'autostima e la capacità di perseguire obiettivi. Se possedere un valore di coolness elevata può migliorare la propria identità, ne consegue che è più semplice adottare dei comportamenti personali associabili all'essere amichevoli, aperti, sicuri di sé e orientati agli obiettivi. Allo stesso tempo avere una natura ribelle è compatibile con una buona sicurezza nel proprio io, sempre che una vita troppo anticonformista non sfoci nella instabilità della personalità e in troppi dubbi che tendono a minarla.

Forse mi sono dilungato troppo ma, come capirete, quando si tratta di scienze sociali l'argomento porta facilmente a dettagliare. La conoscenza degli altri, quella reale, è fondamentale per raggiungere una certa serenità. Ma poter avere il polso della propria personalità e sapere quali sono i punti deboli su cui lavorare, lo è ancora di più. Scienza sociale, dicevamo. Quando invece del sociale ci riferiamo al social e ai social, il carisma individuale rischia di mescolarsi alle troppe indecenze digitali. Perciò, se arriveremo a pendere dalle labbra della Ferragni di turno, facciamoci qualche domanda. Meglio una coolness reale, anche se per pochi, che una virtuale, così ritenuta da sconosciuti di poco valore.




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