Sono stato un paio di settimane fa alla
presentazione di un corso su "Big
Data Engineering". L’argomento, per farla molto breve, descrive come le aziende possono sfruttare, con metodi ingegneristici ed informatici, i nostri dati di clienti: l'esempio classico è quello dei supermercati. E la privacy? vi starete chiedendo. C’entra anche quella. Ma
non è questo il tema. In una slide si affermava che i lavori più richiesti nel
2010 non esistevano affatto nel 2004.
Il mondo del lavoro sta cambiando
rapidamente. Non certo per i rapporti tra dipendenti e datore di lavoro, ancora
poco distesi, ma per quanto riguarda le nuove figure professionali che l'informatizzazione
spinta ha portato. Ora, lasciando stare influencer
e digital strategist, per i quali
non ho tanta simpatia, c’è chi si inventa nuove possibilità sulla base della
propria esperienza. Così, una tale Annette
Adamska ha creato il sito Back Up Your Life, piattaforma con cui
organizza la "vita digitale" delle persone per quando non potranno
farlo più, causa passaggio a miglior vita o per gravi impedimenti che rendono
impossibile la loro presenza sul web.
Quando sua madre ha avuto un grave incidente
che l’ha portata alla tetraplegia, Annette si è resa conto che sapeva poco di
lei, riguardo a come gestisse i soldi o i suoi account online, o dove erano
nascoste le sue password. Avevano qualche mese per parlare di come sistemare le
cose prima che morisse, ma rimanevano ancora molte domande. Così, sulla base di
un'esperienza drammatica, col tempo la signora Adamska si è inventata un vero e
proprio lavoro fondando Back Up Your Life, una società focalizzata sulla
preparazione degli individui per il giorno in cui non potranno più comunicare e
gestirsi autonomamente. I servizi comprendono dei colloqui tesi ad identificare
con accuratezza tutto ciò che l'individuo vuole sia documentato, archiviato e
condiviso.
Localizzata a Raleigh-Durham, in North
Carolina, il target di Back Up Your Life è di creare piani
per gestire account sui social-media, iscrizioni online, archiviazione sicura delle
password, pagamenti finanziari ricorrenti, e così via. Un'altro obiettivo importante
è di assicurare che le persone vicine sappiano come accedere alla "vita
digitale" del loro caro e quali siano le sue volontà, se un giorno ce ne
sarà bisogno. Una sorta di testamento post-moderno, insomma, non riferito però
ai soli beni materiali. Dedicato a terza e quarta età quindi? Per niente. La
maggior parte dei clienti di Annette ha infatti tra i 30 e i 40 anni. "Sostanzialmente,
sto facendo questo perché non voglio che nessuno possa trovarsi male, come è
successo a me", dice. Anche il business ha (pochi) lati umani. Però mi
chiedo: la nostra presenza in rete proseguirà anche dopo morti?
Oltre a professionalità completamente
nuove, c'è chi prova a rinnovare le esistenti. Alla Associated Press, nota agenzia di stampa americana, stanno sviluppando
un software in grado di generare e pubblicare automaticamente i contenuti.
Creato in collaborazione con la società Automated
Insights, il software estrae dati da documenti quali i rapporti sugli utili
finanziari e crea rapidamente degli articoli. In futuro non esisteranno quindi
più reporter umani? Il dottor Myers, editor
manager alla AP, pensa che si tratterà perlopiù di una collaborazione tra uomo
e macchina. "I computer sono bravi a dirti cosa è successo, ma non sono
bravi a dirti perché è successo: questo è quello che continueranno a fare i
giornalisti, trovare relazioni e spiegazioni".
Le sue creazioni automatiche sono
utilizzate principalmente per attività banali come la ricerca di notizie o la
scrittura di storie ripetitive, eliminandole dalla quotidianità del reporter. Insomma,
monitorare il web, divenuto ormai un gigantesco blob, farcito di molti fake, scandagliando
eventuali dichiarazioni o comunicati stampa, nel pubblico e nel privato. Come
in altri settori, quindi, uomini e robot saranno fianco a fianco per una
produzione puntuale e dettagliata delle notizie più fresche e soprattutto vere.
Anche se in questo caso non saranno veri e propri robot, con mani simili alle
nostre, pronte a digitare sulla tastiera. Magari affinando il software verranno
fuori articoli obiettivi e imparziali. Oppure questa è solo un'utopia.
Se da una parte del mondo si lotta per
il diritto al lavoro, senza sfruttamenti, dall'altra ci si inventa delle nuove
possibilità, grazie ad esperienza e creatività. Quanto a quest'ultima, se viene
dalle stanze dei bottoni e guarda solo al profitto, non è affatto desiderata. La
tecnologia, certo, può dare spazio ad idee e persone di talento. Ma,
naturalmente, da sola non risolverà: anzi paradossalmente potrebbe sostituire molti
operatori, per i quali saranno necessari ricollocamenti. Come saranno necessari
anche ammortizzatori sociali e finanziari, per chi un lavoro l'ha perso e non è
più in odor di giovinezza.
(fonti
https://goo.gl/W7yL5K; https://goo.gl/9YndSS ; si ringrazia il sito http://darkdissolution.blogspot.com
per la gentile concessione dell'immagine)
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