Nel villaggio di Photoksar, appartenente alla regione Ladakh dello stato indiano, un impianto solare finanziato dal governo
centrale ha elettrificato molte case, alcune delle quali oggi affittano camere
agli escursionisti di alta quota. Ma la disponibilità energetica è in generale
scarsa, dato che circa la metà della popolazione della zona vive senza
elettricità. Dove però la mano dell’uomo non arriva la natura regala risorse
importanti: sono aree in cui l’irraggiamento solare per metro quadro è
superiore del 25% rispetto alla media nazionale indiana a livello del mare. Al
riguardo qualcuno ha osservato che i componenti di un impianto fotovoltaico di
tipo domestico sono alla portata economica di molti, risultano affidabili e
piuttosto efficienti, anche nel tempo, se la manutenzione viene fatta
correttamente.
Di recente una missione coordinata dal
gruppo Global Himalayan Expedition
(GHE) ha portato alcuni ingegneri a Leh,
la città più grande della regione Ladakh,
che si trova in un deserto d'alta quota, circondato da cime frastagliate e
vertiginose. La loro destinazione finale era il monastero buddista di Gompa nel remoto villaggio di Lingshed, circa 225 chilometri da Leh e quasi ad un giorno di
“passeggiata” dalla strada rotabile più vicina. In sei giorni sono riusciti,
dopo tanta fatica, ad installare 14 microreti (microgrid per gli amanti degli inglesismi) a energia solare in
tutto il monastero e in una scuola elementare vicina. Con grande soddisfazione
hanno portato la luce dove le principali fonti di illuminazione artificiale
erano candele e lampade a cherosene. E l’hanno fatto usando una fonte
sostenibile e affidabile di energia elettrica.
Ogni microrete comprende un pannello da
250W di potenza, due batterie da 12V a forma tubolare al piombo (somiglianti
alle comuni batterie da auto) appositamente progettate per sistemi solari, più
una trentina di lampadine a Led da 3W (equivalenti alle tradizionali ad
incandescenza da 25W). Utilizzando la corrente
continua piuttosto che la corrente alternata si ha un passaggio diretto
dall'energia ricavata dal sole verso quella utilizzata dalle lampade, senza perdere
efficienza nella conversione. Infatti i pannelli solari generano energia
elettrica in corrente continua (quella del + e – di una pila), ma solitamente
perché ne possiamo usufruire è necessaria trasformarla in alternata (quella che
attingiamo dalle prese di casa).
Ognuno dei tecnici di questo viaggio è
un volontario che ha aderito ad un programma dello IEEE Smart Village, ente dell’IEEE (Institute of Electrical and Electronic Engineers) che supporta progetti
mediante fonti rinnovabili per comunità isolate nelle zone povere del mondo, e partner
di GHE su diversi impianti in Himalaya. Alcuni dei volontari avevano già lavorato
su progetti umanitari simili, ma questo ha implicato molta più applicazione
manuale e condizioni di vita disagiate. Piuttosto che dirigere squadre di
operai, hanno personalmente issato i pannelli fotovoltaici sui tetti, sistemate
le intelaiature con blocchi di cemento, collegato i pannelli alle batterie,
cablato stanze, scale e corridoi per avere centinaia di punti luce.
Non sono mancati gli assistenti durante
le fasi di installazione. Sia i monaci che gli studenti hanno dato volentieri
una mano, insieme a degli elettricisti locali, grazie ai quali si effettuerà la
manutenzione e si istruiranno i residenti di Lingshed alle riparazioni di base. Lo IEEE Smart Village ha finanziato l’intero hardware delle microreti,
ma la proprietà collettiva passerà al villaggio. Ogni famiglia depositerà un
canone mensile in un cassa condivisa per coprire la manutenzione ed eventuali espansioni.
Se invece qualcuno vorrà installare un televisore o altri dispositivi non
previsti inizialmente dovrà comprarseli in autonomia.
Mentre la maggior parte del team si è
instancabilmente adoperato presso il monastero, altri tecnici si sono diretti
verso una zona più bassa per installare un'altra parte del progetto: un
laboratorio informatico per gli studenti, con un collegamento satellitare per l'accesso
ad internet. Alla fine, è stato realizzato anche un piccolo centro di innovazione
himalayana. Così, da una sera all’altra, oltre alle luminosissime stelle della
zona si sono aggiunte le luci a led dell’energia solare. Ancora più luminose.
Artificiali ma più utili. Dicono che sia stata un'emozione per tutti,
soprattutto per gli ingegneri. Sono tornati a casa con un'esperienza
indimenticabile, con la netta sensazione di aver ricevuto dal punto di vista
umano più di quello che avevano dato. Perchè, e forse stenterete a crederlo, anche
gli ingegneri hanno un'anima.
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