La vita media nella parte occidentale
del mondo negli ultimi 100 anni è aumentata in modo rilevante. Questo grazie ai
progressi scientifici e tecnologici, per quanto a volte i relativi effetti
collaterali non sono di poco conto, ma anche per motivi culturali. Però il
desiderio di allungare la vita ancora di più non è solo una questione
scientifica, visto che si può rifare a motivazioni di più ampio respiro, ad
esempio di natura animistica, religiosa o ad ambizioni smisurate. Un tale
desiderio deve essere balenato in mente a quei ricercatori che hanno
sperimentato con successo un metodo per rallentare l’invecchiamento dei topi,
alla Mayo Clinic di Rochester, nel
Minnesota.
Nei topi come negli esseri umani
l’invecchiamento è “segnalato” dal rallentare se non interrompersi
definitivamente del meccanismo secondo cui le cellule si dividono e quindi si
moltiplicano (gioco di parole, ma è la pura realtà). Si dice che diventano
senescenti: per intenderci si trascinano stancamente qua e là senza alcuna
attività o funzione in particolare. Possono però avere effetti dannosi, tipo
quelli di interagire negativamente con altre cellule “di passaggio”. Il team di
ricercatori, specializzati in ingegneria genetica, ha identificato in alcuni
topi opportunamente “modificati” dei marcatori biologici legati a questo
fenomeno di senescenza. Dopo i primi 12 mesi di vita dei ratti, una volta
verificata la presenza di questi marcatori, l’uso di uno specifico farmaco ha
permesso loro di eliminarli, ripulendo ogni animale dalle cellule invecchiate.
Anche se l'età massima dei topi sottoposti
al test non è variata notevolmente, essi hanno mostrato un miglior stato di
salute e, poichè provenivano da precedenti test per lo sviluppo di alcuni
tumori, tendevano a ritardare gli effetti di questo male rispetto agli altri.
Dal punto di vista genetico la transizione verso un sistema simile sugli uomini
non è affatto semplice, anche se farmaci simili potrebbero essere sviluppati
per trattare patologie specifiche, come il glaucoma. La startup Unity, che ha collaborato al progetto,
ci sta già lavorando. E' chiaro che gli interessi economici in gioco sono
davvero notevoli, sia per i finanziamenti, che negli USA al riguardo sono
piuttosto cospicui, che per le ricadute produttive e remunerative di un simile
trovato della biotecnologia. Google 2 anni orsono aveva creato uno spin-off, Calico, per studiare le tematiche legate
al posticipo della senilità.
In generale, comunque, siamo ben lontani
dal comprendere il meccanismo che regola l'invecchiamento in funzione dell'età,
visto che in quasi tutti gli esseri viventi, all'interno della stessa specie,
non c'è un fattore uguale per ognuno. Questo studio delle cellule senescenti potrebbe
essere una risposta significativa a interrogativi del genere ? Se così fosse le
grosse case farmaceutiche si tufferebbero completamente in progetti come
questo, nella loro venale chimera di individuare un farmaco per tutto e per
tutti. Intanto, proviamo a cambiare la nostra idea di disgusto per i topi,
visto come vengono sacrificati per noi.
(fonte
https://www.technologyreview.com/s/600705/in-new-anti-aging-strategy-clearing-out-old-cells-increases-life-span-of-mice-by-25-percent/#/set/id/600713/ ; si ringrazia il sito http://www.cardi.ie/ per la gentile concessione della foto)
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